Omicron, in Sudafrica il picco è già alle spalle: ecco perché il virus diventerà endemico

Lo studio realizzato lì dove è nata la variante, fa vedere la luce in fondo al tunnel

Venerdì 31 Dicembre 2021 di Giampiero Valenza
Omicron, in Sudafrica il picco è già alle spalle: ecco perché il virus divnterà endemico

Meno grave, ma più contagiosa. Così Omicron si è fatta largo in Sudafrica mettendo da parte la variante Delta. Un modello che, se dovesse continuare e ripetersi nei diversi Paesi del mondo, potrebbe essere il «precursore della fase epidemica» di Covid-19 e portare alla «fase endemica», cioè di una convivenza, in sostanza. A dirlo è un lavoro pubblicato sull’International Journal of Infectious Diseases, realizzato dal National Institute of Communicable Disease del Sudafrica, dallo Stebe Biko Academic Hospital, dalle Università di Pretoria e Città del Capo.

Questo è uno degli studi che, di fatto, apre a una luce nel tunnel buio della pandemia. 

Ricoveri più che dimezzati e solo un quarto dei decessi: questi i numeri che dimostrerebbero come la variante Omicron sia più debole rispetto alle altre ondate, molto più aggressive.

Lo studio

La ricerca ha analizzato i contagi di Tshwane, città sudafricana che comprende Pretoria e le aree circostanti appena a Nord di Johannesburg, che conta 3,31 milioni di persone e che ha avuto 241.794 casi di infezione da Sars-Cov-2, più di 35mila ricoveri ospedalieri e oltre 7mila morti. Lì è stata accertata la presenza della variante Omicron lo scorso 9 novembre.

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Nello studio sono stati analizzati 466 ricoveri ospedalieri per Covid-19 dal 14 novembre in poi, confrontandoli con 3.976 ricoveri avvenuti dal 4 maggio 2020.

La più alta occupazione di posti letto per Covid durante l'ondata di Omicron è stata di 108 il 13 dicembre, un dato comunque molto inferiore al livello più alto di occupazione di letti Covid delle ondate precedenti: al culmine della Delta, infatti, ci furono 213 posti letto occupati il ​​13 luglio.

 

Età media e decessi

Si abbassa l’età media. Con Omicron i ricoverati hanno avuto un’età più bassa (39 anni contro i 49,8 della Delta), con il 68% di under-50 rispetto al 46% precedente. La percentuale di ospedalizzazioni dei bimbi fino a 9 anni è raddoppiato.

In merito ai decessi in ospedale, ce ne sono stati 21 (il 4,5%) rispetto a 847 (il 21,3%) delle precedenti ondate e 5 (l’1%) di ricoveri in terapia intensiva rispetto a 172 (il 4,3%). Si sta anche meno in ospedale: di media, 4 giorni contro gli 8,8.

Il 63% dei pazienti sono stati ricoverati per Covid in modo «accidentale» perché avevano altre gravi diagnosi mediche, chirurgiche o si trovavano in gravidanza o avevano disturbi psichiatrici tali da aprire la strada a ricoveri. Il fenomeno del «Covid accidentale», spiegano gli studiosi, «molto probabilmente riflette alti livelli di malattia asintomatica» con un’infezione da variante Omicron.

Solo un terzo dei pazienti (il 36%) aveva la polmonite da Covid-19, di cui il 72% ha dimostrato di avere una patologia da lieve a moderata. Il restante 38% ha richiesto maggiori cure o il ricovero in terapia intensiva. Dati incoraggianti anche per l’integrazione di ossigeno: ne hanno avuto bisogno il 45% dei pazienti dei reparti Covid-19 rispetto al 99,5% nella prima ondata.

Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 12:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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