Alessandra Buonanno, prima italiana premio Dirac per la ricerca sulle onde gravitazionali: «Spero di ispirare molte ragazze»

Martedì 10 Agosto 2021 di Riccardo De Palo
Alessandra Buonanno, prima italiana premio Dirac per la ricerca sulle onde gravitazionali: «Spero di ispirare molte ragazze»

«Sono molto onorata di essere la prima donna a ricevere questo riconoscimento, e anche molto sorpresa», dice Alessandra Buonanno raggiunta sulla strada per Cape Cod, Massachusetts, dalla notizia: la ricercatrice italiana, direttrice del Max Planck Institute for Gravitational Physics di Potsdam, ha ricevuto la medaglia Dirac, uno dei principali premi scientifici internazionali, per le ricerche sulle onde gravitazionali . Da Cassino agli Stati Uniti, passando per la Germania e la Francia: un grande successo per la scienziata nata nella città in provincia di Frosinone nel 1968, dove ha frequentato il liceo prima di partire per l'Università. E mentre la raggiungiamo al telefono negli Stati Uniti, piovono le congratulazioni. «Un importante riconoscimento - ha affermato il premier, Mario Draghi - che dà lustro al nostro Paese, nell'ambito della ricerca scientifica». Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, twitta che «l'Italia si conferma un punto di riferimento». La stessa Buonanno aveva ricevuto lo scorso febbraio anche la Galileo Galilei Medal. E la responsabile dell'Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha auspicato che la medaglia conferita dall'International Centre for Theoretical Physics di Trieste sia «di sicura ispirazione anche per le giovani ragazze che decideranno di intraprendere percorsi di studio scientifici e tecnologici». 

Con Buonanno sono stati premiati i fisici Thibault Damour, dell'Istituto francese di alti studi scientifici (Ihes), Frans Pretorius direttore della Princeton Gravity Initiative dell'Università americana di Princeton e autore del
primo codice informatico che simulare la fusione di due buchi neri, e Saul Teukolsky che lavora presso il California Instituto of Tecnology (Caltech) e la Cornell University.


Cosa direbbe alle ragazze che sognano di seguire le sue orme?
«Siate determinate, cercate di seguire i vostri istinti, le vostre passioni.

Questa è la cosa più importante. Sono contenta che questo premio possa mandare un messaggio molto positivo ai giovani in generale e ovviamente alle ragazze che vogliano intraprendere una carriera nella ricerca scientifica. Spero di ispirare molte di loro».


Come donna ha incontrato difficoltà nella sua carriera?
«Io non ho avuto esperienze in cui ho avuto l'impressione di essere trattata in modo diverso. Bisogna eliminare barriere sociali e culturali che impediscono alle donne di intraprendere la ricerca scientifica».


Questo è anche un riconoscimento all'Italia?
«Sicuramente. Sono nata in Italia, e sono molto grata a questo Paese: il corso di laurea e il dottorato li ho conseguiti all'Università di Pisa. Poi all'inizio di gennaio del 1997 sono andata via, e sono molto riconoscente nei confronti dei vari Paesi in cui ho lavorato: la Francia, la Svizzera, la Germania, gli Stati Uniti. Tra l'altro io sono anche cittadina americana».


È felice delle sue scelte?
«Sono molto contenta di avere fatto ricerca in Paesi diversi: ci si arricchisce, si impara tanto. Sono un po' una cittadina del mondo, ma ovviamente resto italiana».


Ci spiega per quale studio è stata premiata?
«Il premio è stato dato per varie ricerche teoriche che hanno reso possibile la rilevazione delle onde gravitazionali (la scoperta che ha permesso di confermare la teoria di Einstein, ndr) con i progetti Ligo e Virgo». 


Quando ha iniziato?
«Il mio lavoro è cominciato vent'anni fa, quando ero ancora nel gruppo di lavoro di Thibault Damour, in Francia. Avevo tentato una teoria che permette di semplificare il problema dei due corpi, ovvero un sistema binario di buchi neri, come se fosse un corpo solo. Questo per poter predire le forme d'onda in maniera più semplice». 


Fu solo il primo passo, è così?
«Poi c'è stato il lavoro con Frans Pretorius e le persone che lavorano in relatività numerica, per migliorare queste forme d'onda e poterle usare per osservare le onde negli interferometri (ovvero macchinari complessi che misurano le differenze d'onda, ndr) di Ligo e Virgo, ed estrarre informazioni».


Questa ricerca ora continua?
«Sì, nel 2015 abbiamo scoperto le prima onda gravitazionale generata dalla collisione di due buchi neri e adesso ne abbiamo osservate altre cinquanta...»


Quindi la scoperta viene confermata continuamente?
«Certo, e gli strumenti sono migliorati nel tempo, diventano più precisi, più sensibili. C'è tutto un programma per costruire nuovi interferometri nel prossimo decennio».


Dove?
«Sulla Terra, in Europa, ci sarà l'Einstein Telescope e negli Stati Uniti il Cosmic Explorer. Poi nello Spazio dal 2036 arriverà Lisa, il progetto dell'Esa, l'agenzia spaziale europea. E siamo solo all'inizio».


E qual è il ruolo della ricerca italiana?
«Il ruolo italiano è stato importante, con l'interferometro Virgo (che si trova vicino a Cascina, in provincia di Pisa, ndr), anzitutto, che ha permesso di osservare la prima onda gravitazionale proveniente da un buco nero e una stella di neutroni. C'è collaborazione tra i due interferometri americani, di cui faccio parte, e Virgo».


Quale sarà il prossimo obiettivo della ricerca?
«Ovviamente le scoperte più interessanti sono quelle che giungono inaspettate. Però nel campo delle onde gravitazionali, un mese fa abbiamo pubblicato con Ligo e Virgo la scoperta di sistemi binari misti. La cosa importante è capire come questi sistemi si formano, perché i buchi neri hanno questa massa, perché si trovano in certe galassie...»


Riusciremo a capire cosa sia la cosiddetta materia oscura?
«Le onde gravitazionali possono anche essere utili per capire qualcosa della materia oscura e dell'energia oscura».


E cos'altro vorrebbe scoprire?
«In futuro forse la cosa più straordinaria sarà vedere le onde gravitazionali emesse pochi istanti dopo il Big Bang. È una scoperta che potrà avvenire soltanto nei prossimi decenni, perché ci vorranno strumenti più sensibili di quelli che abbiamo adesso».


E come sarà possibile?
«Le onde gravitazionali permettono di poter tornare indietro a quando l'Universo si è formato. E sono gli unici messaggeri astronomici, come li chiamiamo noi, che possono fare questo. Le informazioni che possiamo avere per esempio dai fotoni, con la radiazione cosmica primordiale, sono informazioni che arrivano trecentomila anni dopo il Big Bang. Le onde gravitazionali, invece, vengono emesse dopo una frazione piccolissima di secondo. Sarebbe bellissimo rivelare, un giorno, il rumore proveniente dall'Universo primordiale».


Sarebbe il primo suono emesso dall'Universo?
«Esatto, proprio così»

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