Psicofarmaci contro ansia, depressione e insonnia. Allarme ragazzi: prendono le pillole senza prescrizione medica

Lo studio del Cnr-Ifc: medicinali assunti da 300mila studenti per dormire o migliorare la concentrazione

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Maria Pirro
Psicofarmaci contro ansia, depressione e insonnia. Allarme ragazzi: prendono le pillole senza prescrizione medica

Stefano ha 18 anni e una dolorosa storia di bullismo che lo separa dal resto del mondo.

Di giorno esce poco, di notte dorme appena qualche ora. Dice che gli manca l’aria, suda, ha i battiti del cuore accelerati e un senso di oppressione al basso ventre. Alla disperata ricerca di cure, frugando in un armadietto, trova le pillole contro l’ansia già utilizzate dalla mamma e inizia ad assumerle. Ma la medicina ne aumenta lo stato di confusione accompagnato da conati di vomito: così il ragazzo salernitano finisce dal medico, prima, e dallo psicologo, poi. Non un caso isolato: tanti, troppi adolescenti e giovani fanno uso di psicofarmaci per migliorare sonno e umore, per potenziare i livelli di autostima, per sentirsi in forma e, soprattutto, per affrontare le interrogazioni a scuola, trascurando le conseguenze sul fisico e la psiche. Un fenomeno in crescita, accentuato durante l’emergenza Covid da lockdown e didattica a distanza e da relazioni che oggi si svolgono più spesso in uno spazio virtuale, caricando di emotività e aspettative il confronto reale.

Lo dimostra una ricerca del Cnr rilanciata dai medici che ascoltano le paure e i sogni di una generazione fragile e sollecitano interventi mirati, anche attraverso la condivisione delle esperienze di vita.

LE STORIE

Marco, ad esempio, è tutt’uno con pc e smartphone: i suoi genitori sono quasi sempre al lavoro. Il 15enne romano ha problemi di concentrazione e difficoltà nel seguire le lezioni. Per alzare la soglia di attenzione, acquista pasticche di anfetamine online, più volte, fino a manifestare dipendenza e assuefazione. Difatti, la madre e il padre se ne accorgono quattro mesi dopo. Invece, Alice, studentessa di Economia, smette di assumere un mix di antidepressivi e superalcolici solo quando viene trasportata al pronto soccorso nel capoluogo lombardo: a 22 anni è già in overdose. «Purtroppo, ragazzi che usano non correttamente psicofarmaci hanno questo tipo di ripercussioni negative», avverte Claudio Mencacci, direttore emerito di Psichiatria al Fatebenefratelli di Milano e co-presidente della Società italiana di neuro-psico-farmacologia (Sinpf). «Preoccupa la facilità con cui riescono a procurarsi le sostanze: in casa e fuori dai canali ufficiali», fa notare l’esperto, deciso ad avviare «una campagna di sensibilizzazione e informazione sul fenomeno e i rischi associati, coinvolgendo le istituzioni». Annuisce Matteo Balestrieri, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Udine: è l’altro numero uno della Sinpf, pronto a rilanciare l’allarme. «Per molti, gli psicofarmaci rappresentano una “rassicurazione”, ma un consumo generalizzato moltiplica i pericoli», che vanno dalla sonnolenza alla depressione, dai tremori alle vertigini, dalla nausea all’offuscamento della vista. Solo per citare gli effetti collaterali più comuni, e sempre più diffusi.

LA RICERCA

Nel 2022, poco meno di 300mila studenti hanno assunto benzodiazepine o altri psicofarmaci senza prescrizione. Uno su dieci dei giovani intervistati. Il numero è raddoppiato negli ultimi dodici mesi e certificato da Espad®Italia, l’indagine scolastica sul consumo di droghe e alcol affidata all’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, portata avanti in parallelo nei paesi dell’Unione europea. «È la categoria di sostanze più utilizzata dai giovanissimi, dopo alcol e cannabis», afferma la ricercatrice Sabrina Molinaro, responsabile dello studio, che aggiunge ulteriori dettagli. Si tratta prevalentemente di farmaci per dormire assunti dalla ragazze (il 10,8 per cento contro il 4,9 per cento dei coetanei), per l’attenzione-iperattività (quasi il 3 per cento), per regolarizzare l’umore e per le diete (il 3 per cento), ma anche in quest’ultimo caso prediletti più dalle femmine (quasi il 4 per cento invece dell’1 per cento dei coetanei). Tra tutti gli assuntori, il 5 per cento cerca invece lo “sballo”. Di più. Tra il 2021 e il 2022, l’uso frequente passa dall’1,1 all’1,9 per cento. Per il 53 per cento dei ragazzi, dopo una “prima volta” sotto controllo medico. Tra loro, la metà sa di poterli trovare direttamente a casa propria, il 18,7 per cento da amici, il 29 per cento li ordina con un clic, grazie al mercato telematico.

«Attenzione, però. Gli psicofarmaci vengono consegnati esclusivamente presentando la prescrizione, poiché la normativa italiana è tra le più rigide. Quelli acquistati sul web non sono medicinali, ma “bombe” composte da diverse molecole, ancora più dannose», avverte Agnese Miro, professore associato di Tecnologia e legislazione farmaceutiche alla Federico II di Napoli. «Una ragione in più per sostenere azioni sinergiche di insegnanti, operatori sanitari e famiglie», rimarcano Mencacci e Balestrieri, che hanno già pronto un vademecum. Il primo punto è categorico: «No al “fai-da-te”, no alla cosiddetta “assunzione per opportunità”». Il motivo? «Non bisogna sottovalutare la potenza terapeutica e le importanti ricadute collaterali». Agli adulti i professionisti della Sinpf raccomandano di tenere gli psicofarmaci «fuori dalla portata di chiunque possa approfittarsene o farne un cattivo uso». E l’importanza di prevedere consulti mirati un po’ per tutti i cittadini. Perché capita di soffrire di disturbi dell’umore, ansia, depressione, ma occorre parlarne con un medico e non abusare dei farmaci.

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Ultimo aggiornamento: 07:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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