«Il virus era già negli Usa alla fine del 2019»: il nuovo studio su 24mila campioni di sangue

Mercoledì 16 Giugno 2021 di Michela Allegri
«Il virus era già negli Usa alla fine 2019»: il nuovo studio su 24mila campioni di sangue
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Un nuovo studio statunitense racconta una diversa storia della pandemia che ha sconvolto il pianeta: suggerisce che il coronavirus circolasse in America molto prima di essere riconosciuto dai medici e addirittura prima che il mondo capisse quanto fosse pericolosa la nuova epidemia esplosa in Cina. È il risultato di un’analisi effettuata sui campioni di sangue di 24mila americani prelevati all’inizio dello scorso anno: il virus è apparso negli Usa a dicembre 2019, settimane prima che i casi fossero riconosciuti per la prima volta dal personale sanitario. Non si tratta di risultati definitivi e alcuni esperti rimangono scettici. Ma sempre più dati sembrano dimostrare che un piccolo numero di infezioni da Covid-19 si sarebbe verificato negli Stati Uniti prima che il mondo venisse a conoscenza dell’esistenza del pericolosissimo nuovo virus che si stava diffondendo in Cina.

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«Gli studi sono abbastanza coerenti - ha detto Natalie Thornburg, ricercatrice alla guida del team di immunologia dei virus respiratori  dei Centers for Disease Control and Prevention - Probabilmente c’erano casi molto rari e sporadici in America prima di quanto fossimo a conoscenza. Il virus, però, non era diffuso e non si è diffuso fino alla fine di febbraio».
Il coronavirus è esploso a Wuhan, in Cina, alla fine del 2019. Ufficialmente, la prima infezione statunitense ad essere identificata è stata quella di un uomo dello stato di Washington tornato da Wuhan il 15 gennaio 2020 e che ha cercato aiuto in una clinica il 19 gennaio. All’inizio i funzionari del CDC hanno supposto che la scintilla che ha avviato l’epidemia negli Stati Uniti fosse scattata durante una finestra di tre settimane: da metà gennaio a inizio febbraio 2020.

Ma diversi studi suggeriscono che un piccolo numero di infezioni si sarebbe verificato prima.

 


Una ricerca del CDC pubblicata nel dicembre 2020 e che ha analizzato 7.000 campioni provenienti da donazioni di sangue della Croce Rossa americana, ha suggerito che il virus ha infettato alcuni americani già a metà dicembre del 2019. La nuova pubblicazione, uscita pochi giorni fa sulla rivista Clinical Infectious Diseases e alla quale ha lavorato anche un team del National Institutes of Health, sembra confermare questa tesi. Il team di scienziati ha analizzato campioni di sangue di oltre 24mila persone in tutto il Paese. I prelievi erano stati fatti nei primi tre mesi del 2020 come parte di uno studio a lungo termine chiamato “All Of Us” che monitora le condizioni di salute di un milione di americani nel corso degli anni. Sono stati cercati nel sangue gli anticorpi, che sono stati presi come prova del contagio da coronavirus e che possono essere rilevati già due settimane dopo che una persona è stata infettata per la prima volta. Dalle analisi è emerso che nove partecipanti allo studio - cinque dall’Illinois e quattro rispettivamente da Massachusetts, Mississippi, Pennsylvania e Wisconsin - sono stati infettati prima di qualsiasi caso di Covid-19 mai segnalato in quegli Stati. «Uno dei contagiati dell’Illinois sarebbe stato infettato nel giorno della vigilia di Natale», ha affermato Keri Althoff, professore associato presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e autore principale dello studio.

 

Va detto che può essere difficile distinguere gli anticorpi che neutralizzano il SARS-CoV-2, cioè il virus che causa il Covid-19, da quelli che combattono altri coronavirus, compresi alcuni che causano il comune raffreddore. Ma i ricercatori hanno utilizzato più tipi di test per ridurre al minimo i risultati falsi positivi, anche se alcuni esperti affermano che è possibile che i contagiati del 2019 fossero stati infettati da altri tipi di coronavirus e non dal ceppo pandemico. «Anche se è del tutto plausibile che il virus sia stato introdotto negli Stati Uniti molto prima di quanto si pensi, non ci sono prove abbastanza forti», ha affermato William Hanage, un ricercatore di Harvard esperto in dinamiche di malattia. I ricercatori del NIH dovranno ora approfondire gli spostamenti dei partecipanti allo studio, per capire se qualcuno avesse viaggiato fuori dagli Stati Uniti prima della presunta infezione. I nove, comunque, non vivevano a New York o nei pressi di Seattle, dove si è concentrata la prima ondata di casi negli Usa. «La domanda è come e dove il virus abbia iniziato a germogliare - ha detto Althoff - il nuovo studio indica che probabilmente è stato seminato in più luoghi nel Paese».

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Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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