Il Covid corre a Est: allarme Balcani, boom di contagi nei Paesi con la percentuale più bassa di vaccinati

Dalla Romania alla Serbia, ecco dove il Covid continua a crescere

Venerdì 19 Novembre 2021 di Francesco Padoa
Un murale a Sofia, di ringraziamento ai medici impegnati nella lotta al covid. La Bulgaria è il paese con il più alto tasso di mortalità al mondo

Sono vicino a noi, e per questo ci mettono paura. Siamo circondati, a nord dalla Svizzera e dall'Austria, a Est dai Paesi dei Balcani. Tutti stati in cui la diffusione del virus e l'impennata dei contagi sta mettendo in seria difficoltà le strutture sanitarie. Le persone infette aumentano e ogni giorno si sfiorano o superano nuovi record negativamente drammatici facendo salire a dismisura il tasso di positività: le terapie intensive si riempiono, il numero di vittime da covid cresce. E l'Italia, che ancora resiste grazie al deciso controllo imposto dal governo, vigila con il timore che questa situazione possa varcare i confini e tornare a mettere pesantemente in crisi la nostra Penisola. L'Europa, nel suo complesso è tornata a vivere giorni bui a causa della pandemia.

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È l'unico continente - rileva l'Oms - in cui sia i contagi che i decessi da Covid sono in costante aumento, per la settima settimana consecutiva.

Su 3,1 milioni di nuovi casi a livello globale, quasi i due terzi - 1,9 milioni - sono stati segnalati nel Vecchio continente, in aumento del 7% nell'ultima settimana. I decessi sono cresciuti del 10%, rappresentando oltre la metà dei 48.000 morti segnalati a livello globale. Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) stima una situazione «molto preoccupante» in una ventina di Paesi, e tra questi Bulgaria, Croazia, Grecia, Slovenia e Romania. E Croazia e Slovenia, per esempio, tra tutti Paesi del mondo, sono in testa alla preoccupante graduatoria del numero di contagi in rapporto alla popolazione, avendo fatto registrare ieri oltre 1.700 nuovi casi ogni milione di abitanti. Ma vediamo nello specifico cosa accade in alcuni dei Paesi della regione balcanica (che comprende, oltre ai già citati Paesi, anche Serbia, Montenegro, Bosnia, Albania, Kosovo, Macedonia e parte della Turchia), dove la forte diffusione del virus è dovuta in primo luogo al basso tasso di vaccinazione: Serbia e Croazia si attestano appena al di sopra del 50 per cento; Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Kosovo tra il 30 e il 40 per cento; Bosnia Erzegovina e Bulgaria intorno al 20 per cento o poco più.

CROAZIA

Con 7.270 nuovi casi confermati di coronavirus in un giorno la Croazia ha registrato ieri un nuovo record negativo di infezioni giornaliere dall'inizio della pandemia, raggiunto due settimane fa quando erano stati poco meno di settemila i test positivi in 24 ore. Mercoledì era stata superata la soglia simbolica delle diecimila vittime dall'inizio della pandemia, salite ora con altri 63 morti a 10.113. E con quasi 40 mila casi di infezione attiva e 2.500 malati che richiedono cure ospedaliere il Paese vede in questi giorni il picco della quarta ondata. Finora appena il 61 per cento degli adulti ha completato il ciclo vaccinale, pari al 51 per cento dell'intera popolazione di quattro milioni di abitanti. Dall'intensificarsi della quarta ondata l'interesse per il vaccino è sensibilmente cresciuto e sono di nuovo lunghissime le file per la prima dose, scene viste l'ultima volta a maggio. Da martedì è obbligatorio avere il certificato Covid europeo per entrare in tutti gli enti e le istituzioni pubbliche e nelle aziende di proprietà pubblica. Questa misura riguarda soprattutto i dipendenti pubblici nel sistema sanitario, scolastico, giudiziario e dell'amministrazione pubblica.

SLOVENIA

In Slovenia è sempre emergenza Covid, e le autorità esaminano la possibilità di imporre nuove restrizioni, mentre cresce la pressione su ospedali e sull'intero sistema sanitario, tanto che l'Italia, particolarmente interessata a questo Paese confinante (l'impennata dei casi in Friuli, che rischia di tornare in "giallo", può essere anche dovuta ai contatti della popolazione slovena) ha dato la disponibilità a fornire aiuto. I ministri della difesa dei due Paesi, Matej Tonin e Lorenzo Guerini, durante un incontro a Roma hanno concordato che l'Esercito italiano aiuterà la Slovenia con 30 medici e personale infermieristico, che affiancheranno le unità mediche dell'Esercito sloveno che già operano negli ospedali del Paese. In Slovenia, con la curva dei contagi sempre elevata, la quota dei decessi registrati da inizio pandemia ha toccato quota 5.000, dopo i 23 pazienti morti nella giornata di ieri. Secondo i dati diffusi dall'Istituto nazionale per la salute pubblica (NIJZ), nelle ultime 24 ore sono stati confermati 3.662 contagi a fronte di oltre 9 mila test molecolari eseguiti, con un tasso di positività pari al 39,7%, che vuol dire che quasi un tampone su due è positivo. La pressione sugli ospedali non cala, con 1104 pazienti ricoverati con il covid, dei quali 253 in terapia intensiva, due in meno rispetto al giorno precedente. La media su sette giorni dei casi confermati è 3.269 e l'incidenza su 14 giorni ogni 100 mila abitanti è 2.153. Il governo del premier conservatore Janez Jansa valuta il ritorno della didattica a distanza e del lavoro da casa, con possibili chiusure e limitazioni alle attività economiche. Le organizzazioni mediche hanno avvertito che il sistema sanitario è sull'orlo del collasso e hanno sollecitato le persone a fare del loro meglio per evitare cure anche urgenti nei prossimi mesi. «Ci sono incidenti stradali, incidenti sul lavoro, altre infezioni - ha dichiarato Bojana Baovic, capo della Camera medica slovena - Si tratta di una situazione allarmante che possiamo solo affrontare attraverso la massima solidarietà e comprensione».

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GRECIA

Il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato ieri, in un discorso alla nazione, nuove restrizioni per i non vaccinati contro il Covid-19. A partire da lunedì, chi non è immunizzato non potrà più accedere a luoghi chiusi pubblici, tra cui ristoranti, cinema, teatri, musei e palestre. Inoltre, l'esecutivo ha stabilito di ridurre la durata del green pass a 7 mesi per gli over 60 per incentivarli a fare al più presto la terza dose. «La Grecia sta piangendo vittime evitabili perché molto semplicemente non ha la percentuale di vaccinati di altri Paesi europei», ha detto il capo del governo di Atene. E le conseguenze della situazione è il richiamo dei medici privati in cinque regioni del nord del Paese per supportare la sanità pubblica sotto pressione per l'aumento dei contagi da Covid. Pubblicata nella gazzetta ufficiale la decisione del ministero della Sanità greco, riguarda le regioni della Macedonia occidentale, centrale e orientale, la Tracia, nonché la Tessaglia nella Grecia centrale. La richiesta è indirizzata a pneumologi, patologi e medici di base che dovranno rendersi disponibili per almeno «un mese». La Grecia ieri ha riportato 7.276 nuovi contagi e 63 decessi. Attualmente circa il 61,8% della popolazione di 11 milioni di persone ha ricevuto la doppia dose. Un dato ben più basso dell'obiettivo del 70% che le autorità aveva previsto raggiungere entro l'autunno.

 

ROMANIA

La Romania (solo 40% immunnizzato), è da bollino rosso, con 5mila contagi per milione di abitanti nelle ultime 2 settimane. Prosegue dunque l'emergenza covid, anche se i numeri sono in calo rispetto all'inizio della quarta ondata di metà ottobre quando si segnalavano dai 15 ai 20 mila casi al giorno, tuttavia anche nelle ultime 48 ore si sono registrati quasi 7mila nuovi contagi (11,7% l'incidenza) e soprattutto oltre 500 decessi, mentre resta estremamente critica la situazione con le terapie intensive, che dono ormai sature da tempo e che costringono il trasferimento di tanti malati gravi in ospedali all'estero. Dopo l'impennata di vaccinazioni, circa 10 punti percentuali in una settimana, nei giorni di picco della quarta ondata, nelle ultime ore si registra un nuovo rallentamento. Nonostante un milione di persone abbiano già assunto la terza dose di vaccino, secondo gli ultimi dati ufficiali diramati dal ministero della sanità, solo circa il 40% della popolazione ha concluso il ciclo vaccinale, un dato che relega la Romania agli ultimissimi posti dell'Ue e costringe le istituzioni a chiedere aiuto agli altri paesi dell'Ue per tamponare l'emorragia di posti letto e di medicinali. Le scuole hanno riaperto da ieri ma le lezioni in presenza si effettuano solo negli istituti in cui il personale vaccinato supera il 60%. Il tutto mentre il governo è impelagato da oltre due mesi in una crisi politica, situazione che ha ulteriormente confuso e rallentato la linea da seguire nel corso della pandemia (6 i ministri della salute alternatisi dall'inizio della crisi sanitaria), che solo una decina di giorni fa ha portato a restrizioni per i non vaccinati e al greenpass sul modello di altri paesi europei.

SERBIA

La Serbia, per contrastare la nuova forte ripresa della pandemia e cercare di limitare i contagi da coronavirus e i tanti decessi quotidiani, ha deciso di anticipare alle 20 l'obbligo del pass vaccinale per accedere a ristoranti, bar e sale da gioco. Finora l'obbligo di presentare il pass vaccinale scattava alle 22, con locali e ristoranti che possono restare aperti fino alle 24. Per tutti gli altri locali al chiuso non vi è obbligo del pass vaccinale, ma valgono le misure della mascherina, del distanziamento e della sanificazione delle mani. Le vacanze scolastiche per il periodo autunnale sono state allungate fino al 14 novembre. La ministra del lavoro e affari sociali Darija Kisic Tepavcevic - che è epidemiologa e membro dell'unità di crisi - ha definito preoccupante la situazione sanitaria e ha rinnovato l'appello a vaccinarsi, in un Paese dove solo il 56% degli adulti è immunizzato, percentuale che scende a solo uno su quattro per la fascia di età fra i 18 e i 30 anni. Non tutti i membri dell'unità di crisi sono stati d'accordo con tali decisioni, ritenute insufficienti. Alcuni specialisti sono convinti che si debba procedere con misure più restrittive, come la chiusura generale delle attività commerciali per una decina di giorni, lasciando aperti fino alle 17 solo negozi alimentari e supermercati, farmacie e stazioni di servizio carburanti. Governo e componente politica dell'unità di crisi sono tuttavia restii a nuove chiusure temendo ripercussioni sulla ripresa economica. In Serbia sono disponibili cinque vaccini anticovid: Moderna, Sputnik V, Sinopharm, Pfizer-BioN-Tech e AstraZeneca.

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BULGARIA

La Bulgaria rappresenta uno dei casi limite dell'emergenza covid, quello che rappresenta una delle preoccupazioni più grande per l'Europa, perché dopo la Bosnia è il paese con il tasso di vaccinazione più basso dell'Ue: ad oggi neppure il 23,7% dei bulgari ha il programma vaccinale completo, anche se il tasso di immunizzazione si è moltiplicato per quattro dallo scorso 21 ottobre il Governo ha imposto l'obbligo di presentare il certificato covid per accedere ai locali di gastronomia o cultura. Durante l'attuale ondata di pandemia, la Bulgaria ha registrato il maggior numero di infezioni e ricoveri ospedalieri e il più alto tasso di mortalità della Ue: nel mondo è secondo solo al Perù per numero di decessi correlati al covid. Con l'ultimo dato che ha raggiunto 3.924 morti per milione di abitanti, l'ondata in questo paese balcanico non si è ancora placata. Nell'ultima settimana il tasso di contagio è sceso del 33%, arrivando negli ultimi 14 giorni a 699 ogni 100.000 abitanti. Tuttavia, la mortalità rimane elevata, con tra i 100 ei 150 decessi al giorno, il 104% in più rispetto a novembre dello scorso anno. Gli ospedali sono stati costretti a sospendere temporaneamente tutti gli interventi chirurgici non di emergenza in modo che più medici potessero curare l'afflusso di pazienti Covid. «I politici ora pensano solo alle elezioni (domenica di terranno quelle parlamentari, ndr) , ma ci sarà inevitabilmente un blocco, comunque in circostanze tragiche», ha detto alla radio nazionale Ivan Martinov, un importante cardiologo del principale ospedale di emergenza di Sofia. I genitori di tutto il paese hanno protestato contro una misura che chiedeva che gli scolari venissero testati una volta alla settimana per riprendere le lezioni di persona. 

ALBANIA

L'Albania è stata tra le prime nei Balcani occidentali ad iniziare le vaccinazioni all'inizio di marzo, ma finora solo un terzo dei suoi 2,8 milioni di persone ha ricevuto due vaccinazioni Pfizer, AstraZeneca, Sinovac o Sputnik V. Il primo ministro Edi Rama ha pubblicato sulla sua pagina Facebook telefonate di personaggi noti per cercare di convincere oltre il 60% degli albanesi ancora non vaccinati a farsi vaccinare. Il virus ha ucciso 3.022 albanesi e ora ci sono 8.317 pazienti covid, di cui oltre 500 ricoverati secondo il ministero della Salute. Le sfide che gli operatori sanitari devono affrontare sono molteplici. Era obbligatorio per gli studenti vaccinarsi all'inizio dell'anno scolastico in ottobre, ma pochissimi hanno rispettato l'obbligo. L'Albania ha ancora un coprifuoco notturno e l'obbligo di indossare la mascherina anche in casa, ma l'unico posto in cui questo è veramente applicato è nelle banche. Dopo un buon inizio all'inizio di quest'anno, le vaccinazioni hanno subito un rallentamento.

GLI ALTRI

C'è stata invece un'accelerazione in Kosovo, dove, nonostante un avvio tardivo, è stato recentemente recuperato il ritardo nel tasso di vaccinazione rispetto ai paesi vicini. In Montenegro saranno vietati i concerti e le celebrazioni per il Capodanno come parte delle nuove misure covid che entreranno in vigore lunedì, che vieteranno anche le feste di matrimonio e costringeranno i locali notturni a chiudere. Ristoranti e bar, invece, potranno rimanere aperti fino a mezzanotte. «La situazione epidemiologica non consente tali assembramenti. Potrebbe cambiare, ma non credo che cambierà in un lasso di tempo così breve per consentire assembramenti nelle piazze», ha dichiarato la ​​ministra della Sanità Jelena Borovinić-Bojović quando gli è stato chiesto se la decisione potesse essere modificata a dicembre. «Tutte le persone che sono morte in Montenegro dal 1 maggio, e che avevano meno di 40 anni, non erano vaccinate», ha affermato il ministro della salute, invitando i cittadini a osservare le restrizioni e a farsi vaccinare. La ministra ha poi spiegato che il certificato digitale nazionale covid è obbligatorio per l'ingresso in Montenegro, l'ingresso nelle strutture ricettive e la partecipazione a spettacoli ed eventi sportivi. Ha aggiunto che il governo sta valutando la possibilità di rendere obbligatorio il certificato vaccinale per tutto il personale della pubblica amministrazione, compresi quelli che lavorano nei settori della sanità, dell'istruzione, della polizia e dell'esercito, a partire dal 1 dicembre. In Macedonia del Nord gli esperti sanitari del paese avvertono che il Paese potrebbe essere diretto verso un picco importante di contagi nelle prossime settimane, soprattutto considerando un tasso di vaccinazione relativamente basso del 37% e le ondate in corso nei paesi vicini come Serbia, Grecia e Bulgaria. A complicare la situazione il fatto che potrebbero essere buttate circa 30mila dosi di vaccini AstraZeneca che stanno per scadere.

 

Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 14:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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