Le canzoni rap, popolarissime negli Stati Uniti e ormai da tempo anche in Italia, nei loro testi fanno sempre più riferimento alla depressione e al suicidio. Ma questa è una buona notizia, secondo un nuovo studio dell’Università del North Carolina a Chapel Hill, pubblicato sulla rivista “Jama Pediatrics”: così, infatti, aiutano a stimolare consapevolezza e dialogo su questi delicati temi, soprattutto fra i più giovani, in particolare maschi. «Questi artisti sono considerati le persone più “cool” della terra dai nostri ragazzi», fa notare l’autore principale dello studio, Alex Kresovich. «Il fatto che parlino di salute mentale potrebbe avere enormi implicazioni sul modo in cui i giovani considerano e affrontano questo tema, che spesso li riguarda in prima persona».
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L’ANALISI
La ricerca, che ha analizzato i testi delle 25 canzoni rap più famose negli Stati Uniti nel 1998, nel 2003, nel 2008, nel 2013 e nel 2018 (anno in cui questo genere musicale è diventato ufficialmente il più venduto negli Usa) ha messo in evidenza che la proporzione di pezzi che fanno riferimento ai disturbi mentali è più che raddoppiata tra il 1998 e il 2018. La maggior parte degli artisti è uomo e un terzo delle canzoni parlava di ansia, il 22% faceva riferimento alla depressione e il 6% al suicidio. Fedeli al loro stile autobiografico, gli artisti rap riflettono nella loro musica l’angoscia provata da chi soffre di queste malattie e dalle persone intorno a loro. Soprattutto usando metafore, come ad esempio “spingersi al limite” o “combattere i propri demoni”, che alludono a una sensazione di ansia, senza mai nominarla esplicitamente.
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