Vivere 24 anni senza poter sentire l'odore di un abete natalizio o il profumo di una rosa o l'aroma del pane appena sfornato e poi, d'improvviso, essere investita da alcuni di questi odori, con un impatto psicologico devastante che in alcuni casi ha portato a uno svenimento: è il caso di una 24enne tedesca nata con anosmia per mancanza dei bulbi olfattivi, i tessuti che servono per inviare al cervello il messaggio nervoso prodotto dagli odori che arrivano nel nostro naso.
Donna sente per la prima volta gli odori a 24 anni
A descriverlo sulla rivista Neurocase sono stati esperti della Università di Dresden in Germania che hanno sottoposto la giovane a una batteria di test olfattivi e poi a elettroencefalogramma e risonanza magnetica, senza però venire a capo deli motivi del misterioso caso.
I test
Il team tedesco coordinato da Thomas Hummel ha sottoposto la giovane a una seri di test olfattivi: la ragazza è riuscita a riconoscere circa metà degli odori proposti, ad esempio quello di arancia, zenzero, fumo, menta. Ha continuato, invece, a non riconoscere odori come quello del pellame, la banana, il cocco, la liquirizia, il cacao. La paziente è stata sottoposta a un elettroencefalogramma durante i test olfattivi: dal tracciato si vede che quando la donna riconosce gli odori il suo cervello risponde normalmente ad essi. Ma alla risonanza risulta che la donna continua a non avere i bulbi olfattivi, cosa che ha lasciato spiazzati gli scienziati. Secondo gli esperti la donna per motivi sconosciuti ha acquisito la capacità di percepire gli odori attivando aree cerebrali alternative e svincolate dalle normali vie neurali dell'olfatto. Il fatto che la donna sia disgustata dagli odori può dipendere invece dal non aver imparato sin da piccola ad associare certi odori a certi eventi o emozioni o situazioni.
Cosa fa ora
La donna sta attualmente seguendo un training olfattivo che la aiuta ad abituarsi al suo nuovo mondo pieno di odori; ha già imparato ad apprezzare alcuni aromi associandoli ad esperienze piacevoli. Il suo caso suggerisce che la plasticità del cervello è tale che anche altri pazienti con anosmia congenita potrebbero scoprire gli odori con un training opportuno, spiega Hummel. «Il nostro cervello è qualcosa di miracoloso - conclude - è sempre pieno di sorprese».