Zona gialla in Lombardia, Lazio, Piemonte e Sicilia: sale l'occupazione posti letto nei reparti negli ospedali

Rianimatori preoccupati: «A metà gennaio potremmo avere i posti letto nelle terapie intensive Covid totalmente occupati»

Martedì 28 Dicembre 2021
Zona gialla in Lombardia, Lazio e Piemonte: sale l'occupazione posti letto nei reparti negli ospedali

Zona gialla sempre più vicina per Lazio, Lombardia e Piemonte. Queste tre regioni sono sempre più vicine al cambio colore a partire dalla prossima settimana (dal 3 gennaio). Hanno visto tutte e tre un aumento di ricoveri nelle terapie intensive occupate rispettivamente al 14%, al 13% e al 15%. Le tre regioni avevano già superato le soglie di allerta dei ricoveri in area non critica: 16% per il Lazio, 16% per la Lombardia e 19% per il Piemonte. Situazione critica anche in Sicilia: occupazione del 10% nelle terapie intensive e del 19% nei reparti.

Sono numeri da zona gialla. 

Questo il quadro fornito dai dati Agenas, nell'ultima rilevazione del 28/12. A livello nazionale si aggrava la situazione sia nelle intensive arrivate al 13%, sia nei reparti pieni al 16%. 

Incremento dell'occupazione dei posti letto in area medica non critica anche in Umbria (16% con +2%) e intensive ferme al 9%; in Emilia Romagna, che aveva già valori oltre soglia dell'occupazione delle terapie intensive con il 13% è stabile sui reparti (14%).

Si mantengono oltre soglia e in alcuni casi ancora in crescita gli indicatori sulle ospedalizzazioni delle 7 regioni e PA già in zona gialla e candidate a trasferirsi in zona arancione: Calabria (13% intensive e 28% in reparti), Friuli Venezia Giulia (15% intensive e 22% area medica), Liguria (19% intensive con +1% e 29% reparti con +1%), Marche (17% intensive e 22% reparti), Pa Bolzano (18% intensive e 17% reparti con -1%), Pa Trento (26% intensive  e 18% reparti con +1%), Veneto (17% intensive con +1% e 18% reparti). 

Lazio

Lombardia

Piemonte

Sicilia 

Rianimazioni in allarme

«Abbiamo ancora 3-4 settimane prima che le terapie intensive arrivino a riempirsi. È il tempo che passa tra un contagio, la progressione della malattia severa, il ricovero e poi la terapia intensiva. A metà gennaio potremmo avere i posti letto di rianimazione Covid totalmente occupati. Tutto questo potrebbe essere ancor più diluito nel tempo se le ultime strette sulle misure prese dal Governo avranno degli effetti. Ma attenzione, ci sono poi alcune Regioni che hanno dati peggiori e già oggi sono in sofferenza». Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), commentando i dati dell'Agenas che indicano come l'Italia ha già raggiunto il 12% per l'occupazione dei posti in terapia intensiva superando la soglia critica fissata al 10%. Sta cambiando l'identikit di chi arriva in terapia intensiva? «Abbiamo sempre il 75-80% dei pazienti che è non vaccinato - risponde Vergallo - C'è uno zoccolo duro che manifesta incrollabili certezze anche davanti al rischio di non uscire dalla terapia intensiva, poi c'è anche chi alla fine capisce che ha sbagliato a non vaccinarsi».

Ad allarmare gli anestesisti è anche l'assistenza no-Covid che oggi «sta soffrendo molto», rimarca Vergallo: «Non dimentichiamo che quanto più l'ospedale soffre per la pressione dei pazienti Covid, tanto più subisce un contraccolpo la capacità di erogare l'assistenza e le cure ai pazienti non Covid».

«Sotto il profilo sanitario, l'abbiamo visto in Germania, è più efficace un lockdown per i non vaccinati che andare a ridurre la quarantena per i contatti di un positivo. Ma sono scelte che deve fare la politica, tenendo conto anche di un equilibrio con le attività economiche e sociali del Paese», sottolinea Vergallo commentando l'ipotesi che domani il Cts decida per una riduzione della quarantena per i vaccinati che hanno avuto un contatto con un positivo. 

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 00:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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