Covid, l'ultima ricerca: caccia agli individui resistenti al virus per studiarli e creare nuovi farmaci

Il team di Nature ha reclutato già 500 candidati

Martedì 2 Novembre 2021 di Francesco Padoa
Covid, l'ultima ricerca: caccia agli individui resistenti al virus per studiarli e creare nuovi farmaci

Le ricerche sul Covid, gli studi sul Sars-CoV2 si moltiplicano ogni giorno, in tutto il mondo, e cercano di analizzare sotto ogni prospettiva le origini della pandemia e ovviamente come combatterla e azzerarla. Negli ultimi due anni è stato letteralmente setacciato il Dna di decine di migliaia di persone per cercare di capire come si sviluppa e quali effetti ha il virus sull'organismo umano. Ora la nuova frontiera è individuare chi è immune a questo virus e studiarne a fondo le caratteristiche genetiche. Come descritto in un articolo su Nature Immunology, un team internazionale di scienziati ha lanciato una "caccia" globale alle persone geneticamente resistenti all'infezione

Dna resistente al virus, studio di Nature

 

Il team spera che l'identificazione dei geni che proteggono questi individui possa portare allo sviluppo di nuovi farmaci e trattamenti che non solo blocchino il virus e proteggano le persone da Covid-19, ma impediscano anche loro di trasmettere l'infezione.

In parole povere, chiunque sia nato naturalmente resistente alla SARS-CoV-2 e sia consapevole di non doversi mai preoccupare di contrarre il Covid-19 o di diffondere il virus, è come avesse un superpotere: i ricercatori vogliono incontrare questi fortunati, per studiarli e aiutare l'umanità a sconfiggere questa pandemia.

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LE PRIME RECLUTE

Il team di coautori di 10 centri di ricerca in tutto il mondo, dal Brasile alla Grecia, e anche l'Italia, ha già reclutato circa 500 potenziali candidati, che potrebbero soddisfare questi criteri. E dalla pubblicazione del loro giornale, meno di 2 settimane fa, altre 600 persone, sono entrate in contatto con gli scienziati, offrendosi come possibili candidati. La risposta è stata una vera sorpresa, afferma Jean-Laurent Casanova, genetista presso la Rockefeller University di New York City. «Non ho pensato per un secondo che le persone stesse, esposte e apparentemente non infette, ci avrebbero contattato». L'obiettivo è ambizioso: arrivare almeno 1.000 "reclute". Tuttavia, gli autori dello studio, tra cui Evangelos Andreakos, immunologo presso la Fondazione per la ricerca biomedica dell'Accademia di Atene, sono consapevoli della difficoltà della loro "caccia" ai super resistenti. «Anche solo uno in più che ne individueremo, sarà davvero importante per il nostro studio». Il primo passo è restringere la ricerca alle persone che sono state esposte, senza protezione, a una persona malata per un lungo periodo e non sono risultate positive o non hanno sviluppato una risposta immunitaria contro il virus. 

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LE COPPIE DISCORDANTI

Di particolare interesse sono le persone che hanno condiviso la casa e il letto con un partner infetto, coppie note come coppie discordanti. Ma i ricercatori potrebbero avere un compito quasi impossibile, date le difficoltà di dimostrare che i candidati erano altamente esposti al virus, sostiene Sunil Ahuja, specialista in malattie infettive presso l'Università del Texas Health Science Center di San Antonio. «Dovranno confermare che il partner malato stava "spargendo" alte dosi di virus quando la coppia interagiva a stretto contatto l'uno dell'altro. Le coppie discordanti non sono rare, ma è raro trovare quelle che soddisfano questi criteri e sono state regolarmente testate. Il fatto che molte persone siano state vaccinate, mascherando potenzialmente qualsiasi resistenza genetica al virus, limita ulteriormente il pool di persone da studiare». Ma i primi 500 potenziali resistenti, come detto sono stati individuati, e i ricercatori hanno cominciato a confrontare i genomi delle persone sane con quelli delle persone che sono state infettate, alla ricerca di geni associati alla resistenza. Eventuali geni contendenti saranno studiati in modelli cellulari e animali per confermare un nesso causale con la resistenza e stabilire il meccanismo d'azione.

LA BANCA DATI

Ma dove vengono raccolti i dati degli individui resistenti al covid? Per questo è già nata e si trova in Europa, nei Paesi Bassi, la banca dati che raccoglie le sequenze genetiche di chi non soltanto non si ammala di Covid pur stando a stretto contatto con un individuo che ha l'infezione, ma nemmeno si contagia. L'iniziativa è del consorzio Internazionale di Genetica "Covid Human Genetic Effort" (Covidhge) coordinato dall'americana Rockefeller University, che mira a scoprire le basi genetiche e immunologiche umane delle varie forme cliniche di infezione da SARS-CoV-2. Nello specifico il progetto di questi studiosi di tutto il mondo, o meglio la «missione» come la definiscono loro, punta a scoprire le anomalie genetiche e/o immunologiche realmente causative, rare o comuni, e a decifrare in profondità i meccanismi molecolari, cellulari e immunologici mediante i quali queste anomalie effettivamente causano resistenza all'infezione o malattia virale, o predisposizione all'una o all'altra forma di malattia grave. A rappresentare l'Italia in questa ricerca è il Laboratorio di Genetica Medica dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal professor Giuseppe Novelli, già rettore dello stesso ateneo.

DAI MALATI GRAVI AI RESISTENTI: LE 5 CATEGORIE

«È uno studio di concetto che il consorzio ha pubblicato per sensibilizzare sull'importanza degli individui resistenti all'infezione», ha spiegato Novelli. L'idea del consorzio, lo stesso che recentemente ha scoperto le caratteristiche genetiche di chi si ammala in modo grave, è di andare a cercare le caratteristiche degli individui che resistono al virus è nata alla luce della grande varietà delle possibili reazioni all'infezione da virus SarsCoV2. «Quando è arrivata la pandemia di Covid-19 ci siamo accorti tutti quanto fosse importante considerare non solo il virus, ma il modo in cui gli individui reagiscono ad esso», ha detto ancora Novelli. «È stato subito evidente che c'erano categorie diverse, a seconda dell'effetto prodotto dal virus SarsCoV2: alcuni, un buon 40%, sono asintomatici, altri si contagiano in modo lieve e si ammalano moderatamente, un altro gruppo riporta sintomi più severi, che richiedono il ricovero, e altri ancora hanno sintomi gravissimi, da richiedere il ricovero in terapia intensiva». Tutto questo, ha osservato il genetista, «ci dice che la genetica dell'ospite è importante in questa infezione».

 

L'ANALISI GENETICA DEL "SUPERPOTERE"

Così gli esperti che fanno capo al consorzio hanno deciso di andare a scoprire il segreto di una quinta categoria, quella di coloro che non si contagiano mai, nemmeno quando vivono in contatto stretto e prolungato con persone malate di Covid-19. Quelli che avrebbero i "superpoteri". «Ci siamo accorti che questa categoria esiste e ora si tratta di capire quali caratteristiche abbiano», ha detto ancora Novelli. Per questo si è formato un gruppo internazionale per studiarli e l'Italia ne fa parte con Stati Uniti, Spagna, Olanda, Belgio, Francia e Grecia. Il primo passo è stato fare, in ciascun Paese, una selezione delle persone da includere nello studio. L'Italia ha reclutato 142 resistenti su 500 domande ricevute da volontari. Il secondo passo è stato raccogliere il loro Dna e ottenere la sequenza genetica. Quindi le sequenze sono state inviate nella banca dati che si trova presso l'Unversità di Utrecht. «È cominciata la fase di analisi dei dati genetici, stiamo cominciando a elaborarli», ha detto Novelli. Sulla base dell'esperienza accumulata in passato con lo studio della malaria e del virus Hiv, «sappiamo che scoprire la causa della resistenza porta a scoprire nuovi farmaci per combattere la malattia».

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 15:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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