Era prevedibile e a confermarlo sono ora i dati dell'Aifa sull'uso degli antibiotici in Italia nel 2020: il Covid-19 ha fatto aumentare il ricorso a questi medicinali, soprattutto nella fase iniziale della pandemia ed è l'azitromicina, un macrolide, ad essere schizzato in alto. A marzo quando il coronavirus ha fatto la sua comparsa, in assenza di specifiche terapie per il trattamento dei pazienti si è arrivati, soprattutto in ambito ospedaliero, a utilizzare gli antibiotici anche «per il fatto che - si legge nel rapporto - come avviene in molte infezioni virali, i pazienti più gravi sono a maggior rischio di sviluppare infezioni secondarie con conseguenze anche fatali». Solo recentemente un'analisi ha stimato che tuttavia solo il 7% dei pazienti con Covid, presentava un'infezione batterica con il livello massimo dell'8,1% nei casi più critici e ciononostante il 70% dei pazienti con il virus veniva trattato con antibiotici.
Se si approfondisce l’analisi sull’andamento dei consumi dei macrolidi, si osserva nel 2020 un incremento del 77% rispetto all'anno precedente con l’azitromicina che ha fatto registrare un aumento del 160%. La maggior parte dei consumi si è avuto in ospedale anche se confrontando l'andamento regionale si osservano delle differenze con variazioni massime comprese tra il +381,9% e il +245,5% dell'Emilia Romagna e della Campania e il +12,4% nel Molise o il +25,7% della provincia autonoma di Bolzano.
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«La diversa entità delle variazioni registrate nelle aree geografiche dipende verosimilmente - prosegue l'Aifa - oltre che dal diverso impatto dell’epidemia, dall’applicazione di differenti protocolli terapeutici e dall’impatto delle sperimentazioni in atto nelle diverse regioni.