Autonomia, tutte le falle della riforma: la legge quadro riporta in vita le vecchie intese

Giovedì 19 Gennaio 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 10:33

I costi nascosti/Lo svuota-Roma e il Tesoro tagliato fuori dai controlli

’articolo 11 della bozza di autonomia differenziata, «resuscita» le vecchie intese, quelle del 2019. «Le disposizioni della presente legge», si legge infatti nella bozza, «si applicano, in relazione ai rispettivi livelli di avanzamento formalizzato, anche agli atti di iniziativa delle Regioni presentati al Governo e concordati con il medesimo prima della data di entrata in vigore della presente legge». Si tratta di un passaggio centrale. In quelle intese, va ricordato, c’era la cosiddetta norma «svuota-Roma». Una norma che prevedeva tagli al personale dei ministeri per tener conto delle competenze trasferite alle Regioni. Ma nella bozza c’è anche un altro passaggio “delicato”. Quello previsto nell’articolo 8, che si occupa del «monitoraggio delle intese». Nelle bozze del governo Draghi, quando a guidare il ministero delle Attività Regionali c’era Mariastella Gelmini, le verifiche sugli effetti per i conti pubblici delle intese, erano delegate al ministero dell’economia e all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’Authority riconosciuta anche dall’Europa per le verifiche sulla finanza statale. Nella nuova bozza, invece, i controlli sono demandati ad una commissione paritetica tra Stato e Regioni. Una commissione che, secondo le vecchie intese (resuscitate) dovrebbe essere composta da 9 membri nominati dal governo e 9 dallo Stato. Anche sulla sostenibilità dei conti, insomma, bisognerà trattare con le Regioni autonomiste.

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