Covid, speranze (e polemiche) dalla colchicina: farmaco di origine vegetale usato contro la gotta

Venerdì 5 Febbraio 2021 di Riccardo De Palo
Il colchico d'autunno

Tra i vecchi farmaci che hanno raccolto l’interesse degli scienziati, per verificarne l’efficacia nei pazienti Covid, c’è anche la colchicina, che sarà sperimentata anche in Italia dai medici di base.

La colchicina è un alcaloide estratto da una famiglia di piante del genere Colchicum, e in particolare dal colchico d’autunno, (detto anche falso zafferano, perché i suoi fiori assomigliano a quelli da cui si estrae la spezia). Viene usato solitamente per il trattamento della gotta, ma di recente ha attirato l’interesse dei ricercatori per la sua attività antiflogistica, e in particolare in alcune sindromi autoinfiammatorie, come la febbre mediterranea periodica, e anche nel trattamento delle pericarditi.

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Uno studio internazionale preliminare, condotto in Brasile e pubblicato mercoledì scorso, informa il Guardian, ha riportato che la molecola può ridurre le morti e le ospitalizzazioni dei pazienti Covid di almeno il venti per cento. Il suo uso viene ora sperimentato in varie parti del mondo, come la regione canadese del Quebec. Stando alla ricerca, finanziata dalle autorità brasiliane, il farmaco può ridurre l’infiammazione indotta dalla risposta immunitaria e aiutare a scongiurare danni vascolari.

“Qualunque sia il suo meccanismo d’azione - si legge nello studio pre-pubblicato da RMD Open, giornale online edito dal British Medical Journal - la colchicina sembra dare benefici per il trattamento dei pazienti ricoverati per covid 19”

I ricercatori hanno specificato che non sono riscontrati effetti collaterali gravi, come danni al fegato o al cuore, o effetti negativi nei confronti del sistema immunitario, che sono invece stati spesso riscontrati in farmaci usati per trattare il Covid. La riduzione conseguente nella necessità di ossigeno-terapia, specifica lo studio, potrebbe risultare in benefici per i costi e i tempi del trattamento sanitario in ospedale. Tuttavia, poiché solo pochi pazienti sono stati monitorati in questo tudio, è ancora presto per determinare se la colchicina possa essere davvero utile nel ridurre il ricorso alla cura intensiva o il rischio di morte. 

La comunità scientifica ha reagito con perplessità, per l'esiguità dello studio effettuato, che è stato invece sbandierato come una "grande scoperta" in un comunicato stampa. "I risultati non sono statisticamente significativi", ha detto la ricercatrice canaese Emily McDonald del MUHC Research Institute. Secondo altri medici, i risultati dello studio, scaricabile QUI,  non corrispondono a come sono stati presentati, tanto che i medici francesi non se la sono sentita di raccomandare la sperimentazione della colchicina.

Lo studio brasiliano è stato condotto tra aprile e agosto dello scorso anno su 75 pazienti ricoverati con sintomi moderati da Covid-19, a cui sono state somministrate diverse quantità di colchicina. I risultati, basati su 72 pazienti, hanno segnalato che i soggetti trattati con il farmaco hanno avuto necessità in media di quattro giorni di somministrazione di ossigeno, mentre chi non ha ricevuto il farmaco ha avuto bisogno per 6,5 giorni dello stesso trattamento. 

Ultimo aggiornamento: 13:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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