La terza dose di vaccino per un ulteriore richiamo in inverno è ancora un rebus. Ma tra gli Stati Uniti e il Regno Unito sono partiti trial per studiarne, anche con un siero diverso rispetto al primo ciclo vaccinale anti-Covid. La speranza - avvalorata dai primi risultati sperimentali - è che anche una dose diversa possa contrastare le evoluzioni del virus attraverso le varianti del coronavirus. La necessità di un terzo richiamo è ancora sottoposta a studi e al momento non è stata resa nota dalle autorità, ma comunque potrebbe riguardare solo ad alcune fasce della popolazione, le più deboli. Anche sul "mix" di vaccini (tra prima e seconda dose) non esistono comunicazioni ufficiali, nonostante i governi spingano per avere una risposta dall'Ema. Infatti alcuni studi, tra cui uno spagnolo pubblicato su Nature e un altro inglese, dimostrano l'efficacia di una seconda dose diversa: questa permetterebbe al corpo di produrre più anticorpi, seppur con effetti collaterali leggermente superiori.
Covid, mix vaccini per prima e seconda dose: l'Ema potrebbe non avere dati sufficienti per l'ok
LO STUDIO USA - La sperimentazione è in fase iniziale, ma il National Institute of Health ha spiegato di voler comprendere cosa accade quando un adulto che ha già portato a termine il proprio ciclo vaccinale con uno di quelli approvati dall'Ema, riceve una terza dose diversa. Il programma coinvolgerà 150 tra uomini e donne a cui è stato già somministrato uno tra Johnson&Johnson, Pfizer o Moderna, cioè uno i vaccini autorizzati dalla FDA (e tra i quali non c'è più AstraZeneca). Il richiamo arriverà a 12-20 settimane dalla seconda dose. «Dobbiamo prepararci all'eventualità di un ulteriore richiamo per evitare la diffusione del virus e delle varianti - ha spiegato il virologo americano Anthony Fauci -. Questo studio garantirà informazioni sul mix di vaccini, il cui programma eventuale sarà poi stabilito dalle autorità».
LA SPERIMENTAZIONE IN UK - Nel Regno Unito invece il programma che studierà il richiamo con terza dose si chiama Cov-Boost e prenderà il via a giugno: coinvolgerà circa tremila adulti (di più di 30 anni) che hanno ricevuto la prima dose tra dicembre e gennaio e che hanno già superato gli 84 giorni dal richiamo. Saranno testate non solo terze dosi con AstraZeneca, Moderna e Pfizer ma anche Johnson&Jonhson, Valneva, Novavavax e CureVac. I ricercato hanno spiegato che «le varianti del virus Sars-Cov-2 possono rendere meno efficace la risposta immunitaria alla vaccinazione. I richiami per alcuni gruppi, in particolari quelli ad alto rischio, potrebbero fornire una protezione in più».