Primo attacco suicida all'asteroide Didymoon: per deviarne la traiettoria è pronta la missione Dart. Brian May, Queen, spiega il raid

Sarà possibile seguire l'esperimento grazie a minisatelliti made in Italy

Giovedì 7 Ottobre 2021 di Paolo Ricci Bitti
Primo attacco suicida all'asteroide Didymoon: per deviarne la traiettoria è pronta la missione Dart. Brian May, Queen, spiega il raid

In prima fila per l'inedito attacco suicida della sonda Dart all'asteroide Didymoon non ci saranno Bruce Willis e il suo roboante Armageddon, ma l'astrofisico e chitarrista fondatore dei Queen, Brian May, nonchè i tecnici della Argotec di Torino. Riuscirà il kamikaze della Nasa a deviare la traiettoria del piccolo asteroide che orbita attorno al fratello maggiore Didymos? L'impatto della sonda della Nasa, che si scaglierà a 21mila chilometri orari contro la mini Luna, sarà ripreso in diretta live dal cubesat italiano? E tutto ciò servirà a ricavare dati e strategie per impedire un giorno che un asteroide devasti la Terra? L'appuntamento, a ogni modo, è per il 22 ottobre del 2023 e ancora una volta si resta sbalorditi dalla capacità di scienziati e tecnici che il 24 novembre faranno partire la missione dalla base californiana Vanderberg con l'aiuto di un razzo lanciatore Falcon 9 della SpaceX di Elon Musk.

Come avvenuto con la missione Rosetta, a caccia della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, considerata dal Times la più grande impresa del genere umano,  e poi anche con gli asteroidi Bennu e Ryugu, si tratta di fare canestro al Madison di New York tirando una "bomba" dal finestrino di un'auto lanciata a tutta velocità sul Grande raccordo anulare.

Facile, no? Sono missioni che richiedono anche un paio di decenni di preparativi, a cominciare dai calcoli. E poi bisogna mettere a punto strumentazioni che richiedono tecnologie al momento dell'avvio degli studi non ancora disponibili e che vanno inventate strada facendo. Studi scientifici e tecnologici e anche molta fede, insomma.

L'ultima volta che il "sistema binario" Didymos e la sua Luna Didymoon (recentemente battezzata Dimorphos ovvero "che ha due forme") si sono relativamente avvicinati alla Terra risale al 2003, quando transitarono a 5 milioni di chilometri, 12 volte la distanza fra il "nostro" pianeta e la "nostra" Luna. 

Attacco all'asteroide

Ma poi quant'è grande questo sistena binario? Molto poco: Didymoon ha un diametro di 160 metri (c'è chi lo paragona alla piramiche di Cheope), mentre Didymos arriva a 750. Ecco, metri contro milioni di chilometri: la sonda Dart (dardo) ovvero Double Asteroid Redirection Test, pesante 500 chilogrammi e larga appena 8 metri (a pannelli solari dispiegati) si immolerà contro Didymoon a 11 milioni di chilometri dalla Terra disegnando un nuovo cratere sulla superficie dell'asteroide. Gli scienziati della Nasa sperano così  di provocare la deviazione dell'orbita del minisatellite.

Deviazione? Una frazione di punto percentuale, un'inezia, ma anche una minuscola modifica della traiettoria porterà alla conclusione che il sistema funziona. L'esperimento meraviglioso e affascinante esperimento avviene, va ricordato, con un asteroide, con una coppia di asteroidi che non sono fra quelli considerati potenzialmente, molto potenzialmente, pericolosi per la Terra. L'elenco di quest'ultimi viene continuamente aggiornato dalla Nasa e, per adesso e per molte generazioni future, possiamo stare tranquilli. Ma siccome si parla di numeri tendenti all'infinito non si può escludere l'arrivo di qualche nuovo protagonista delle traiettorie che possono incrociare l'errare della Terra, come racconta con grandi capacità didattiche lo stesso Brian May, ospite la settima scorsa di Fabio Fazio, che ha alternato la carriera nei Queen con quella di astrofisico esperto di asteroidi.

Come avere però testimonianze di questo primo attacco che l'uomo sferra a un asteroide, mentre finora ci si è limitati a fotografarli oppure a prelevare o studiare qualche campione della superficie? E qui arrivano l'Agenzia spaziale Europea, l'Agenzia spaziale italiane e, stringendo sempre il più il campo come si fa con Google Maps, l'Argotec di Torino. 


Il minisatellite cameraman

E' grande come scatola di scarpe, diciamo di stivali, e si chiama LiciaCube. Nelle settimane scorse il minuscolo satellite made in Italy, è stato integrato nella sonda Dart. L’assemblaggio è avvenuto lo scorso 8 settembre presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL) a Laurel, nel Maryland, dove è stata anche sviluppata la sonda madre. 

LiciaCube, circa 13 chilogrammi, si staccherà da Dart appena prima dell'impatto con Didymoon. Saranno le immagini acquisite dal "cameraman" dell'Argotec a fornire "di persona" elementi unici  e rilevanti anche per la misura della deflessione orbitale dell'asteroide. L'orbita attorno al Sole del "sistema binario" li fa transitare abbastanza "vicino" alla Terra da permettere ai telescopi di osservare le conseguenze della collisione di Dart e calcolare quanto la missione sia stata efficace nel modificare la traiettoria di Dimorphos a seguito dell’impatto. La variazione del periodo di rivoluzione di quest’ultimo intorno al suo più massiccio compagno roccioso verrà misurata nelle fasi immediatamente successive all’impatto e poi in maniera cumulativa per i mesi e gli anni successivi. In aggiunta a quanto rilevato da Terra.

"Nano e micro satelliti come LiciaCube permettono di testare tecnologie molto avanzate con grande rapidità e costi contenuti", ha detto all'Ansa, Giorgio Saccoccia, presidente dell'Agenzia spaziale italiana. "Sono piattaforme - ha aggiunto - su cui stiamo investendo da tempo come Asi e su cui è possibile testare applicazioni praticamente per ogni settore e offrono opportunità importanti per tante Pmi italiane".

Italia che entra in gioco anche per la seconda missione, questa volta tutta europea, diretta verso Dydimos e la sua Luna. Con la sonda madre Hera saranno inviati nel 2024 anche due CubeSat, compreso Juventas che sarà il primo strumento in assoluto ad utilizzare un radar a bassa frequenza per investigare la struttura interna di un asteroide.

L'Italia è alla guida di Hera per quanto riguarda i sottosistemi di alimentazione e propulsione della missione, e fornisce  il transponder per lo spazio profondo che permetterà l'esperimento radio-scientifico della missione.

L'Italia guida inoltre il CubeSat (realizzato Tyvak International a Torino) di prospezione mineraria, che prende il nome dello scienziato Andrea Milani, profondo studioso di asteroidi, scomparso nel 2018.

Paolo Ricci Bitti

Ultimo aggiornamento: 23:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA