Donne che salvano vite: il trapianto è incrociato. Una donatrice in Spagna e una in Italia per 4 operazioni

Giovedì 25 Febbraio 2021 di Barbara Carbone
Donne che salvano vite: il trapianto è incrociato. Una donatrice in Spagna e una in Italia per 4 operazioni

Due vite salvate, al Policlinico Gemelli di Roma e in un ospedale di Malaga, grazie a un trapianto incrociato di rene da donatore vivente. Sono stati necessari quattro interventi record, eseguiti a fine gennaio, per dar vita alla prima donazione internazionale cross-over dall'inizio della pandemia. Protagonisti della vicenda due donatrici viventi e due riceventi, rispettivamente il figlio e il marito delle due donne.

Adesso tutti i pazienti stanno bene e possono guardare al futuro ma, per una rigida legge che regola la materia, non possono conoscere il nome e il volto della persona che gli ha donato la possibilità di continuare a vivere.

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LE REGOLE
Ma quando è possibile ricorrere al trapianto cross over? È necessario che, a seguito di un'attenta anamnesi, il donatore e il ricevente non risultino compatibili rendendo così preclusa la procedura standard di trapianto da donatore vivente. In tal caso, e in presenza di almeno un'altra coppia in situazione analoga, i donatori e i riceventi delle due diverse coppie, se biologicamente compatibili, si incrociano. I pazienti che scelgono di optare per la donazione da vivente in modalita cross over sono iscritti in un registro unico nazionale curato dal Centro Nazionale Trapianti che contiene tutte le informazioni cliniche e immunologiche utili all'identificazione del match migliore tra donatore e ricevente e alla valutazione degli esiti di tali trapianti nonché del follow-up dei donatori.
La valutazione di fattibilità del trapianto incrociato non riguarda solo aspetti clinici e immunologici ma anche etici, sociali e psicologici. Per questo motivo, una commissione di parte terza, si occupa di valutare i pazienti e di verificare la libera donazione da parte del donatore. Il doppio trapianto italo spagnolo è stato realizzato grazie ad un programma sanitario internazionale siglato ad agosto del 2018. Da allora, in Italia, sono stati eseguiti solo due interventi così complessi.

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 L'articolata operazione che ha salvato la vita ad un uomo italiano e a un bambino spagnolo è frutto di un eccellente lavoro multidisciplinare. Dopo il prelievo dei reni alle due donatrici, avvenuto quasi simultaneamente, l'organo spagnolo è arrivato a Ciampino con un volo sanitario ed è stato affidato agli operatori del Centro regionale trapianti e dell'Ares 118 della Regione Lazio che hanno a loro volta consegnato ai colleghi iberici il rene italiano. I due organi sono poi stati trapiantati nei riceventi ossia il figlio della donatrice spagnola e il marito di quella italiana. Gli interventi sono perfettamente riusciti: la donatrice italiana, sessantenne, è stata dimessa dopo soli tre giorni dal prelievo, mentre il paziente trapiantato di 67 anni, è rientrato a casa dopo tre settimane di ricovero. Buono anche il decorso della coppia spagnola.

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Per il paziente italiano si è trattato di un trapianto salvavita ha spiegato il professor Franco Citterio, direttore dell'UOC Trapianti di Rene del Policlinico Gemelli e docente di Chirurgia generale all'Università Cattolica. «Le sue condizioni erano piuttosto serie a causa della lunga attesa del trapianto e questo ha reso il decorso post-operatorio particolarmente complesso - ha detto Citterio-. Il trapianto da donatore vivente è fondamentale per la cura dell'insufficienza renale e, prima si fa, meglio è».
EVENTI RARI
I trapianti crossover internazionali sono comunque eventi rari, fanno sapere dal Centro nazionale trapianti. «In Italia l'anno scorso abbiamo avuto 276 donazioni di questo tipo, meno del 15% dei 1.907 trapianti di rene eseguiti nel 2020 mentre restano ancora in lista circa 6.500 pazienti con insufficienza renale, con tempi di attesa medi superiori ai 2 anni - ha detto Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti- La donazione da vivente è una procedura sicura, comporta rischi bassissimi per il donatore e incentivarla è una strategia fondamentale per poter offrire una speranza di guarigione a migliaia di persone condannate alla dialisi». Un'altra frontiera della medicina può dirsi superata e la sognata seconda chance, per tanti malati, è più vicina.

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Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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