Lenti a contatto, rischio infezione: niente piscina né doccia, vademecum per evitare problemi (e parassiti)

Lunedì 22 Novembre 2021
Né doccia né piscina: lenti a contatto, pericolo infezioni. Un vademecum per evitare guai

Lenti a contatto, niente doccia né piscina se si indossano: un'accortezza per evitare fastidiosissimi problemi. A partire da un parassita causa di una pericolosa infezione. Rapido vademecum per un uso corretto.

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L'Acanthamoeba e il pericolo cheratite

Può capitare a chiunque di andare incontro alla cheratite da Acanthamoeba. E le persone maggiormente a rischio sono proprio coloro che indossano le lenti a contatto, specialmente nel momento in cui queste non vengono maneggiate con le dovute regole di igiene.

Di qui, i consigli da seguire per chi le utilizza, in primis quello di non far venire a contatto le lenti con l'acqua. È qui infatti che prolifera l'Acanthamoeba, un microrganismo infettante sconosciuto ai più, che colpisce circa un utilizzatore di lenti a contatto su 21.000.

Un consiglio disatteso

«La scarsa igiene nella pulizia delle lenti a contatto, compresa la mancata o non corretta sterilizzazione delle lenti, ha dimostrato di esser collegata a un aumento del rischio di infezione. Per questo è importante ribadire che non bisogna fare il bagno in piscina con le lenti a contatto e neppure utilizzarle quando si fa la doccia: un consiglio molto spesso disatteso», spiega Jelle Kleijn, Global Head of Acanthamoeba Keratitis di SIFI farmaceutica leader nell'oftalmologia, con sede a Catania.

Il ricorso necessario agli specialisti

Il maggiore fattore di rischio è, infatti, l'esposizione all'acqua, inclusa quella della rete idrica. Non vanno conservate, pertanto, le lenti in acqua di rubinetto, qualora sia finita la soluzione salina. Così come non vanno manipolate le lenti con le mani bagnate o non lavate: vanno sempre lavate e asciugate prima dell'utilizzo. «La cheratite da Acanthamoeba, in larga parte può essere prevenuta, ma serve molta informazione tra i cittadini e molta sensibilizzazione tra i medici di famiglia, gli oculisti e gli optometristi, che sono spesso ignari dell'esistenza di questa malattia. Proprio loro infatti, che in caso di una sospetta infezione della cornea - conclude l'esperto - dovrebbero inviare, quanto prima, il paziente da uno specialista della cornea per una diagnosi appropriata».

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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