Virus respiratorio sinciziale tra i bambini, a Roma casi aumentati del 200%. Pediatrie in affanno: «È l'effetto lockdown»

Non in tutti i casi è necessario andare in ospedale. La maggior parte dei piccoli pazienti guarisce in pochi giorni (al massimo cinque). E basta un'adeguata terapia per evitare complicanze gravi

Lunedì 16 Gennaio 2023 di Giampiero Valenza
Virus respiratorio sinciziale tra i bambini, a Roma casi aumentati del 200%. Pediatrie in affanno: «È l'effetto lockdown»

Il telefono del pediatra di famiglia sta squillando di continuo. Senza contare quanti si trovano sommersi dai messaggi inviati via Whatsapp. I bimbi della Capitale (specie quelli più piccoli, fino a due anni) sono colpiti in queste settimane da virus respiratorio sinciziale, che ha come prima manifestazione le bronchioliti, cioè un'infezione dell'apparato respiratorio. Rispetto agli anni passati, quando la pandemia di Covid-19 ha bloccato gli spostamenti dei genitori, questa volta si registra un vero e proprio boom.

Un po' come quanto sta accadendo per gli adulti con l'epidemia di influenza, che quest'anno sta facendo notare tutta la sua virulenza dopo anni di blocchi alla circolazione e mascherine nei mezzi pubblici e nei luoghi più o meno affollati, che hanno contribuito a limitare la diffusione del virus Sars Cov-2 ma anche di tutti quelli che vengono trasmessi attraverso le droplet, le goccioline di saliva che vengono prodotte respirando, parlando, tossendo.

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I NUMERI
Secondo Fabio Midulla, responsabile della pediatria d'urgenza del Policlinico Umberto I, l'aumento dei casi nella Capitale è di circa il 200 per cento. Oltre agli studi medici sempre più affollati, cresce anche il numero dei bambini che hanno bisogno del pronto soccorso e dei ricoveri. Mamme e papà sono però avvisati: non in tutti i casi è necessario andare in ospedale. La maggior parte dei piccoli pazienti guarisce in pochi giorni (al massimo cinque). E basta un'adeguata terapia per evitare complicanze gravi. Le bronchioliti sono prevalentemente causate da tre tipi di virus: il Vrs, (il respiratorio sinciziale), il rinovirus (quello che, negli adulti, causa il raffreddore), e altri virus che, invece, portano a sindromi parainfluenzali. Così, un naso che cola, uno starnuto, un piccolo rialzo e la tosse, possono preoccupare. Allarma di più, invece, quando mamma e papà si trovano davanti a un bebè che ha difficoltà a respirare, o che quando espira di solito fa un respiro più acuto. «Il virus respiratorio sinciziale tende a scansare tutti gli altri virus - dice Midulla - Quindi, possiamo dire che quando c'è lui la fa un po' da padrone. Infatti oggi a Roma è responsabile indicativamente del 90% dei casi delle bronchioliti dei bambini. Il 20% ha una bronchiolite causata da questo virus nel primo anno di vita. Tra loro il 2% ha bisogno di un ricovero. Tra questi ultimi un 2% ha bisogno di fare qualche giorno in terapia intensiva». Ma quali sono i campanelli d'allarme? «Bisogna tener presente che la prima preoccupazione va verso i bimbi fragili che hanno già malattie importanti - prosegue - Ma più sono piccoli più un segno importante da tener presente è l'alimentazione. Quando un bambino mangia meno del 75% del suo fabbisogno giornaliero, bisogna chiedere consiglio al medico. Solitamente una riduzione della voglia di mangiare appare circa 24 ore prima del problema respiratorio. Ed è chiaro che la cosa importante è proprio la frequenza respiratoria: se sembra un respiro da cagnolino, e se piange proprio perché fa difficoltà a respirare o ha la febbre, è importante chiedere aiuto a uno specialista. L'infezione nei Paesi occidentali è molto difficile che porti a un decesso, a meno che non ci siano particolari comorbilità».

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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