Per chi ha più di 40 anni è una tappa obbligata: l’occhio invecchia e si diventa presbiti. A rovinarsi è il cristallino, lo zoom che consente di mettere a fuoco a diverse distanze. Con il passare del tempo, infatti, è lui a perdere l’elasticità e a indurirsi. «La presbiopia inizia a manifestarsi intorno ai 40 anni e questo indurimento continua fino oltre ai 60. È un invecchiamento del cristallino che colpisce tutti», spiega Alessandro Mularoni, responsabile di Oculistica dell’Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino.
I SEGNALI
Ma quando ci si accorge di essere diventati presbiti? Lo si nota quando non si riesce più a mettere a fuoco: inizialmente, per esempio, ci si allontana dallo smartphone per leggerlo e nel corso della giornata l’occhio inizia a stancarsi. A 40 anni, dunque, la regola principale da seguire è fare una visita dall’oculista per monitorare lo stato dell’occhio. «È questa l’età in cui insorgono le patologie tipiche dell’età senile, come il glaucoma e le maculopatie – aggiunge lo specialista – L’insorgenza della presbiopia è per il paziente un momento importantissimo per fare un check up completo». La diagnosi la fa l’oculista con una visita completa: prima misura la vista da lontano e da vicino, poi prende la pressione dell’occhio (il tono oculare) e prova un occhiale. Il cristallino viene misurato con un densitometro che fa capire quanto stia diventando denso. «Più lo è, più diminuisce l’elasticità e la performance della messa a fuoco – commenta Mularoni – Quando tutta la lente è opaca quella è invece la cataratta, che fa riferimento alla trasparenza del cristallino». Tre sono i percorsi di trattamento da seguire. O si segue la classica correzione o la chirurgia e le tecniche laser. Nel primo caso, ci sono gli occhiali o le lenti a contatto. Se invece si vuole andare verso l’intervento risolutivo, oggi la soluzione è in day hospital, in anestesia locale, e permette subito di poter vedere. «Togliamo il cristallino e inseriamo una lentina intraoculare: è un innesto di materiale plastico di elevata qualità e biocompatibile, che non dà reazione avversa – precisa Mularoni – Al termine degli interventi, poi, o non si mette nulla o si usa un guscio protettivo, che rende l’occhio da subito libero. Il guscio è trasparente e il paziente vede già come se avesse davanti la lente di un occhiale».
LA RICORRENZA
Per l’operazione la scelta può ricadere su diversi cristallini artificiali, a seconda se si vuol privilegiare una vista da lontano o intermedia. Il primo cristallino artificiale ad essere impiantato ha compiuto i suoi 71 anni lo scorso 8 febbraio, giorno in cui, nel 1950 l’oftalmologo Harold Ridley lo mise in maniera permanente in un occhio. La sua intuizione nacque durante la seconda guerra mondiale: alcuni piloti della forza aerea britannica avevano schegge delle tettoie della cabina di pilotaggio depositate sugli occhi e si accorse che quel materiale, l’acrilico, non scatenava un rigetto infiammatorio. Così, iniziò a studiare per realizzare un cristallino artificiale e, alla fine, ci riuscì.
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