Obbligati a crescere, Messa: «Vaccino subito grazie alla ricerca». Ricciardi: «Vaccinazione di massa da sola non garantirà normalità». Il webinar

Giovedì 11 Marzo 2021
Obbligati a crescere, Vaccino: come ricominciare. Il Webinar
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"Obbligati a Crescere.

Vaccino, come ricominciare" è il titolo del webinar trasmesso in streaming oggi sulle testate del gruppo Caltagirone Editore (Messaggero, Mattino, Gazzettino, Corriere Adriatico, Quotidiano di Puglia).

Ad un anno dal lockdown è tempo di bilanci e di ripartenze. Tante sono le domande a cui trovare una risposta: conviveremo con le varianti del virus? Il vaccino sarà davvero la nostra salvezza? La ricerca, pubblica e privata, nel nostro Paese riuscirà ad avere un impulso reale?

A discuterne Maria Cristina Messa (Ministro dell’Università e della Ricerca), Walter Ricciardi (Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva Università Cattolica di Roma e consulente ministero della Salute), Silvio Garattini (Scienziato e farmacologo italiano, presidente dell’Istituto di ricerca ”Mario Negri”), Lucia Aleotti (Azionista e membro del Board di Menarini), Massimo Scaccabarozzi (Presidente Farmindustria), Maria Rosaria Capobianchi (Docente di Biologia Molecolare e alla guida del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani), Anna Zanardi (Psicologa International Board Advisor, Senior Advisor for CEO and C-Level Teams), Francesco Cognetti (Direttore Oncologia medica Regina Elena di Roma e presidente Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi), Carolyn Smith (Ballerina e coreografa Ambasciatrice Airc), Antonio Giuseppe Rebuzzi (Professore di Cardiologia Università Cattolica di Roma).

Hanno moderato le giornaliste Maria Latella, Carla Massi e Alessandra Spinelli.

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Maria Cristina Messa. «L'esempio lampante» del valore della ricerca «lo abbiamo visto con il vaccino contro il Covid-19 avuto disponibile a meno di un anno dall'esordio dello scoppio della pandemia», ha detto il ministro: «È chiaro che se noi non avessimo condotto per anni ricerca per vaccini Rna e Dna, o comunque su piattaforme per vaccini particolari, di ricerca non di produzione, e l'abbiamo fatto nei laboratori di ricerca sia per l'Hiv, che è stato un grande motore, e per la cura dei tumori, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di avere un vaccino a meno di un anno per questa pandemia». Le ricerche di anni nei laboratori che hanno permesso in un anno un vaccino anti Covid, ma anche «la ricerca sull'idrogeno e su altri tipi di combustione» senza i quali nel settore dell'energia sostenibile «non potremmo procedere», sono «ricerche che danno il concetto, il "prof of concept" che però poi deve essere ripreso dal mondo degli innovatori, dalle imprese che lo scalano a livello della popolazione» ma «da noi manca molto questo passaggio». Secondo il ministro «il sistema della ricerca italiano sarebbe più forte se si creasse «un sistema trasversale della ricerca che passi attraverso i ministeri di competenza», come il Mur e la Salute. «Basterebbe fare bandi congiunti, mettere insieme in maniera ottimale fondi Mur con fondi Salute», non un fondo comune ma, ha chiarito Messa, «ma basterebbero dei tavoli tecnici che mettano a fattore comune le principali linee di ricerca e poi ogni ministero potrebbe lavorare ognuno con le proprie» linee di ricerca «senza fare chissà quali rivoluzioni».

Insomma la ricerca italiana «ha bisogno di fondi, collegamenti fra i vari settori, ha bisogno di ricercatori, che possano condurre le loro ricerche in tempi non biblici, ed ha bisogno che ci si concentri sul passaggio "dalla ricerca al business", che poi è un passaggio del Pnrr su cui stiamo cercando di introdurre risorse - sia in termini di riforme che risorse finanziarie - per facilitare questo sistema al momento molto frammentato». «In generale penso che i brevetti debbano generare ricchezza, sono fondamentali solo qualora possano creare valore, creare startup, dare lavoro ai giovani. Non ho soluzioni in tasca in questo momento ma è un punto cardine da affrontare», ha quindi detto Messa. «Ma quando poi entriamo nel mondo della salute, ci sono aspetti etici e sociali importanti. Credo che il vaccino debba essere disponibile ovunque e dobbiamo ricordarci dei paesi poveri. Se non riusciremo a dare accesso al vaccino a questi Paesi come ai paesi occidentali, avremo perso questa battaglia» ha chiarito la ministra.

Quindi un ragionamento sul sistema università: «In questa fase dovremo mettere in atto le attività di tutoraggio, adeguamento competenze, per seguire i ragazzi che finora non hanno potuto seguire. Serve che le università si organizzino. Metteremo in campo la didattica in presenza e a distanza, senza tralasciare gli aspetti psicologici e sociali (penso alla vita nei Campus dei ragazzi)».

 
 

Walter Ricciardi. «Se i politici mi avessero ascoltato, con le cose fatte al momento giusto, oggi staremmo come Australia e Nuova Zelanda dove si organizzano le regate e ci si abbraccia e vive normalmente. Sta succedendo da mesi in Canada occidentale, in Vietnam. Non si tratta di lockdown, ma di strategia no Covid  - sostiene il consulente ministero della Salute - Una mobilitazione generale per liberarsi dal virus in 5-6 settimane». Per Ricciardi «serviva una decisione convinta della politica: ora il percorso può partire dal basso, da città e Regioni. E questa strategia non funziona solo nelle isole, Vietnam e stato di Washington hanno confini "terrestri"». Quindi la variante inglese: «Da noi ci ha messo meno di un mese per diventare dominante. C'era la necessità di mettersi in moto subito, mentre noi continuiamo a seguire. E ora ne iniziamo a vedere altre, come la brasiliana, che sono anche più pericolose». «Con le cose fatte al tempo giusto - il pensiero di Ricciardi - saremmo alla normalità: potremmo andare al ristorante, al bar, probabilmente potevamo andare al cinema. Affollare in maniera razionale gli stadi. Se le cose si fanno al tempo giusto oggi, io lo sto dicendo da ottobre, saremmo in condizioni normali. Questo sarebbe successo se nelle varie fasi dei miei avvertimenti questi fossero stati recepiti. Poi adesso tutti quanti etichettano questo come lockdown ma è una strategia no-Covid, significa salvare le vite».

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«Il vaccino di massa non sarà l'arma di liberazione. Dobbiamo assolutamente vaccinare quanto prima possibile e quanto più possibile. Ma per tornare alla normalità c'è bisogno di una strategia più ampia, di più armi. Le dosi di vaccino ci saranno, ma per l'immunità di gregge servono percentuali altissime di popolazione vaccinata, e ciò è estremamente difficile da raggiungere. La vaccinazione da sola non porterà alla normalità», dice Ricciardi. «Nel caso del coronavirus - aggiunge il consulente del ministro - ci sono due ordini di problemi, il primo è che il vaccino probabilmente non ha un'immunità duratura e permanente, ma di pochi mesi e il secondo non riusciremo a vaccinare il 95% della popolazione. Ciò ci induce a capire che dobbiamo fare più cose insieme, la vaccinazione sicuramente ma anche altre cose, perché - ribadisce - non sarà soltanto la vaccinazione di massa che ci consentirà di tornare alla normalità».

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Per Silvio Garattini sul fronte delle misure anti-Covid «si cerca di accontentare tutti e così si fanno solo disastri. Basti pensare a quanto avvenuto questa estate quando siamo stati incapaci di gestire la situazione. Una giornata di chiusura non serve a nulla. Una giornata di "apertura" può creare seri problemi sulla diffusione del virus. Servono decisioni non solo per uno o due giorni per weekend». «Abbiamo urgente bisogno di produrre il vaccino anche nel nostro Paese - sostiene lo scienziato - Con grande urgenza bisogna agire. Non sappiamo quanti vaccini dobbiamo fare, se dobbiamo cambiarli in base alle varianti. Abbiamo la necessità di operare e non limitarci agli annunci».

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Secondo Lucia Aleotti «la produzione dei farmaci in Europa e in Italia è un asset strategico non solo per l'economia ma anche per la salute. Noi abbiamo scommesso sull'Italia dal punto di vista degli stabilimenti». Sull'acquisto dei vaccini «gli Usa e il Regno Unito hanno avuto un atteggiamento meno sospettoso verso l'industria farmaceutica, hanno avuto un dialogo anticipato e fiducioso. L'Europa è stata più lenta, siamo malati di economicismo con l'attenzione all'acquisto sotto certe condizioni e criteri ma questi valgono in tempo di pace e non di guerra. La velocità con cui si è mossi ha fatto la differenza». «Il gruppo Menarini è impegnato nello sviluppo dell'anticorpo monoclonale messo a punto nei laboratori di Toscana Life Sciences dal gruppo di Rino Rappuoli con un team di giovani ricercatori che hanno lavorato su campioni di anticorpi umani e hanno selezionato un anticorpo tra oltre 5mila - ricorda Aleotti - poi è iniziato il lavoro per clonarlo in quantità e poi è iniziata la collaborazione con il gruppo Menarini». «Chi parla di brevetto e licenze obbligatorie non conosce la realtà industriale - avverte Aleotti - Sul tema dei vaccini e degli anticorpi monoclonali c'è un imbuto: tutto il mondo industriale produce centinaia di milioni di vaccini e oggi è richiesto di produrre miliardi di dosi e così con gli anticorpi monoclonali già prodotti per i tumori ma ora le richieste sono esponenziali. Ma le aziende acquistano materiali per la produzione, i nanofiltri e i bioreattori, per il processo di purificazione con filtri e materiali di consumo, a monte le aziende che producono queste strumentazioni hanno una richiesta che è esplosa in poco tempo».

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Massimo Scaccabarozzi. Per il presidente Farmindustria sul fronte vaccino «in meno di un anno è successo quello che si può definire un "miracolo". Di vaccini ne arriveranno altri, e tutto ciò è successo grazie ad una accelerazione dei progetti di ricerca e del processo regolatorio. Il problema della produzione del vaccino è anche relativo al trasferimento delle tecnologie. Anche aziende concorrenti stanno lavorando insieme. Con il ministero lavoriamo in ottica strategica. Nei prossimi mesi andremo a regime. L'Italia è un Paese leader nella produzione dei farmaci. Potremo diventarlo anche nella ricerca, lo vediamo per i vaccini, per gli anticorpi monoclonali. Abbiamo le carte in regola per diventare un hub di ricerca senza eguali in Europa. Con il ministero stiamo attrezzando l'Italia».

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Maria Rosaria Capobianchi ha sottolineato al momento sono 7 le varianti del virus SarsCov2 sotto osservazione: «di queste 3 destano preoccupazione, e sono quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi, quella cosiddetta britannica, la brasiliana e sudafricana. Accanto a queste vi sono 3-4 varianti che non destano preoccupazione, ma sono degne di attenzione, e si stanno diffondendo». Come tutti i virus è a Rna, anche «il Sarscov2 cambia, perché ha una capacità di correggere gli errori che fa nella replicazione abbastanza importante - ha spiegato - e riesce ad adattarsi alle condizioni ambientali, ottenendo il massimo di diffusione possibile. È una situazione normale per i virus». Richiamando i risultati di uno studio del Massachussets Institute of technology che uscirà a breve, Capobianchi ha spiegato che questo virus ha un «processo evolutivo che è un pò a fisarmonica. Queste mutazioni che emergono non si impongono subito, ma si accumulano finché una di queste non si afferma a sostenere trasmissione e replicazione». Quindi c'è una fase di grossa espansione, in cui si affermano 2-3 varianti. «Dopo di che, - ha concluso - ricomincia questo processo di fermento. Le varianti sono seguite con attenzione».

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Anna Zanardi. «La sottovalutazione dello stato di salute mentale dell'equilibrio mentale, e non solo correlato al Covid, è molto alta in Europa - ha sostenuto - Bisognerebbe darne molta più attenzione. La pandemia ha buttato tutti in uno stato di crisi esistenziale, anche per i giovani. Sono aumentate le "dipendenze" che aiutano a controllare l'ansia. La forzatura del lockdown, la situazione di solitudine forzata che ha indotto, ha fatto sì che siano emerse sacche di insoddisfazione. Abbiamo perso la "tridimensionalità" del rapporto interpersonale. Oggi abbiamo la fortuna di avere possibilità snelle di ascoltare e aiutare le persone».

Francesco Cognetti ha parlato delle conseguenze indirette del Covid sullo screening, la gestione e il trattamento delle altre patologie nel sistema ospedaliero, a partite da quelle oncologiche. «In questo anno di pandemia si sono persi centinaia di migliaia di esami e screening oncologici. Noi cominciamo a vedere già malattie più avanzate che inevitabilmente avranno un decorso nettamente più sfavorevole. E vedremo un aumento della mortalità dei pazienti tra 1-3 anni. Questi effetti dannosi non cesseranno immediatamente dopo la risoluzione della pandemia, ma li vedremo negli anni a venire e questo ci farà tornare indietro di 20 anni nei progressi della ricerca e della prevenzione». «Giusto "curare" l'aspetto del contenimento del contagio, ma bisogna tenere in considerazione anche i danni diretti e indiretti che l'emergenza comporta - dice Cognetti - Nel Lazio abbiamo già proceduto alla vaccinazione di 1.500 pazienti oncologici, e abbiamo messo in atto negli ultimi mesi molte misure per proteggere i nostri pazienti. Nella vaccinazione bisogna dare priorità a coloro i quali, i fragili, se contraggono il contagio hanno maggiore rischio».

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Per Carolyn Smith «chi sta affrontando percorsi oncologici deve porsi con un atteggiamento di positività: andare a fare controlli, ovviamente in sicurezza». La ballerina ha raccontato la sua esperienza personale, con il percorso affrontato a Padova: «Danzo da quando ho 4 anni, la danza mi aiutato tantissimo. E attraverso la mia esperienza ho cercato di aiutare chi vive la mia stessa situazione. Ho lavorato per abbattere i tabu legati alla malattia. Attraverso i social, lo streaming per aiutare chi attraverso la danza, il movimento può trovare giovamento».  Alla fine un messaggio: «Svegliarsi con il sorriso, pensare molto alla nostra salute (sentire musica, fare passeggiate), e se c'è qualcosa che non va andare subito a fare i controlli senza avere paura».

Antonio Giuseppe Rebuzzi aggiunge: «Durante la pandemia c'è stato un aumento tra l'1.8 e il 9% della sindrome di Tako-Tsubo o anche conosciuta come 'strappacuorè o del cuore infranto, una cardiomiopatia da stress con rialzo degli enzimi, dovuta proprio al forte impatto dello stress dell'emergenza. E ne sono particolamente colpite le donne».

Ultimo aggiornamento: 18:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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