«Per il vaccino ai 12-15enni entro lunedì la risposta. Variante indiana? In Italia è sotto 1%». Il virologo Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa, fa il punto della situazione sulla campagna vaccinale anti Covid nel nostro paese e, in generale, sull'andamento della pandemia. Palù, ospite a “Covid19 Domande e Risposte”, lo speciale curato e condotto da Gerardo D’Amico” su RaiNews24, ha detto: «Noi abbiamo distanziato la seconda dose in base alla risposta clinica e immunitaria».
La variante indiana
«In Gb - evidenzia Palù - non è che sia ancora dominante la variante indiana. Il virus evolve. Gli inglesi sono più attenti e se ne accorgono rapidamente. Questa variante è ancora più attrezzata per contagiosità e quindi si diffonde, per il momento sono solo cluster. E in Gb ci sono molti indiani». È vero che gli inglesi sono stati apripista sul distanziamento delle dosi, ma i dati sono stati positivi, ribadisce l'esperto. «Gli inglesi hanno una mentalità molto pragmatica», ha osservato il virologo: «Erano peggio di noi come curva epidemica, non avevano scorte di vaccini all'inizio e si sono inventati una sperimentazione sul campo. È sul campo dove vacciniamo massivamente la popolazione che impariamo il resto, cioè se si può allungare la distanza fra dosi. E gli inglesi hanno dimostrato che, anche allungando a 12 settimane, si poteva avere una riposta importante e che con il vaccino adenovirale più si attendeva e più la risposta anticorpale aumentava».
Vaccino 12-15 enni
«Credo che al massimo lunedì l' Aifa si esprimerà con i suoi organi dopo l'ok Ema», sul vaccino ai 12-15 enni, ha precisato Palù. «In questo caso non c'è una indicazione per l'età perchè è già racchiusa nella raccomandazione dell'Ema. L' Aifa, nel nome del suo direttore generale che si consulta con la commissione tecnica scientifica, normalmente dopo la discussione dà il via libera. È una questione di ore o di giorni. Oggi siamo a sabato e credo al massimo lunedì».
Il monitoraggio
«Il coronavirus Sars-CoV-2 si evolve». Nel Regno Unito «sono più attenti e se ne accorgono rapidamente: sequenziano il 50% degli isolati virali, noi meno dell'1%. Palù ha fatto dunque notare l'importanza di monitorare il virus, e il gap che separa Italia e Paesi molto più attivi nella sorveglianza e nella genotipizzazione, come la Gran Bretagna.