Covid attacca i centri nervosi cervello che controllano respiro: lo studio

Lunedì 22 Marzo 2021
Il Covid attacca i centri nervosi: «Le polmoniti gravi sono solo la punta dell'iceberg». Lo studio

Il Covid può creare problemi anche nella parte del cervello deputata al controllo del respiro: lo dimostra una nuova ricerca del Dipartimento di Scienze della salute dell'università Statale di Milano, Polo dell'ospedale San Paolo, che è stata appena pubblicata sul Journal of Neurology. Il coronavirus Sars-CoV-2 "toglie il fiato" non solo per l'infezione che provoca nei polmoni, ma anche perché attacca direttamente i centri nervosi del cervello controllano il respiro.

Infatti «nei pazienti Covid-19 gravi, ricoverati in rianimazione e sottoposti a ventilazione meccanica, sono alterati i circuiti nervosi proprio nel tronco cerebrale dove si trovano anche i centri di controllo della respirazione».

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In particolare «undici pazienti Covid intubati - riporta Tommaso Bocci, che ha coordinato il lavoro nato dalla collaborazione tra neurologi, rianimatori e patologi del Centro di ricerca Aldo Ravelli di UniMi - sono stati studiati e confrontati con un gruppo di controllo di pazienti intubati senza Covid-19 e un gruppo controllo di soggetti completamente normali».

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I rischi

Dalle analisi di laboratorio emerge che «in tutti è stato valutato con una metodica elettromiografica il riflesso glabellare o di ammiccamento (anche detto blink). Il riflesso glabellare fa in modo che, in condizioni normali, uno stimolo cutaneo sul sopracciglio induca in pochissimi milllisecondi una chiusura dell'occhio proteggendolo da possibili agenti lesivi. Il circuito di questo riflesso è a livello del tronco cerebrale. L'osservazione principale riportata dal nostro studio è che nei pazienti Covid-19 il riflesso glabellare era gravemente alterato o assente, indicando quindi una grave disfunzione dei circuiti del tronco cerebrale».

«Nei primi pazienti Covid-19 - sottolinea Davide Chiumello, una delle firme dello studio e direttore della Rianimazione all'ospedale San Paolo - ricoverati in rianimazione avevamo osservato clinicamente alterazioni respiratorie che non erano spiegate solo dalla compromissione degli scambi, ma che potevano originare da alterazioni neurologiche del tronco encefalico L'osservazione con metodiche neurofisiologiche documenta e conferma l'ipotesi che l'alterazione respiratoria, pur essendo in gran parte determinata dalla polmonite, è amplificata da effetti della malattia sul tronco encefalico», così Chiumello.

 

La ricerca

Secondo gli autori della ricerca, infatti, la grave polmonite legata al Covid sarebbe nient'altro che «la punta di un'iceberg». Infatti «i risultati delle registrazioni neurofisiologiche riportate nell'articolo aggiungono un tassello importante per la comprensione dei meccanismi della malattia indotta dal virus Sars-CoV-2», afferma Chiumello.

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«Stiamo progressivamente convincendoci - prosegue Alberto Priori, direttore della Clinica neurologica dell'università Statale di Milano presso l'ospedale San Paolo - che la punta dell'iceberg di Covid-19 è a livello polmonare, ma si possono anche verificare danni neurologici correlati a questa malattia che in fase acuta sono mascherati dal quadro polmonare e infettivo. Gli effetti neurologici dell'infezione hanno un decorso diverso nel tempo, forse più prolungato, che stiamo iniziando a studiare solo adesso», ha concluso Priori.

Ultimo aggiornamento: 12:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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