Vaccini, più Pfizer e zero scorte: il piano per evitare la frenata ad aprile

Domenica 21 Marzo 2021 di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili
Vaccini, più Pfizer e zero scorte: il piano per evitare la frenata ad aprile

Ci sono oltre 4 milioni di dosi di vaccini anti Covid in consegna e 2 sono ferme nei frigoriferi: l’accelerazione ora è possibile, ma il buco nero rischia di crearsi ad aprile. Per evitare una frenata si punta su un incremento delle forniture di Pfizer e su una riduzione delle scorte che restano ferme perché alcune Regioni vanno a rilento. 
L’ultimo contrattempo è stato un guasto al camion che trasportava i vaccini di AstraZeneca, 135mila dosi.

Per ragioni tecniche sono state riportate in Belgio, ma ci sarà una compensazione già la prossima settimana. Secondo lo scenario che ha descritto il generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza, da oggi alla fine del mese ci sarà un’accelerazione nelle forniture: stanno arrivando 333mila dosi di Moderna, in totale prima del 31 marzo saranno 875 mila. Da Pifzer ne sono attese tra domani e il lunedì successivo, 2 milioni, mentre AstraZeneca dovrebbe raggiungere quota 1,6 milioni. Per questo l’altro giorno Figliuolo, in linea con le spinte che giungono dal governo, ha sollecitato le Regioni: non tenete le dosi nei frigoriferi, usatele, perché per i richiami abbiamo come ufficio del commissario le scorte a Pratica di Mare.

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Attualmente, nei frigoriferi ci sono 2.150.000 dosi: 1.320.000 di AstraZeneca, 170.000 di Moderna e 660.000 di Pfizer. Dunque, è la linea di Figliuolo, si può e si deve accelerare. Però lo stesso commissario ieri ha precisato: «Johnson&Johnson arriverà nella seconda metà di aprile, con una quantità limitata che poi andrà aumentando tra maggio e giugno». 

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Nelle Regioni sanno che in realtà il vaccino monodose di J&J sarà disponibile per le somministrazioni a partire dall’ultima settimana del prossimo mese. Questo ritardo, aggiunto ai problemi di AstraZeneca, rischia di frenare l’aumento delle iniezioni che era stato previsto per aprile, anche se Figliuolo è ancora convinto che nella terza settimana di quel mese si potrò raggiungere il traguardo di 500mila somministrazioni giornaliere. 
Nel Lazio, ad esempio, sono fiduciosi di potere prenotare già tutti coloro che hanno tra i 60 e i 69 anni ad aprile. AstraZeneca ha però già fatto sapere all’Unione europea che il prossimo mese invierà meno dosi. Lo conferma anche l’assessore Alessio D’Amato: «Avremo ad aprile nel Lazio, come in tutta Italia, una difficoltà importante nell’approvvigionamento del vaccino AstraZeneca. Bisognerà valutare con molta attenzione anche per garantire le seconde dosi che partiranno dal 10 maggio».
La multinazionale, secondo quanto spiegato nei giorni scorsi dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, consegnerà all’Ue solo «30 milioni di dosi» di vaccino anti-Covid nel primo trimestre, invece dei 90 pattuiti nel contratto, e appena 70 nel secondo trimestre, invece dei 180 previsti. Tra l’altro, ci sono problemi anche negli invii al Regno Unito, perché le fiale prodotte in India vengono trattenute in parte dal colosso asiatico dove la corsa del virus è ricominciata.
LA STRATEGIA DI DRAGHI
Il governo italiano, per evitare una frenata ad aprile, sta puntando su un aumento delle forniture da parte di Pfizer. «Già a marzo sono arrivate 707.850 dosi in più», dice una fonte governativa di rango che segue il dossier, «e il trend potrà continuare il prossimo mese. Per questo siamo fiduciosi che gli obiettivi fissati dal commissario Figliuolo possano essere raggiunti». In più, a partire da metà maggio quando l’Ema dovrebbe autorizzare Sputnik, Mario Draghi è intenzionato a ricorrere al vaccino russo indipendentemente da ciò che deciderà l’Unione europea. Esattamente come Angela Merkel. La linea: «Si lavora nella cornice europea, ma siccome la priorità è avere quante più dosi possibile per immunizzare nel più breve tempo la popolazione italiana», spiegano a palazzo Chigi, «se l’Unione europea non sposa l’esigenza della rapidità potremo acquistare Sputnik da soli. E lo stesso faremo con Curevac quando questo farmaco sarà pronto».
In questa corsa a fare scorta di fiale c’è anche la pressione su AstraZeneca affinché rispetti i contratti di fornitura. «Se le aziende non onorano i patti firmati e nel frattempo esportano i vaccini al di fuori dell’Unione europea», dicono al ministero della Salute, «bloccheremo le esportazioni». E’ già successo a febbraio per 250 mila dosi di AstraZeneca dirette in Australia. E succederà ancora. «Il mancato rispetto degli accordi», ha ammonito venerdì Draghi, «va punito».


Mauro Evangelisti
Alberto Gentili
 

Ultimo aggiornamento: 19:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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