Sono ancora in tanti ad ignorarne l’esistenza, ma basta parlare con chi l’Herpes Zoster l’ha sperimentato in prima persona per capire subito la gravità di questa malattia, nota ai più come “Fuoco di Sant’Antonio”.
Un nome questo che nasce dalla tradizione delle sofferenze patite da Sant’Antonio abate nel deserto, ad opera del “Fuoco del demonio” e che immediatamente riporta al dolore lancinante e bruciante che tormenta le persone colpite da questa malattia. C’è un aumento di casistica di Herpes Zoster nella popolazione adulta: si tratta della riattivazione del virus della varicella. Il vaccino, a cui fino ad ora pochi accedevano, è diventato una risposta fondamentale a un problema che diventa sempre più comune e diffuso. L’Herpes Zoster, dunque, è causato dal virus della varicella-zoster (VZV), lo stesso che provoca la varicella, malattia che interessa circa il 90% degli italiani, soprattutto in età pediatrica. Fino ad una persona su 3 di quelle che hanno avuto la varicella, nel corso della vita può presentare un episodio di herpes zoster, spesso in concomitanza di un forte stress psico-fisico, o a seguito di una terapia con farmaci immunosoppressivi, di una malattia importante o semplicemente per l’età avanzata.
A RIPOSO
Questo accade perché il virus della varicella, una volta entrato nel nostro organismo, si va a rifugiare nei gangli sensitivi dei nervi cranici o del midollo spinale, diventando inattivo.
In genere si risolve in poche settimane. Non sempre così il dolore che, in alcune persone, può persistere violento anche per mesi o per anni (nevralgia post-erpetica), devastando la qualità di vita del malcapitato. Nei giorni o settimane precedenti l’eruzione cutanea possono manifestarsi dei sintomi premonitori, quali prurito, formicolio, dolore cutaneo, malessere. Le persone più a rischio sono quelle con compromissione del sistema immunitario (per AIDS/Hiv, chemio e radioterapia, cortisonici, farmaci immunosoppressori), gli over 65 (per il fenomeno dell’immunosenescenza, cioè dell’invecchiamento del sistema immunitario), i pazienti oncologici, le persone con diabete e i malati cronici. La diagnosi è clinica e si basa sui sintomi e sull’eruzione cutanea tipica; per la conferma è possibile ricercare nel sangue gli anticorpi anti virus varicella-zoster. La terapia prevede la somministrazione di farmaci anti-dolorifici e anti-infiammatori, di antistaminici per il prurito e di antivirali nei soggetti più a rischio. L’arma più efficace resta però la prevenzione con il vaccino anti-varicella zoster. Quelli a disposizione sono due: uno a virus vivo e attenuato (Zostavax) offerto gratuitamente agli over 65 (ma controindicato nelle persone con problemi del sistema immunitario) e il più recente vaccino ricombinante adiuvato (Shingrix), indicato negli adulti al di sopra dei 50 anni e negli over 18 con specifiche patologie che li espongono al rischio di Zoster (ad esempio, trapiantati, persone con HIV o con tumori in trattamento, immunodepressi, dializzati). Lo scorso gennaio, la Società Italiana di Igiene, l’Associazione Medici Diabetologi, e la Società Italiana di Diabetologia, hanno raccomandato la vaccinazione anti-Herpes Zoster con vaccino ricombinante adiuvato a partire dai 18 anni per le persone con diabete di tipo 1 e 2.
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I PUNTI
La nevralgia complicanza più comune
La complicanza più comune del virus è rappresentata dalla nevralgia post-erpetica: una sindrome dolorosa cronica che può durare mesi o, addirittura, anni dopo la guarigione delle lesioni cutanee.
Il vaccino riduce il rischio di sviluppare la malattia e soprattutto protegge dalla nevralgia post-erpetica. L’herpes può manifestarsi in un qualsiasi momento soprattutto negli anziani e in chi ha il sistema immunitario debilitato.
Il contagio avviene per contatto
La malattia innescata dall’Herpes zoster, al contrario della varicella che si trasmette per via respiratoria, è contagiosa per contatto. In situazioni, quali abbassamento delle difese immunitarie, stress e malattia intercorrente ha una riattivazione e si traduce in una manifestazione cutanea acuta con arrossamento e vescicole. Nell’arco di una settimana, nella maggior parte dei casi, queste pustole si sviluppano e si crostificano. Trascorsi i sei giorni non si è più contagiosi.
Non condividere gli indumenti
Le persone con l’herpes zoster possono trasmettere il virus a chiunque non abbia ancora avuto la varicella, o non sia vaccinato contro questa patologia, attraverso il contatto diretto con le vescicole aperte che contengono il virus infettante. Chi sviluppa l’eruzione deve, fino a quando non è più contagioso (ovvero fino a quando l’ultima vescicola non si è seccata), evitare di condividere asciugamani, accappatoi e indumenti con altre persone e non frequentare luoghi pubblici.
Intervenire subito se attacca gli occhi
Il fuoco di Sant’Antonio interessa generalmente il tronco, quando però colpisce il viso o la zona perioculare (Herpes Zoster oftalmico), è a causa di un’infiammazione del nervo trigemino. È opportuno intervenire immediatamente: ritardare le cure, infatti, può provocare danni molto severi alla vista. L’infezione oculare causa dolore, arrossamento, sensibilità alla luce ed edema palpebrale. La cornea (la membrana trasparente davanti all’iride e alla pupilla) può infettarsi e infiammarsi.
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