Covid, nuovi vaccini polivalenti contro la variante Kraken

Giovedì 12 Gennaio 2023 di Maria Rita Montebelli
Covid, nuovi vaccini polivalenti contro la variante Kraken

Con la stagione delle vacanze “occidentali” appena archiviata e quella cinese in rampa di lancio, il timore di una nuova ondata di Covid è più che mai concreto.

A preoccupare sono le notizie che arrivano dagli Usa. Gli esperti dei Centers for Disease Control (CDC) comunicano che la nuova subvariante Omicron, la XBB.1.5, ribattezzata su Twitter “Kraken”, come il minaccioso calamaro gigante della mitologia norvegese, è al momento quella dominante negli Stati Uniti. Individuata per la prima volta negli Usa lo scorso ottobre, Kraken si diffonde a rapidità impressionante perché evade le difese immunitarie acquisite con i vaccini o infezioni pregresse, esponendo al rischio di reinfezione. A tranquillizzare un po’ sono Maria Van Kerkhove, direttore tecnico per la risposta contro il Covid-19 dell’Oms e Barbara Mahon, direttore della Divisione Coronavirus e altri virus respiratori dei Cdc. A fronte di una contagiosità davvero elevata – affermano le esperte – non ci sono al momento prove che questa variante causi forme di Covid-19 più gravi. «Ma non si deve neppure abbassare la guardia – ammonisce la Mahon – perché i ricoveri per Covid sono in aumento in tutti gli Stati Uniti e non solo nelle aree dove XBB.1.5 è più prevalente». «Il coronavirus – spiega il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano – ha una tendenza evolutiva a continuare il suo “sporco mestiere” che è quello di contagiare il più possibile».

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Come fa Kraken, una delle 650 varianti omicron finora tipizzate, imparentata con la variante cinese XBB (“Gryphon”), isolata finora, informa l’Oms, in almeno 70 Paesi (25 dei quali europei, fanno sapere gli Ecdc, tra i quali l’Italia) e responsabile del picco di casi dello scorso ottobre in Asia. Ma uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra che i richiami con i vaccini bivalenti (contro BA.4-5) sono in grado di proteggere dai nuovi coronavirus, al contrario dei “vecchi” vaccini monovalenti. «Stanno inoltre già nascendo nuove versioni di vaccini polivalenti – annuncia il professor Massimo Ciccozzi, docente di Epidemiologia all’Università Campus Biomedico di Roma – che offriranno protezioni ancora più ampie».

La copertura vaccinale in Italia è tra le migliori al mondo (meno del 2% della popolazione deve fare ancora la seconda dose), non così quella dei richiami (importanti soprattutto per gli over 60 perché il sistema immunitario, invecchiando, perde la “memoria”): ha fatto la quarta dose meno di un italiano su tre di quelli ai quali è raccomandata (over 60, operatori sanitari, donne in gravidanza, over 12 fragili e ospiti delle Rsa), per non parlare della quinta dose (terzo richiamo), consigliata dal ministero della Salute a over 80, ospiti delle Rsa e over 60 fragili (con patologie concomitanti o preesistenti, come malattie metaboliche, cardiovascolari, polmonari e immunodepressi, anche da terapie), dopo che siano trascorsi almeno 120 giorni dalla quarta dose (o da un test Covid positivo).

Il vaccino anti-Covid può essere somministrato insieme a qualsiasi altro, con la sola eccezione di quello contro il vaiolo delle scimmie che richiede una distanza di 28 giorni tra le due somministrazioni. Ci si può vaccinare dal medico di famiglia, in molte farmacie o negli hub predisposti dalle Regioni. I sintomi della nuova variante non sono diversi da quelli dei progenitori omicron: 5-7 giorni di febbre, mal di gola, tosse, congestione nasale, dolori muscolari, grande stanchezza. I più vulnerabili possono però andare incontro a problemi respiratori gravi, tali da determinare una caduta della saturazione di ossigeno nel sangue (sotto il 90%) e portare al ricovero. Meno frequenti la perdita di gusto e dell’olfatto, un effetto dovuto, secondo gli esperti americani, alle vaccinazioni e alle precedenti infezioni, più che ad una mutata attitudine del virus. Se nonostante tutto ci si contagia, over 60 e fragili dovrebbero avvertire il medico, per iniziare subito la terapia anti-virale (es. Paxlovid). Sempre meglio infine evitare il contagio a tutte le età, anche per non incorrere nel long Covid. Secondo un recente studio di Ziyad Al-Aly, epidemiologo clinico della Washington University (St Louis, Usa) i vaccini riducono anche il rischio di questa complicanza del 15-30%.

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Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 16:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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