Numeri Covid falsati. Questo perché il test principale utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morto legato a vecchie infezioni. Lo sostengono scienziati britannici, autori di uno studio “ad hoc”.
E proprio il rilevamento di tracce di vecchi virus potrebbe in parte spiegare perché in Gran Bretagna (e non solo) il numero di casi è in aumento mentre i ricoveri ospedalieri rimangono stabili. Il Center for Evidence-Based Medicine dell'Università di Oxford ha esaminato i dati di di 25 studi in cui campioni di virus da test positivi sono stati messi in una capsula di Petri per vedere se si sviluppavano. Questo metodo di "coltura virale" può indicare se il test positivo ha davvero rilevato virus attivi che possono riprodursi e diffondersi, o solo frammenti di virus morti che non crescono in laboratorio, o in una persona.From not separating symptomatic & asymptomatic #covid19 cases, to defining a case as a PCR+ result alone and moving towards mass screening...
Here are the problems with case counting:@AllysonPollock @carlheneghan @angelaraffle @bmj_latesthttps://t.co/BY1Tw4Co9F— Elisabeth Mahase (@emahase_) September 3, 2020
Secondo Heneghan, i dati suggeriscono che l'infettività del coronavirus «sembra diminuire dopo circa una settimana». Inoltre, benché non sia possibile controllare ogni test per vedere se è presente un virus attivo, la probabilità di falsi positivi potrebbe essere ridotta se gli scienziati riuscissero a individuare un discrimine. Ciò impedirebbe anche quarantene inutili.Great to see @carlheneghan’s important work making it into the main @BBCNews bulletin this morning 👏🏻👏🏻👏🏻
Coronavirus: Tests 'could be picking up dead virus' https://t.co/r123VQK5qu— Freddie Sayers (@freddiesayers) September 5, 2020
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