Il presupposto iniziale è che il dolore sia ciò che ognuno di noi dice di essere il dolore.
SENSAZIONI
Assurda questa cosa, se ci pensi, di percepire il corpo solo se sopraggiunge un qualcosa di anomalo. Beh, anche di piacevole, ma non è questa la sede, andremmo fuori tema. Tornando a bomba, il problema è che ci si abitua. Tutto diventa solito: il solito doloretto, il solito rimescolio, il solito stramballamento. Conseguenza notevole è il non rendersi conto se poi sopravviene un che d’insolito, che può schiantarti a letto o peggio. In sensazioni come queste si è tutti un po’ fratelli, ciò che cerchi in effetti è vicinanza morale, e ne trovi esattamente quanta te ne serve, no forse anche di più, abbastanza da commiserarti voluttuosamente seppure in realtà la morbosa attenzione pretesa dal nostro corpo rispetto ai suoi presunti problemi lo renda vagamente distratto verso quelli degli altri in generale, e non sia mai a qualcheduno venga in mente di chiederti sinceramente come stai, poi ti tocca dirglielo. Sarebbe bello se l’incriccata varietà di piccoli insulti che sopravvengono più volte al dì decidessero, motu proprio, di dissolversi educatamente durante la notte.
MANUALETTO
Invece no, invece manco per niente. Il buio, la quiete, acutizzano ciò che prima era a latere, il lieve ma multiplo disturbo si assomma, si centralizza e dà inizio agli entusiasmi del caso, con ulteriori fondamentali anomalie che appallano il riposo, necessario più di tutto, ora più di sempre. Io non lo so, mi domando: ma qualcuno che, passato il momento di sovrappiù ormonale, diciamo non propriamente vecchio, ma neanche ineducatamente giovane, possa in coscienza affermare di non sentire fastidio di alcun tipo, esiste? Se c’è, o conosce un modo per liberarsi di esso, sarebbe d’uopo producesse un tutorial di pratica consultazione, anche un manualetto stampato va bene, e avrebbe da me, da noi scalcagnatelli, un grazie imperituro di rara potenza espressiva. È un’occasione. Palesati.
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