«Samantha amava la cucina e il mare, erano le sue grandi passioni. Ma con lei parlavamo spesso anche della morte e mentre io le dicevo di essere troppo giovane per pensarci lei era determinata. Diceva che se le fosse successo qualcosa di irreversibile non doveva esserci accanimento e che a decidere doveva essere chi le stava vicino». Manuel è il fratello gemello di Samantha D'Incà, della quale parla usando il passato.
La 30enne è finita in coma lo scorso novembre, pochi giorni dopo un'operazione ad una gamba. Nulla di complicato, semplice routine, l'avevano rassicurata i medici dell'ospedale di Belluno.
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Il papà di Eluana
«Senza disposizioni anticipati di trattamento, chiare e inequivocabili per una futura capacità di autodeterminarsi non se ne esce». Beppino Englaro, padre di Eluana, mette subito a fuoco i termini della questione. Lui, le condizioni in cui si trovano oggi i familiari di Samantha le aveva vissute all'inizio degli anni 90. Englaro combattè un braccio di ferro con le istituzioni che ha infine portato alla legge sul fine vita e sul testamento biologico. «Il caso - ripercorre il padre di Eluana - ha voluto che mia figlia conoscesse solo il bianco o il nero per quanto riguarda la sua vita. Mi dispiace che questa ragazza in questo momento si trovi scoperta. Che non avesse voluto affrontare questo tema, con disposizioni scritte. Si tratta di decisioni che vanno affrontate fino in fondo e con le idee chiare o si incorre in queste situazioni. Senza si è spacciati. E questo succede sia a lei che ai suoi familiari che si trovano oggi in una situazione infernale». Englaro usa l'aggettivo spacciati per indicare chi è tenuto in vita in modo artificiale e salvi per indicare chi può rifiutare le cure quando non è più in grado di decidere per sé. «Ora si può - argomenta - mi dispiace che Samantha non abbia fatto sua questa possibilità. Prima non c'era». Englaro riserva anche un pensiero ai familiari di Samantha: «A questi genitori non resta che andare fino in fondo. Se la ragazza voleva questo bisogna fare tutto il possibile. Ripeto, dispiace che la ragazza non abbia messo nero su bianco le sue disposizioni anticipate». Poi Englaro riflette e esprime il suo dispiacere nel vedere questo dibattito dopo 29 anni. «Determinante è la conoscenza e la consapevolezza di quanto sia pericoloso chiamarsi fuori senza lasciare disposizioni anticipate di trattamento, in una situazione di incapacità di autodeterminarsi».
E sulla questione ieri è intervenuto anche l'ex ministro Maurizio Sacconi che sulla vicenda Englaro si era speso in prima persona per evitare che venisse staccata la spina ad Eluana. «La differenza sostanziale con quella vicenda - ha commentato il politico - è che oggi c'è una legge».