Ansia, disturbi del sonno, alterazioni nell’appetito, depressione. Il Covid, oltre al corpo, colpisce duramente la psiche.
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I CASI
Il disagio psicologico, spiegano i risultati di “Io conto 2020”, ha colpito soprattutto le donne, gli uomini fino ai 45 anni, i disoccupati e i lavoratori precari. La sofferenza è stata maggiore nelle aree colpite più duramente dal virus. Chi durante il lockdown ha interrotto la pratica sportiva ha sofferto più degli altri. Il primo lockdown nazionale, da marzo a maggio del 2020, ha avuto un impatto significativo sul funzionamento cognitivo percepito, oltre che sul benessere psicologico di una percentuale importante degli italiani, spiega “lo conto 2020”. Le nuove limitazioni imposte tra il 2020 e il 2021, con l’alternarsi di zone gialle, arancioni e rosse, sono successive allo studio. «Credo però che abbiano un effetto simile. Le nuove regole sono un po’ meno dure, ma nell’ultimo anno la stanchezza e lo stress si sono accumulati» prosegue la professoressa Cona.
I SINTOMI
Per chi soffre di ansia, il primo passo è riconoscere il suo male. I sintomi più evidenti sono l’irrequietezza, l’insonnia, i pensieri negativi ricorrenti. Non mancano tachicardia, dermatiti e gastriti e altri malanni del corpo. Una volta riconosciuta, l’ansia dev’essere tenuta sotto controllo. «Quando si capisce che si soffre d’ansia bisogna chiedere aiuto, e ricorrere alla psicoterapia» spiega Cona. «Poi bisogna intervenire sul respiro e sulla frequenza cardiaca, avere uno stile di vita e un’alimentazione sani, evitare i pensieri catastrofici. Va ridotto il tempo dedicato a informarsi sul Covid». Anche l’attività fisica fa bene alla mente e al corpo. Ognuno può scegliere lo sport che preferisce, perché in tutti coesistono lo sforzo fisico e il divertimento. L’attività aerobica, però, è più utile per il nostro cervello. Secondo gli autori, i risultati di “Io conto 2020” potrebbero essere utilizzati dalle autorità sanitarie. «Se le misure restrittive per contrastare l’epidemia dovessero essere inasprite, bisogna considerare nelle decisioni le esigenze dei gruppi più vulnerabili». Riguardo al rapporto tra la psiche e lo sport, lo studio conferma una cosa nota da tempo. «Chi si occupa di neuropsicologia dell’invecchiamento sa che l’attività fisica è il fattore più importante per prevenire il declino cognitivo» conclude Cona. «Per questo va praticata soprattutto quando si arriva ai 60 anni, e la terza età si avvicina».
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