Coronavirus, si può attaccare alla suola delle scarpe?

Martedì 17 Marzo 2020 di Michela Allegri
Coronavirus, si può attaccare alla suola delle scarpe?

Informazioni sui siti in tempo reale, studi scientifici pubblicati su riviste di settore e disponibili online. Ma anche bufale e fake news. Ai tempi del coronavirus, con tutta l'Italia in quarantena e incollata agli schermi di computer, tv e cellulari, la pandemia corre anche sul web. E la stessa cosa vale per le notizie false, diffuse soprattutto via social e via chat. Grafici non verificati, studi senza fonti riportate, consigli medici e, sopratutto, messaggi vocali che girano tra i gruppi di Whatsapp, con consigli inutili e privi di fondamento scientifico. Le fake news sanitarie che intasano caselle di posta elettronica e applicazioni di messaggistica istantanea sono decine.
Uno degli ultimi in ordine di tempo è il messaggio vocale in cui, citando fonti ospedaliere di Milano - non specificate - si consiglia di utilizzare un solo paio di scarpe per uscire, per esempio andando a fare la spesa, raccomandandosi poi di lasciare fuori dalla porta, perché «il virus può vivere 9 giorni sull'asfalto».

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C'è anche un'altra raccomandazione: diffondere il messaggio il più possibile «perché tv e giornali non ne parleranno». L'audio sta facendo il giro delle chat di tutta l'Italia, ma gli esperti smentiscono che si tratti di informazioni fondate.
Il professor Roberto Cadua, direttore del centro Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma e ordinario di Malattie infettive alla Cattolica, spiega che «si tratta di un virus labile, è vero che all'interno dello sporco può resistere per più tempo, però un conto è isolare un genoma del virus, che è quello che emerge dai vari studi, un conto è rilevare la presenza di una coltura. Le tracce che restano sotto le scarpe sono irrisorie, la stessa cosa vale per gli abiti. Ovviamente, camminando in casa con le scarpe utilizzate per uscire, si porta comunque sporcizia, quindi è meglio toglierle. Ma non c'entra il contagio». Cadua sottolinea anche che nell'era dell'informazione digitale «indubbiamente ci sono aspetti positivi, questa è la prima importante epidemia che viviamo sul web, abbiamo notizie scientifiche vere, pubblicate in tempo reale da riviste di settore, pareri di esperti non solo in Italia, ma in tutto il mondo. C'è a possibilità di informarsi in modo corretto. Purtroppo c'è anche l'aspetto negativo, che è quello delle bufale».
Della stessa opinione anche il virologo della Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco: «È vero, il virus può sopravvivere qualche giorno, ma con una carica virale irrisoria.

La sporcizia, ovvero il substrato organico, può in qualche modo facilitare la sopravvivenza del microrganismo, ma è davvero irrisoria la quota che può essere portata dalle scarpe. Inoltre, questi virus sopravvivono sulle superfici laddove non vengano esposti a disinfezione, ma anche a elementi colme sole, pioggia, intemperie». I consigli degli esperti sono sempre gli stessi: igiene accurata degli mani e pulizia di ambienti. Quella che riguarda le scarpe è solo una delle tante notizie prive di fondamento che circolano in rete. Qualche giorno fa girava un vocale in cui si consigliava di assumere vitamina C per difendersi dal coronavirus. Una teoria smentita, tra gli altri, da Andrea Gori, direttore del reparto Malattie infettive del Policlinico di Milano: «Nessuna vitamina C, nessuna terapia con integratori. In questo momento non esiste una profilassi efficace per il coronavirus». E ancora: non c'è nessuna prova che l'acqua calda uccida il virus, e la stessa cosa vale per i raggi del sole.

Ultimo aggiornamento: 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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