Omicron, il 27% di chi si contagia è asintomatico: il "record" spinge la diffusione del virus

Lo studio in Sudafrica dove la variante è stata individuata la prima volta. L'Italia nella classifica mondiale

Martedì 4 Gennaio 2022 di Paolo Ricci Bitti
Omicron, il 27% di chi si contagia è asintomatico: il "record" spinge la diffusione del virus

Variante Omicron, così contagiosa e al tempo stesso così "leggera" da risultare assai più asintomatica di tutte le varianti che l'hanno preceduta.

I nuovi studi confermano questa tendenza, anzi la rafforzano perché il 27% delle infezioni da Omicron potrebbe essere completamente asintomatica, una percentuale assai più alta di quanto avveniva con le varianti precedenti. E proprio questa asintomaticità contribuisce a favorirne la rapidissima diffusione perché - banalmente - molti contagiati non sanno di esserlo perché non accusano alcun sintomo e non si sottopongono a tamponi e altri accertamenti. Pur restando nei limiti delle restrizioni - se si tratta di persone virtuose - portano comunque in giro l'infezione contribuendo ad aumentare i contagi. Senza dimenticare inoltre che anche coloro che ne avvertono i sintomi ben difficilmente vanno oltre quelli simili a una "normale" influenza.

E' impietosi il raffronto dell'asintomaticità dell'Omicron rispetto a quella delle altre varianti: 27 a uno, al più a due.

Omicron, asintomaticità record

E' quanto emerge da uno studio condotto da diverse istituzioni sudafricane e pubblicato in pre-print sul database medRxiv. La ricerca si è avvalsa dei dati provenienti da studi clinici sui vaccini contro Covid-19 condotti negli ultimi due anni.

Uno degli esami effettuati sui partecipanti, prima della somministrazione del vaccino, era un tampone che ne certificasse la negatività al virus Sars-CoV-2. Ciò ha consentito ai ricercatori di avere informazioni sui tassi di positivi e, tra questi, di asintomatici, nelle diverse fasi della pandemia. Nell'ultimo studio, condotto in Sudafrica a inizio dicembre su 230 partecipanti con Hiv, è risultato positivo il 31% dei partecipanti; tutti erano stati infettati dalla variante Omicron e il 27% era asintomatico.

«Tipicamente gli studi condotti prima di Omicron avevano un tasso di asintomatici inferiori all'1%», precisano i ricercatori. La tendenza è confermata da una seconda analisi effettuata dai ricercatori: tra i partecipanti a un trial arruolati la scorsa estate, durante l'epidemia di Delta, i positivi asintomatici erano il 2,4% del campione.

Nella visita di controllo effettuata tra metà novembre e inizio dicembre, quando la variante Omicron era già diventata dominante, i positivi asintomatici erano il 16%. «Questi risultati suggeriscono che Omicron ha un tasso molto più alto di asintomatici rispetto ale altre varianti», scrivono i ricercatori. «Molti di questi portatori asintomatici hanno una carica virale nasale elevata; suggerendo che la trasmissione subclinica potrebbe essere un fattore importante nella rapida diffusione di Omicron a livello globale».

E come sta procedendo la diffusione della variante Omicron nel mondo? Secondo i dati raccolti da Newsnodes.com fino all'ultima settimana del dicembre 2021, la "sudafricana" è stata rintracciata in 139 nazioni. La classifica è guidata di gran lunga dalla Gran Bretagna con quasi 250mila casi mentre l'Italia è 26a con meno di mille casi.

La classifica mondiale della Omicron

La variante Omicron ha inoltre dimostrato di saper viaggiare ad una velocità fin qui mai vista in un virus, superando anche la già contagiosissima Delta che a sua volta aveva surclassato Alpha. 

Di recente uno studio condotto da un team ricercatori della Facoltà di Medicina LKS dell'Università di Hong Kong (HKUMed) ha mostrato un impatto diverso su bronchi e polmoni rispetto alle precedenti varianti (da Alpha fino a Delta) che avrebbe reso la variante Omicron molto più infettiva e probabilmente meno grave in termini di malattia. I ricercatori hanno scoperto che Omicron infetta e si moltiplica 70 volte più velocemente della variante Delta e del SARS-CoV-2 originale nei bronchi umani, il che potrebbe spiegare perché riesca a trasmettere più velocemente l’infezione rispetto alle varianti precedenti. Il loro studio ha anche dimostrato che l'infezione da Omicron nel polmone è significativamente inferiore rispetto alla SARS-CoV-2 originale, il che potrebbe essere un indicatore di una minore gravità della malattia.

 

 

I sintomi diversi: sembra un raffreddore

«Se hai mal di gola, naso che cola e mal di testa ci sono buone probabilità che sia Covid», avvertono i ricercatori del Regno Unito. Il team di studio di Zoe Covid guidato da Tim Spector, che analizza le condizioni delle persone che hanno contrato il Covid attraverso i feedback del pubblico, stima che la metà delle persone con sintomi simili al raffreddore abbia effettivamente il Covid. 

«Per la maggior parte, il Covid è una malattia lieve. Alcuni non hanno alcun sintomo. Ma può ancora causare malattie molto gravi in ​​alcune persone, comprese quelle che non sono state vaccinate. Se hai sintomi simili al raffreddore, fai un test Covid», afferma lo scienziato capo, il professor Tim Spector. «Per la maggior parte delle persone, un caso positivo a Omicron sembrerà molto più simile al comune raffreddore, che inizia con mal di gola, naso che cola e mal di testa. Basta chiedere a un amico che è risultato positivo di recente per scoprirlo», ha aggiunto. 

 

 

La perdita di gusto e olfatto

Secondo l'ultimo report aggiornato dal ministero della Salute britannico esistono alcune prove di laboratorio di differenze biologiche tra Omicron e Delta, inclusi i meccanismi di ingresso virale. Questi potrebbero fornire una spiegazione plausibile del fatto che l'infezione da Omicron sia intrinsecamente meno grave di Delta. Sono emerse alcune prove preliminari di cambiamenti nei sintomi riportati con l'infezione da Omicron (bassa confidenza). In particolare, la perdita del gusto o dell'olfatto sembra essere segnalata meno frequentemente. L'evidenza attuale dei casi Omicron analizzati in Gran Bretagna mostra inoltre come i pazienti siano in grado di guarire in media in cinque-sette giorni, sebbene alcuni dei sintomi come tosse e affaticamento possano persistere più a lungo. Nei casi più gravi è stata segnalata anche mancanza di respiro, che è stata osservata per durare fino a 13 giorni dopo.

 

Omicron, i tempi (brevi) di incubazione

Tra i motivi della velocità di diffusione potrebbero esserci i tempi di incubazione, più brevi rispetto alle precedenti varianti fin qui affrontate, dal ceppo originale del SarsCov2 fino ad Alpha e Delta. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che l'insorgenza dei sintomi impiegasse da due giorni a due settimane per manifestarsi nei casi di persone infette dal primo ceppo di coronavirus. Tempo che si è accorciato con la variante Delta e che si sta dimostrando ancora più breve con Omicron che viene identificato da tre a cinque giorni.

Omicron, l'effetto vaccini

L'immunizzazione delle persone che si sono vaccinate, unite a coloro che di recente hanno superato l'infezione, potrebbe aver portato il virus a muoversi in maniera differente, creando meno problemi alle persone contagiate. In particolare i dati dalla Gran Bretagna, alle prese con numeri altissimi di casi giornalieri, superiori a 120.000 positivi in più ogni 24 ore, mostrano come molte di queste persone si trovino a casa con sintomi lievi, alcuni asintomatici. Al contrario invece continuano ad essere a rischio le persone che hanno scelto di non vaccinarsi, esponendosi al pericolo del virus senza barriere. Un'altra buona notizia arriva inoltre dall'efficiacia della dose booster capace di riportare ad alte percentuali la copertura anche contro l'infezione. Da questi ultimi dati è stata infatti decisa la strategia di alcuni Paesi di anticipare il richiamo, alcuni a tre mesi mentre l'Italia a 4 mesi, dalla seconda dose. 

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Lo studio a Londra

I dati diffusi il 16 dicembre dallo studio sui sintomi del Covid, gestito dalla società di scienze sanitarie Zoe e dal King's College di Londra, mostrano che i primi cinque sintomi riportati nell'app per l'infezione da Omicron erano naso che cola, mal di testa, affaticamento (lieve o grave), starnuti e mal di gola. Questa analisi iniziale si è basata su casi positivi a Londra, che è stata selezionata per la sua maggiore prevalenza di Omicron rispetto ad altre parti del Regno Unito. Tra i sintomi più comuni erano invece meno presenti febbre, tosse e perdita dell'olfatto o del gusto che ormai rappresentavano il campanello dall'allarme per l'infezione provocata dalle precedenti varianti. 

Ultimo aggiornamento: 14:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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