Walter Pasini: «Siccità e caldo hanno favorito la diffusione delle zecche. In montagna difendetevi così»

Giovedì 9 Giugno 2022 di Stefano Ardito
Walter Pasini: «Siccità e caldo hanno favorito la diffusione delle zecche. In montagna difendetevi così»

Durante il lockdown non avremmo osato neppure pensarlo, ma gli italiani hanno ripreso a viaggiare.

Dopo il blocco imposto dalla pandemia, nonostante le difficoltà economiche causate dal Covid-19, e poi anche dalla guerra, aeroporti, stazioni e autostrade sono di nuovo affollati. Alcune parti del mondo, soprattutto in Oriente, sono ancora off-limit, ma il turismo del corto e medio raggio è ripartito. E, ormai, lo abbiamo imparato: viaggiare, che si vada in un luogo esotico o in una spiaggia accanto a casa, espone a rischi per la salute. Che vanno, prima di tutto conosciuti, e poi affrontati in maniera adeguata. Mai partire, soprattutto per mete lontane, senza aver prima “studiato” la condizione sanitaria o aver fatto i conti con le proprie forze. Il padre italiano della Medicina di viaggio si chiama Walter Pasini, ed è un epidemiologo, ha collaborato per decenni con l’Oms.

Ha fondato la Società Internazionale di Medicina dei Viaggi. Oggi fa ancora parte del suo comitato scientifico.

Due anni fa il Covid-19 ci ha sorpreso e colpito duramente. Abbiamo imparato la lezione?

«Solo fino a un certo punto, purtroppo. I viaggiatori italiani, ma anche la nostra industria del turismo, sottovalutano spesso i rischi legati al viaggio. Il caso più evidente, per esempio, è la malaria, che in Asia o in Africa c’è ancora, e se non viene curata può uccidere. Solo pochi viaggiatori, però, fanno la profilassi prima di partire».

Da marzo 2020, apparentemente, siamo diventati più cauti negli spostamenti. Molti ancora, anche giustamente, scelgono l’Italia per le vacanze. Dobbiamo aver paura dei viaggi?

«Ma no, viaggiare, è bello e fa parte della vita. Sopratutto i giovani hanno bisogno di misurarsi con nuove esperienze. Ovviamente conoscendo tutte le precauzioni. Una generazione che non viaggia diventa triste, perde la curiosità».

Le infezioni si sono sempre diffuse con gli spostamenti, o no?

«Sì, va ricordato che tutte le infezioni, nella storia, si sono diffuse grazie ai viaggiatori, che fossero pellegrini, artisti, militari o turisti. Ce lo insegna la letteratura scientifica. Basta seguire i percorsi fatti dai virus. Covid-19 compreso»

Le sue parole confortano poco pensando all’estate imminente. Le vaccinazioni che abbiamo fatto contro il Covid-19 impediscono altre vaccinazioni indispensabili per partire? E chi ha avuto l’infezione deve proteggersi più degli altri?

«Chi ha avuto la malattia ed è guarito, come chi ha completato il ciclo di vaccinazioni, non è esposto alle infezioni più degli altri, e quindi può mettersi in viaggio tranquillamente. Ma questo non significa non proteggersi in Paesi o in situazioni a rischio. Sappiamo che il Covid-19 circola ancora».

Dobbiamo aver paura del virus delle scimmie?

«Dobbiamo, come ho già detto, informarci sulle modalità di trasmissione e sui comportamenti che ci possono proteggere».

Lei in “Viaggi internazionali e salute”, scaricabile dai siti dell’Oms (apps.who.int) e dell’Istituto Superiore di Sanità (epicentro.iss.it) elenca malattie tropicali come la malaria e il dengue. Nei prossimi mesi, però, milioni di italiani andranno semplicemente al mare o in montagna. Di cosa si devono preoccupare?

«Ci vuole attenzione anche nelle situazioni più vicine e apparentemente tranquille. Al mare, facciamo l’esempio più banale che fa capire come si tutela poco la salute quando si è anche con la mente in vacanza, si rischia se ci si espone troppo e male al sole, o se ci si tuffa senza saper nuotare, o senza aver verificato la profondità del fondale. Lo dovrebbero sapere tutti, ma gli incidenti continuano a verificarsi».

E se invece si sceglie la montagna?

«L’ultimo allarme è quello delle zecche. La siccità e le alte temperature hanno favorito la loro diffusione prima dell’inizio dell’estate. E la circolazione degli animali selvatici nelle aree urbane ha fatto sì che le zecche si avvicinassero sempre più all’uomo. I morsi di zecche stanno aumentando, potrebbero diffondere la malattia di Lyme. Una patologia che può interessare diversi organi. Dalla febbre, ai dolori muscolari a prurito cutaneo. Prima regola, per evitare le zecche servono i pantaloni lunghi, e un controllo alla fine della gita».

Lei, con lo svizzero Robert Steffen, è considerato il padre della medicina di viaggio. Com’è nata questa specialità?

«Nei Paesi coloniali, come la Gran Bretagna o il Belgio, ci si preoccupava dei funzionari in partenza o al rientro, poi l’attenzione si è spostata sui turisti».

Quindi viaggiare può fare bene alla salute?

«Certo. Il settore dei viaggi legato alla cura, alle terme e al benessere cresce da decenni, e spero che continui a farlo. Viaggiare è piacere, è conoscenza, e può essere anche salute».

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Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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