Covid, perché c'è chi non si infetta? Dalle cause genetiche alle cellule T, la spiegazione dell'esperta

Lunedì 11 Aprile 2022
Covid, perché c'è chi non si infetta? Dalle cause genetiche alle cellule T, la spiegazione dell'esperta

Perchè alcune persone non si sono ancora infettate dopo due anni di pandemia? In molti se lo sono chiesti e da anni gli scienziati cercano di dare una risposta. La dott.ssa Zania Stamataki, docente e ricercatrice in immunologia virale presso l'Università di Birmingham sul The Guardian spiega che ci sono vari possibili scenari. 

In primo luogo, c'è una possibilità molto piccola che chi non si è infettato non sia mai entrato in contatto con il virus. Ma data la durata della pandemia e il numero di varianti altamente trasmissibili, ciò è improbabile. 

La seconda possibilità è che ci sia stato un contatto con il Covid-19, ma questo è stato eliminato rapidamente dal corpo prima che si sviluppasse nella malattia Covid (infezione abortiva).

È possibile infine che la persona abbia avuto il covid in forma asintomatica all'inizio della pandemia e prima di essere vaccinato e dunque abbia sviluppato a sua insaputa degli anticorpi.

Come si spiega l'immunità: le cellule T 

Alcune persone possono eliminare rapidamente il virus perché hanno anticorpi preesistenti e cellule immunitarie della memoria che riconoscono il virus. Secondo gli esperti potrebbe trattarsi di cellule T di memoria cross-reattive generate in precedenza per combattere coronavirus simili, ad esempio quelli che causano il comune raffreddore. Vi sono prove di una maggiore prevalenza di infezioni da coronavirus endemiche nei giovani e di una ridotta presenza di cellule T cross-reattive negli anziani. 

Tuttavia il virus cambia continuamente con l'emergere di nuove varianti.

Chi ha avuto un'infezione precedente, e ha affrontato bene il virus in un primo momento non necessariamente sarà immune alla variante successiva. Le persone riferiscono sintomi diversi dopo diversi cicli di infezione, in alcuni la seconda è più lieve, in altri maggiore. 

Variabili genetiche 

Esiste anche la possibilità che diversi sistemi immunitari rispondano in modo diverso al virus. Affinché Sars-CoV-2 infetti, la proteina spike sulla superficie del virus deve aderire a proteine ​​​​specifiche sulle cellule bersaglio, come la proteina ACE2. È possibile che le persone resistenti alle infezioni abbiano livelli di ACE2 diversi rispetto ad altri, ad esempio l'espressione di ACE2 correlata all'età nei polmoni dei bambini è diversa da quella degli adulti e può in parte spiegare perché i bambini spesso mostrano un'infezione più lieve. È anche possibile che alcune persone abbiano rari tipi di ACE2 a cui il coronavirus non può aggraparsi. Le differenze nell'espressione proteica tra le persone sono note come polimorfismi e sono preziose da scoprire. Le persone che hanno un raro polimorfismo genetico per la proteina CCR5 sono state immuni all'infezione da HIV. A sostegno di questa teoria, recenti analisi genetiche hanno rivelato che rari tipi di ACE2 possono influenzare la suscettibilità al Covid.

Inoltre, studi su operatori sanitari che sono rimasti costantemente negativi al Covid hanno mostrato la presenza di linfociti T preesistenti che riconoscono i peptidi – la catena di molecole che compongono una proteina – da parti del virus meno variabili rispetto alla proteina spike. Queste ricerche suggeriscono che sarebbe utile lavorare su un vaccino che colpisca parti più "stabili" del virus, che non cambiano nel tempo ( "proteine ​​evolutivamente conservate"). 

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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