Ipertensione, tutte le incognite della polipillola. Gli specialisti: «Meglio cominciare dalla dieta e dall'attività fisica»

Giovedì 11 Marzo 2021 di Maria Rita Montebelli
Ipertensione, tutte le incognite della polipillola. Gli specialisti: «Meglio cominciare dalla dieta e dall'attività fisica»

La giornata inizia per molti con una manciata di pillole contro la pressione. E così, per quanto persuasi che combattere l’ipertensione sia un must per non arrivare come l’amico sulla sedia a rotelle, o il cognato con l’infarto, qualcuno, per stanchezza, finisce prima o poi col cedere e per lasciare le compresse – magari una sola o due – nel blister. Il problema della “polifarmacia”, come lo chiamano gli esperti, è reale, disturbante e non facilita certo il seguire la terapia. Per questo, da diversi anni sono in commercio delle compresse tre-in-uno, contenenti cioè diversi principi attivi all’interno di un’unica pillola. E visto che la cosa sembra funzionare, c’è chi ha pensato di estremizzare il concetto, sperimentando l’effetto di una pillola contenente non solo tre molecole antipertensive, ma anche l’aspirina e una statina, un farmaco contro il colesterolo. Paladino mondiale della “polipillola”, sempre più extra-large, è il professor Salim Yusuf, professore di Cardiologia della McMaster University (Canada) che ha di recente pubblicato sul “New England Journal of Medicine” i risultati di un importante studio, il TIPS-3, sul tema.

LO STUDIO

Su oltre 5.700 partecipanti senza precedenti eventi cardiovascolari seguiti per una media di 4,6 anni, il professor Yusuf ha dimostrato che la polipillola ha ridotto del 31% gli eventi cardiovascolari in questa popolazione a basso rischio. Ma di polipillola si parla dal 2003 e non tutti gli esperti sono d’accordo su questo approccio. «La terapia della pressione va confezionata in maniera “sartoriale” sul singolo paziente – afferma il dottor Marco Mettimano, responsabile del Centro ipertensione e rischio cardiovascolare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma – La polipillola, se da una parte facilita l’aderenza alla terapia, dall’altro non consente di adeguare tipo di farmaco e dosaggio al singolo paziente e anche alle variazioni stagionali della pressione (che in estate tende in molti a ridursi per il caldo). È insomma come un vestito a taglia unica che non è adatto a tutti.

In più c’è il rischio che, dimenticando di assumere quell’unica pillola, “salti” tutto il trattamento antipertensivo. Insomma, polipillola sì, ma solo per il paziente “giusto”».

LE ABITUDINI

E prima ancora che con i farmaci la pressione alta si cura modificando alcune abitudini di vita. Sul fronte della dieta, è consigliabile un apporto ragionevole di carboidrati, meglio se sotto forma di cereali integrali, frutta, verdure e legumi; questi alimenti sono tra l’altro ricchi di micronutrienti, come i polifenoli, che hanno un effetto benefico sulla parete arteriosa e sul circolo, mentre fibre come il beta-glucano riducono l’assorbimento del colesterolo, contribuendo a limitare i danni del colesterolo cattivo o Ldl. Da limitare al massimo invece è il consumo di alimenti raffinati e processati, poveri di fibre e di sostanze nutritive e, al contrario, ricchi di sodio. «Ridurre il consumo di sodio – spiega il dottor Mettimano – aiuta a tenere sotto controllo la pressione. Da tener d’occhio quello “nascosto”, cioè quello utilizzato come conservante nei cibi industriali per prolungarne la shelf life. Attenzione anche a non abusare delle ministre in busta e del dado per la minestrina della sera. In generale si raccomanda si non superare un apporto di sodio di 2,3 mg al giorno, l’equivalente di un cucchiaino da tè raso – aggiunge Mettimano – ma questo deve tener conto non solo del sale che aggiungiamo sulla carne o sull’insalata, ma anche di quello presente nei cibi preconfezionati. Meglio orientarsi su cibi freschi, a chilometro zero. Più gli alimenti vengono da lontano, più sono conservati e ricchi di sale». Sul fronte dei grassi, è buona regola (non solo per gli ipertesi) limitare il consumo di quelli “cattivi” ( i cosiddetti grassi “trans” e saturi), come margarine, olio di cocco o di palma, spesso presenti nei cibi processati e industriali. I grassi “buoni” (i polinsaturi) si trovano nella frutta a guscio, nei semi, nell’olio d’oliva, nel pesce grasso (salmone, pesce azzurro), nell’avocado, nel burro di arachidi e di mandorle. Fare attività fisica regolare, eliminare le sigarette e limitare il consumo di alcol sono altre “buone abitudini” da adottare per la salute delle arterie e per tenere sotto controllo l’ipertensione. Attenzione infine allo stress, che può portare a pericolose fluttuazioni della pressione, a condurre stili di vita poco salutari, a disturbi del sonno e ad aumentare lo stato d’ansia.

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Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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