Covid a scuola, controlli all'uscita e stop alle feste di studenti

Martedì 6 Ottobre 2020 di Mauro Evangelisti
Covid a scuola, controlli all'uscita e stop alle feste di studenti
ROMA Quando entrano a scuola devono rispettare le regole, dall’uso delle mascherine al distanziamento. Pochi minuti prima, davanti ai cancelli, e all’uscita, subito dopo la campanella, difficilmente frenano l’entusiasmo di ragazzi o adolescenti: stanno in gruppo, formano capannelli, assembramenti, spesso la mascherina viene rimossa perché quando sei giovane la ribellione non sempre segue la strada del buon senso.

LEGGI ANCHE Covid, i contagi a scuola. Azzolina: «Positivi 1.492 studenti, 349 prof e 116 non docenti»

Per superare questo paradosso - regole severe dentro la scuola, liberi tutti davanti alla scuola - saranno aumentati i controlli davanti alle scuole. Il governo ha già fatto sapere che forze dell’ordine e militari saranno utilizzati per contrastare gli assembramenti nelle aree della movida, ma allo stesso modo ci sarà molta più attenzione vicino alle scuole, perché le notizie che arrivano da Parigi, dove il 75 per cento dei cluster è originato alle superiori o all’università, preoccupano.

NUMERI
I dati in Italia per ora sono rassicuranti, ma molto parziali. Ieri la ministra della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, ne ha parlato con gli esperti dell’Istituto superiore di sanità e del Comitato tecnico scientifico. Gli studenti positivi sono 1.492. Sono 349 gli insegnanti contagiati, 116 i casi tra il personale non docente. Per gli studenti la percentuale è dello 0,021 per cento, ma è una percentuale poco significativa. E comunque la presenza di un positivo in classe ha un effetto che coinvolge molti altri compagni e insegnanti, basta dunque una percentuale bassa per paralizzare l’attività didattica o, peggio ancora, se non viene rilevato per tempo è sufficiente un positivo per provocare un cluster. Questi dati sono la fotografia al 26 settembre, dodici giorni dopo la riapertura delle scuole. Quattro regioni hanno ricominciato le lezioni successivamente, molti istituti ovunque hanno ripreso l’attività in ritardo.

Sintesi: serviranno due o tre settimane per misurare il reale effetto della riapertura delle scuole sulla trasmissione del virus. In forma preventiva, però, appare evidente che la fase più delicata è quella dell’entrata, dell’uscita, della formazione dei grupponi davanti alle scuole. E si vuole alzare la guardia anche su attività come feste e cene di classe che in tempi normali sono parte della bellezza degli anni scolastici, ma in epoca Covid, purtroppo, sono il moltiplicatore perfetto del contagio. L’altra arma che, secondo gli esperti, andrà usata, ma solo di fronte a una impennata dei casi, sarà quella della turnazione delle “lezioni in presenza” alle superiori.

Si organizzerà un sistema che porti in classe il 50 per cento degli studenti e si affidi alla didattica a distanza, alle video conferenze per capirci, per l’altro 50. Al termine del vertice la ministra Azzolina ha spiegato: «Dalle prime valutazioni è emerso che, ad oggi, la scuola non ha avuto impatto sull’aumento dei contagi generali, se non in modo molto residuale. Il sistema scolastico sta tenendo perché si è attrezzato. Ma è convinzione di tutti che serve molta più prudenza in quelle fasi che riguardano il pre e post scuola».

MAPPA
I numeri sono bassi, ma quotidianamente ci sono segnalazioni di nuovi casi di coronavirus nelle scuole. Alcuni esempi: tre studenti contagiati nelle scuole superiori della provincia di Chieti; un bimbo positivo in una scuola elementare di Bologna; sei classi di una scuola media di Rimini in isolamento dopo la positività di un insegnante; classe in quarantena al Galilei di Jesi a causa di un ragazzo contagiato; in provincia di Roma, a Pavona di Albano, alla scuola Gramsci positivo un docente, 4 classi delle medie in quarantena; docente infetto ad Arezzo, chiusa una scuola; due classi in quarantena ad Acerra (Napoli), stesso provvedimento in due scuole materne di Forlì per due bimbi positivi. Sono solo alcuni esempi. Da una parte è un bene che ci siano numerose segnalazioni: i sistemi sanitari intercettano i casi e prevengono i focolai nelle scuole; dall’altra è un elemento di preoccupazione: non sappiamo quanti casi stiano fuggendo alla rete dei controlli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA