Vino, fa bene o male? Differenza tra rosso e bianco legata agli antiossidanti, sottovalutato il rischio tumori

La comunità scientifica ha deciso di sposare un approccio più prudenziale all’alcol in generale che si riassume con lo slogan “less is better”

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Valentina Arcovio
Vino, fa bene o male? Differenza tra rosso e bianco legata agli antiossidanti, sottovalutato il rischio tumori

Dicevano i latini «il vino fa buon sangue», riferendosi ai presunti effetti “terapeutici” di questa antica bevanda.

In effetti, negli anni sono state sempre più numerose le evidenze scientifiche che hanno sottolineato gli effetti protettivi sull’organismo di alcune sostanze.
Per primo, il resveratrolo. Che, tra gli altri, riduce l’invecchiamento cellulare. Inoltre, gli antiossidanti contenuti all’interno aiutano il gene che impedisce la formazione di nuove cellule di grasso. Da qui l’idea che un consumo, basso e moderato, di vino sia salutare.
In realtà, nelle ultime settimane la comunità scientifica, di pari passo alla pubblicazione di studi più ampi e rigorosi, ha deciso di sposare un approccio più prudenziale al vino e all’alcol in generale, che si riassume con lo slogan “less is better”, cioè “meno è meglio”.
Oggi, secondo medici e ricercatori, non esiste un consumo completamente sicuro di alcol. E quindi neanche di vino. Una filosofia, questa, condivisa a livello internazionale tanto che l’Unione Europea ha recentemente dato all’Irlanda il via libera all’utilizzo di “alert sanitari” sulle etichette degli alcolici, vino compreso. Una scelta, quella di Dublino, che però è stata criticata anche da una parte della comunità scientifica la quale ritiene scorretto mettere sullo stesso piano vino e sigarette. «Vino e sigarette non danneggiano la salute allo stesso modo. È eccessivo quindi comunicarne il rischio con le stesse modalità», è il parere unanime espresso da alcuni membri del board scientifico di MOHRE, Osservatorio Mediterraneo per la Riduzione del Rischio in medicina. Il nostro ministero della Salute definisce precisi limiti a quello che considera un consumo “a basso rischio”. E questi precisi limiti variano in base al sesso e all’età. Agli uomini, quindi, viene consigliato di non superare i due bicchieri di vino al giorno; alle donne e, in generale, alle persone con più di 65 anni d’età solo un bicchiere di vino al giorno. Sotto i 18 anni invece zero vino e, in generale, zero alcol.

Superare le soglie indicate può essere pericoloso a vari livelli e danneggiare quasi tutti i nostri organi. «Oltre alle quantità assunte – si legge sul sito del ministero della Salute – è importante considerare la modalità di assunzione del vino, che contribuisce a innalzare i rischi per la salute e i rischi sociali, come il bere lontano dai pasti o il bere quantità di alcol eccessive in una singola occasione, il consumo in occasioni o contesti che possono esporre a particolari rischi, quali la guida o il lavoro, la capacità di smaltire l’alcol rispetto al genere e all’età della persona». 

I PARERI

Il neurochirurgo Giulio Maira: «A piccole dose aiuta le relazioni, l'abuso danneggia il cervello» 

«Un bicchiere di vino ha un effetto inebriante, che aumenta il piacere delle relazioni. Ma a dosi elevate può modificare funzionalmente alcuni neurotrasmettitori, interferendo sulle capacità di memoria, di ragionamento, di apprendimento e anche sul controllo delle emozioni». A spiegarlo è Giulio Maira, professore di Neurochirurgia all’Humanitas di Milano, secondo il quale bisogna fare una differenza tra consumo basso ed abuso. «Un bicchiere di vino al giorno per le donne e due bicchieri per gli uomini - sottolinea Maira - possono essere anche sostanzialmente innocui sulla salute del cervello. Ma oltrepassare questo limite, abusando del vino anche per lunghi periodi di tempo, può portare a dipendenza e creare danni anche irreparabili per il nostro cervello. Insomma il consiglio è: bere sì ma con prudenza».

Il medico internista Giovanni Addolorato: «Massimo un bicchiere per le donne e due per gli uomini»

«Non c’è organo del nostro apparato digerente che non venga colpito negativamente dal consumo di alcol e, quindi, anche del vino». A parlare è Giovanni Addolorato, direttore dell’UOC Medicina Interna 2 e Patologie Alcol correlate della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma. L’esperto ricorda che non esiste un rischio zero associato al consumo di vino. Ma il livello di rischio è commisurato alle quantità di vino consumate, così come allo stato di salute della singola persona. «Un adulto in buone condizioni fisiche può bere moderatamente: per la donna un drink e per l’uomo due drink divisi ai pasti rappresentano una quantità a basso rischio per la salute - sottolinea Addolorato - Ma per una persona con patologie pregresse il rischio può essere più alto».

Il cardiologo Antonio Rebuzzi: «Antiossidanti nel rosso ma mai esagerare»

«Il vino rosso a modiche quantità non fa male, anzi ci sono numerosi lavori scientifici che dimostrano un effetto benefico sull’organismo - spiega Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma - Negli ultimi 20 anni sono stati condotti una serie di lavori scientifici – aggiunge - i quali hanno evidenziato la presenza nel vino rosso di sostanze, come il resveratrolo, che hanno un effetto antiossidante sull’organismo e sul cuore. Per chi ha avuto un infarto l’ideale resta un bicchiere ai pasti di rosso. Va ricordato che dosaggi superiori portano a aritmie e a un aumento delle calorie che fanno salire il colesterolo». Lo stesso discorso non vale per il vino bianco. «Un consumo eccessivo e prolungato nel tempo alza i livelli di colesterolo e causa un peggioramento delle placche aterosclerotiche», conclude Rebuzzi.

L'oncologo Carlo La Vecchia: «Aumenta il rischio di ammalarsi di tumore»

«Il vino così come una qualsiasi bevanda alcolica è associato al rischio di sviluppare tumori - spiega Carlo La Vecchia, ricercatore della Fondazione Airc e professore all’Università degli Studi di Milano - Meno si consuma e minore è il rischio di ammalarsi di cancro». Non c’è, quindi, una dose che si può ritenere sicura, almeno dal punto di vista del cancro. «L’alcol, quindi anche il vino, aumenta il rischio di sviluppare tumori del primo tratto digestivo e respiratorio, ma anche i tumori del cavo orale, della laringe, della faringe e dell’esogafo. Ricordiamo che il vino è legato al tumore dell’intestino, del fegato e anche della mammella». Il ricercatore ritiene fondamentale contrastare l’abuso. «Se riuscissimo a contenere il consumo potremmo evitare circa l’85% di tutti i tumori legati all’alcol», conclude La Vecchia.

Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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