Dieta, uomini e donne diversi a tavola: ecco i consigli per dimagrire a seconda del genere

L'endocrinologa Colao: gli uomini preferiscono i grassi perché attivano il sistema della dopamina

Giovedì 11 Maggio 2023 di Valentina Arcovio
Dieta, uomini e donne diversi a tavola: ecco i consigli per dimagrire a seconda del genere

Se c’è da scegliere a tavola, fra le varie prelibatezze lei probabilmente opterà per un piatto di pasta o per una fetta di torta, lui invece per una bella bistecca.

Uomini e donne, infatti, tendono ad avere gusti differenti e a essere attratti da cibi diversi. In pratica gli ormoni sessuali – gli estrogeni nelle donne e il testosterone negli uomini – guidano le loro preferenze, così come anche l’orario in cui tendono a consumare i pasti, il loro metabolismo e, molto probabilmente, anche l’effetto dei farmaci per dimagrire. A dimostrarlo è una serie ampia di studi, alcuni dei quali passati in rassegna da una review condotta dal Dipartimento di Scienze Umane e Promozione della Qualità della Vita dell’Università Telematica San Raffaele di Roma e pubblicata sulla rivista Nutrition & Food Science. Nel lavoro, discusso qualche settimana fa al primo congresso nazionale dedicato all’endocrinologia di genere, promosso e organizzato dalla Società Italiana di Endocrinologia (Sie), sono stati presi in esame i comportamenti alimentari di 2.021 adulti di cui 1.276 donne.

I risultati hanno dimostrato che le donne tendono a mangiare più carboidrati, frutta e verdura e meno grassi rispetto agli uomini, che invece, dal canto loro, tendono ad assumere più alimenti ad alto contenuto di grassi e sale.

LA CONSAPEVOLEZZA CRESCENTE

«L’associazione tra differenze di genere nell’alimentazione e ormoni sessuali è recente e va esplorata e approfondita con ulteriori studi», dice Annamaria Colao, presidente della Sie e ordinario di Endocrinologia all’Università Federico II di Napoli. «Ma vi è una crescente consapevolezza che le preferenze alimentari nel mondo occidentale – continua – sono influenzate più dalle componenti biologiche legate al sesso, assetto ormonale e cambiamenti fisiologici dello stato riproduttivo (ciclo mestruale e menopausa), che alle componenti sociali legate ai ruoli culturalmente attributi all’identità maschile e femminile». La review del gruppo di ricerca della Federico II suggerisce che gli estrogeni agiscono sui nuclei ipotalamici, che sovraintendono al controllo della fame e della sazietà, attivando il sistema cannabinoide che stimola l’appetito e induce nelle donne il desiderio di cibi ricchi di carboidrati. «Gli uomini invece sono più propensi a mangiare cibi ricchi di grassi perché il testosterone attiva un altro sistema che è quello della dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale che genera una maggiore sensazione di forza e aggressività – spiega Colao – La parità dei sessi a tavola per quanto riguarda le scelte alimentari è ancora lontana, almeno fino alla menopausa quando con il calo degli estrogeni le differenze si riducono e tendono ad avere preferenze più simili agli uomini».

LA PROPENSIONE

 Differenze tra sessi sono state riscontrate anche nel momento della giornata in cui si consumano i pasti, con ripercussioni metaboliche differenti: i maschi hanno una propensione a concentrare il consumo di cibo negli orari serali, le donne invece più nella prima metà della giornata. «Secondo la review il 47% delle donne concentra il consumo del cibo nella prima parte della giornata contro il 33% degli uomini. Per la sera invece è il 46% delle donne contro il 63% dei maschi – sottolinea l’esperta – Le donne tendono dunque ad assecondare l’orologio biologico, con effetti vantaggiosi per il mantenimento di un peso normale. Gli uomini, invece, sono “late eaters”, cioè mangiatori notturni quando i livelli di cortisolo sono più bassi. Ciò comporta conseguenze metaboliche peggiori perché “sfasati” con l’orario biologico e un rischio maggiore di sviluppare obesità, anche perché più inclini delle donne a svegliarsi per consumare spuntini notturni».

Tuttavia, a parità di dieta, gli uomini riescono a dimagrire il doppio delle donne. A rivelarlo è stato un recente studio condotto dall’Università di Edimburgo e pubblicato sulla rivista eLife. La ricerca ha coinvolto 42 persone in sovrappeso o obese di età compresa tra i 21 e i 61 anni. I partecipanti hanno preso parte alla ricerca dopo aver risposto a un annuncio su un giornale in cui si cercavano volontari per uno studio sulla perdita di peso. Tutti sono stati invitati a consumare tre pasti al giorno e a ridurre le calorie in media di circa il 30% in quattro settimane. Gli uomini hanno consumato una media di 1.600 calorie al giorno, mentre le donne una media di 1.300 calorie al dì. Ebbene, alla fine dello studio i ricercatori hanno scoperto che gli uomini a dieta hanno beneficiato di una maggiore perdita di peso rispetto alle donne a tutte le età. In particolare, nelle quattro settimane di studio gli uomini sotto i 45 anni hanno perso più del 16% del loro grasso corporeo, mentre le donne della stessa fascia d’età ne hanno perso la metà, solo l’8%. Ma quando sono stati presi in considerazione solo gli uomini e le donne over 45, entrambi hanno perso in media il 10% del loro grasso corporeo. Studi sui topi forniscono ulteriori evidenze che perdere grasso è più facile per le donne dopo la menopausa: le femmine più giovani immagazzinano più grasso e ne bruciano meno rispetto ai maschi a dieta, probabilmente perché il grasso è importante per la fertilità e la gravidanza.

IL RISULTATO

«Questi risultati sono una buona notizia per le donne che potrebbero aver lottato con la dieta da giovani, poiché suggeriscono che i risultati potrebbero migliorare con l’età», dice William Cawthorn, ricercatore dell’Università di Edimburgo che ha guidato lo studio. «È un buon incentivo a non arrendersi. Le diete ipocaloriche – continua – hanno molti benefici per la salute e possono aiutare. Alcune ricerche precedenti hanno suggerito che l’efficacia di queste diete può differire tra maschi e femmine, ma il nostro studio è il primo a dimostrare che queste differenze di sesso scompaiono in gran parte quando la dieta inizia in età avanzata». Se ci sono differenze di genere su cosa uomini e donne preferiscono mangiare, dovute agli ormoni sessuali che influenzano anche come il grasso si distribuisce nel corpo e ci sono differenze di genere nell’adattamento al ritmo biologico del momento in cui si assumono i pasti, secondo Colao, è logico aspettarsi altrettante significative differenze di genere sui meccanismi d’azione, sull’efficacia e sugli effetti collaterali dei farmaci anti-obesità. Nella review i ricercatori si sono concentrati in particolare sue due farmaci anti-obesità, il liraglutide e una combinazione di bupropione, un antidepressivo e un antagonista del recettore degli oppioidi. «L’esperienza clinica con questi farmaci è ancora limitata e non è ancora chiaro quanto le differenze di genere incidono sulla loro efficacia, ma ci sono forti segnali che questi farmaci non abbiano lo stesso effetto su uomini e donne», sottolinea Colao. Le terapie farmacologiche, anche perché costose, dunque dovrebbero essere adattate al sesso del paziente e per farlo sono necessari studi clinici più approfonditi che mettano al centro anche le differenze di genere», conclude.

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Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 08:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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