Tumore del polmone, identificata una "firma" che predice la resistenza all’immunoterapia

Lunedì 13 Novembre 2023
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Ricercatrici dell'Istituto Regina Elena hanno identificato una "firma" dei linfociti T CD8 nel sangue e nel microambiente tumorale di pazienti con cancro polmonare. Questa firma rivela la resistenza della malattia all'immunoterapia. Se ulteriormente validata, potrebbe essere utilizzata come test predittivo attraverso un semplice prelievo ematico. Le ricercatrici dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) e dell'Università di Tor Vergata, guidate da Paola Nisticò, hanno scoperto "firme molecolari" di linfociti T CD8 associate alla risposta a trattamenti immunoterapici per il tumore polmonare. Lo studio, pubblicato sul Journal of Experimental Clinical Cancer Research, ha rivelato che specifici linfociti T CD8 hanno caratteristiche molecolari e funzionali diverse quando si trovano nel sangue periferico o nel microambiente tumorale. L'identificazione di geni associati alla risposta all'immunoterapia potrebbe portare a biomarcatori non invasivi per monitorare la risposta al trattamento mediante un prelievo ematico. Inoltre, l'espressione contemporanea dei geni per la proteina PD1 e la molecola inibitoria TIGIT rende i linfociti T non funzionali, suggerendo la necessità di bloccare contemporaneamente entrambi i inibitori per ottenere una migliore risposta clinica nei pazienti. La ricerca è stata sostenuta dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

Lo studio pubblicato sostenuto dall'Airc

Lo studio, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, è stato condotto da Belinda Palermo, ricercatrice presso l’Unità di Immunologia e Immunoterapia, e da Ornella Franzese dell’Università di Tor Vergata, nell’Unità di Immunologia e Immunoterapia dell’IRE diretta da Paola Nisticò. I linfociti T sono, per così dire, i direttori d’orchestra della risposta contro i tumori e sono regolati da complessi equilibri che controllano sia la loro attivazione sia la loro inibizione. Se per l’attivazione occorrono molecole stimolatorie, l’inibizione dipende dai cosiddetti checkpoint immunologici inibitori, tra i quali il principale è rappresentato dalla proteina PD-1. Anticorpi contro PD-1 riattivano i linfociti T permettendo loro di riconoscere e uccidere le cellule tumorali. Il loro impiego nella pratica clinica ha cambiato radicalmente lo scenario dei trattamenti disponibili contro i tumori del polmone. Purtroppo, solo una percentuale dei pazienti risponde a queste terapie e da qui l’importanza d’identificare quali altre molecole inibitorie, anche nel microambiente tumorale, sono coinvolte nei meccanismi di resistenza.

La soddisfazione del gruppo di ricerca

“È da diversi anni – dice Paola Nisticò – che il nostro gruppo di ricerca si pone l’obiettivo di svolgere uno studio integrato sul profilo molecolare e sulla funzionalità di linfociti T sia nel sangue periferico sia nel distretto tumorale.
Quest’ultimo è molto spesso immunosoppressivo.” “In questo studio – spiega Belinda Palermo –abbiamo analizzato i linfociti sia del sangue periferico sia infiltranti il tumore, grazie a tecniche di sequenziamento di RNA messaggero a singola cellula. Lo scopo era identificare sottopopolazioni funzionalmente attive contro le cellule tumorali.” “Nel nostro studio – prosegue Ornella Franzese – abbiamo valutato il ruolo chiave del recettore CD28 e individuato il suo ruolo fondamentale nella funzionalità di linfociti T che esprimono il recettore inibitorio PD-1”. “Tutti i dati ottenuti in pazienti affetti da tumore del polmone al momento dell’intervento chirurgico – dichiara Paola Nisticò – sono stati poi analizzati, grazie al lavoro di bioinformatici, in un’ampia casistica di pazienti con tumore del polmone trattati con inibitori dei checkpoint immunitari. Le ‘firme molecolari’ che abbiamo identificato possono contribuire a individuare i pazienti che rispondono o sono invece resistenti alla terapia. Se validati in più ampi studi clinici, potrebbero rappresentare un importante biomarcatore di risposta. Inoltre, i risultati ottenuti confermano la rilevanza di metodologie innovative, quale l’analisi a singola cellula, per definire sempre più efficaci strategie di immunoterapia”. “La medicina di precisione – conclude Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico IRE – sta facendo enormi progressi anche nell’ambito dell’immunoterapia. Sapere in anticipo quali pazienti beneficeranno di una terapia e quali invece mostreranno resistenza è molto importante per ottimizzare le scelte del percorso di cura. Se i risultati saranno confermati ci sarà dunque la possibilità concreta di mettere a punto un nuovo test che utilizzi questi marcatori predittivi di risposta all’immunoterapia”.

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