Un'adeguata nutrizione può ridurre il richio di morte per i malati di Covid-19 ricoverati in terapia intensiva.
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La ricerca ha coinvolto malati di Covid-19 ricoverati nelle terapie intensive dei due centri ospedalieri, tutti in assistenza respiratoria. Gli studiosi hanno osservato che «chi ha potuto ricevere entro i primi 4 giorni di ricovero un supporto nutrizionale, principalmente per via enterale, adeguato ai fabbisogni calorici stimati, ha evidenziato una minore mortalità». I risultati hanno inoltre confermato che «l'obesità moderata è associata a un più alto rischio di mortalità, mentre quella grave sembra comportare anche un significativo ritardo nello svezzamento dalla ventilazione artificiale invasiva».
«Adottare una terapia nutrizionale ad hoc per i pazienti affetti da Covid-19 sottoposti a ventilazione meccanica invasiva, il più possibile in linea con le raccomandazioni delle società scientifiche internazionali, risulta essere un elemento di fondamentale importanza per la riduzione della mortalità e il miglioramento dei risultati clinici», raccomandano i ricercatori.
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«Garantire un adeguato supporto nutrizionale ai pazienti in terapia intensiva è, ancor oggi, spesso problematico a causa della severità delle condizioni cliniche e metaboliche dei pazienti ricoverati, a maggior ragione in una patologia complessa come il Covid-19 - afferma Riccardo Caccialanza, direttore dell'Unità operativa complessa di Nutrizione clinica della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia - Le modalità e le tempistiche ideali di somministrazione dei nutrienti sono ancora oggetto di dibattito scientifico, ma i nostri risultati sottolineano che è di fondamentale importanza cercare di soddisfare al meglio i fabbisogni nutrizionali nel più breve tempo possibile in tutti i pazienti, compresi quelli obesi», precisa l'esperto.
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«Siamo estremamente soddisfatti dei risultati ottenuti grazie alla collaborazione instaurata con i colleghi del Policlinico di Milano», aggiunge, auspicando «che la nostra collaborazione prosegua in futuro, per valutare l'efficacia di protocolli nutrizionali innovativi e finalizzati a migliorare sempre più la qualità delle cure». «Siamo orgogliosi di aver partecipato a questo studio - dichiara Giacomo Grasselli, responsabile Rianimazione e Terapia intensiva adulti presso la Fondazione Irccs Cà Granda ospedale Maggiore di Milano - che aggiunge un tassello importante alle nostre conoscenze sul trattamento dei pazienti con Covid-19. La nostra ricerca conferma che l'attenzione all'apporto nutrizionale è di fondamentale importanza nella gestione di tutti i pazienti critici. Per questo bisogna favorire il più possibile la collaborazione tra intensivisti e specialisti di nutrizione clinica, nell'ottica di una gestione multidisciplinare e condivisa dei pazienti ricoverati in terapia intensiva».