Variante Delta, Pfizer funziona meno: in Israele efficacia cala del 30%, contagiati anche i vaccinati

Martedì 6 Luglio 2021 di Francesco Padoa
Variante Delta, il vaccino Pfizer funziona meno: in Israele l'efficacia cala del 30%, contagiati anche i vaccinati

Arriva da Israele la notizia, l'ennesima, sui limiti della vaccinazione. Questa volta il nuovo allarme riguarda il vaccino Pfizer, che sarebbe meno efficace nell'arrestare la diffusione della variante Delta rispetto a quello degli altri ceppi di coronavirus.

E' uno studio preliminare del ministero della salute israeliano a rivelarlo. Secondo i dati raccolti nell'ultimo mese dal ministero, il vaccino Pfizer è efficace per il 64% nel prevenire l'infezione tra coloro che hanno completato il ciclo vaccinale, ha scoperto il ministero. L'efficacia contro gli altri ceppi del virus è stata invece stimata al 94%. 

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Tuttavia, le cifre, riportate per la prima volta nel portale di notizie Ynet, indicano che il vaccino è efficace al 93% contro malattie gravi e ricoveri ospedalieri. L'informazione è stata anche rilanciata con un tweet dallo scienziato israeliano-americano, Yaniv Erlich: «Brutte notizie in arrivo stamattina da Israele». Sui social, il professore associato alla Columbia University ha pubblicato e commentato i dati forniti dal governo di Tel Aviv riguardo l’efficacia del vaccino anti-Covid della Pfizer-BionTech contro il ceppo cosiddetto “indiano” del coronavirus, in questo momento temuto nel mondo per la sua alta trasmissibilità: «Parliamo, per intenderci, di casi sintomatici e asintomatici. L’efficacia per la prevenzione dei ricoveri è ancora elevata ( maggiore del 90%) sulla base di questa analisi preliminare. Ma la maggiore trasmissibilità ha importanti implicazioni per l’immunità di gregge, considerata la capacità del virus di evolversi ulteriormente negli individui vaccinati».

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Lo studio reso noto dal ministero si basa su dati "preliminari" relativi all'efficacia del vaccino raccolti costantemente dalle autorità sanitarie, ha affermato il professor Nadav Davidovitch, che fa parte del comitato consultivo di esperti del governo israeliano sul Covid-19. «La variante Delta è molto più contagiosa, ma sembra non portare a malattie gravi e anche la mortalità è fortunatamente ridotta». Nella rilevazione degli ultimi dati raccolti dal 2 maggio al 5 giugno sul territorio, il vaccino della colosso farmaceutico americano aveva fatto registrare una copertura contro il contagio da Sars-CoV-2 del 94,3%. Cinque giorni dopo l’eliminazione delle restrizioni anti-Covid da parte del governo di Tel Aviv, a partire dal 6 giugno, la protezione di Pfizer ha cominciato a scendere fino al 64% di inizio luglio.

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Il 55% dei nuovi casi rilevati venerdì scorso in Israele interessavano persone che avevano già ricevuto il vaccino. La protezione dalle ospedalizzazioni è calata dal 98,2% (del periodo 2 maggio-5 giugno) al 93% (registrato dal 6 giugno al 3 luglio). I casi sono aumentati da quando, era il primo giugno, Israele ha revocato tutte le restrizioni Covid-19, e molti esperti considerano che ciò derivi dalla maggiore trasmissibilità della variante Delta. Praticamente sono più che raddoppiati i casi attivi (circa 2.600) in una sola settimana, anche se il ministero ha spiegato che solo 35 erano considerati gravemente malati. Quindi la preoccupazioni sulla limitata efficacia di fronte alla variante Delta è parzialmente mitigata dal fatto che il vaccino di Pfizer resta tuttavia efficace nel prevenire le ospedalizzazioni e le forme gravi della malattia.

 

All'inizio di quest'anno le autorità sanitarie britanniche avevano documentato un calo dell'efficacia del siero Pfizer rispetto alla variante Delta, sebbene meno grave. Public Health England a maggio ha scoperto che il vaccino forniva l'88% di protezione contro l'infezione sintomatica da Delta e il 93% contro la variante Alpha identificata per la prima volta nel Kent. Secondo quello studio, la protezione conferita da due dosi del vaccino Oxford/AstraZeneca, ampiamente utilizzato nella vaccinazione di massa del Regno Unito, era inferiore, al 66% per la variante. Ma la reazione di Israele all'ondata di infezioni del Delta è in contrasto con quella del Regno Unito, dove il primo ministro Boris Johnson ha intenzione di revocare tutte le restrizioni il 19 luglio. Nonostante più di 5 milioni dei 9 milioni di cittadini israeliani (circa il 57%) siano stati completamente vaccinati con il vaccino Pfizer, e l'88% tra gli over 50, l'aumento dei casi ha allarmato il governo di Naftali Bennett che il mese scorso ha reintrodotto l'obbligatorietà delle mascherine al chiuso, ha imposto controlli rigorosi per tutti i passeggeri in arrivo all'aeroporto internazionale Ben Gurione e sta valutando nuove restrizioni nel trasporto pubblico oltre al ripristino del regime del "passaporto verde" per coloro che sono stati vaccinati e dei divieti per i grandi raduni pubblici. 

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«Se i numeri continuano a crescere, ora raddoppiando ogni settimana, dobbiamo vaccinare il più rapidamente possibile i milioni di persone ancora non immunizzate - 200.000 di età superiore ai 50 anni e, naturalmente, i bambini», ha affermato il professor Davidovitch. «Non credo che sarà come il Regno Unito - ha aggiunto - Abbiamo più persone vaccinate qui, Pfizer sembra fornire una difesa migliore di AstraZeneca e non credo che il governo permetterà al virus di dilagare. Dobbiamo essere equilibrati nella nostra risposta». E comunque, per non rischiare, in poco tempo sono stati vaccinati oltre centomila giovani, compresa la figlia del premier.

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Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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