Roma, focolai Covid e variante “azzurra”: positivi in aumento nel Lazio. L'Oms: «Pagheremo caro quei festeggiamenti»

Venerdì 16 Luglio 2021 di Alberto Gentili
Roma, focolai Covid e variante "azzurra": positivi in aumento nel Lazio. L'Oms: «Questi festeggiamenti li pagheremo caro»

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e numerosi virologi l’avevano detto subito: «Questi festeggiamenti li pagheremo caro». E purtroppo così sarà. Gli assembramenti senza mascherina, le feste in piazza, nei locali, nelle strade di Roma e di tutte le città italiane l’11 luglio per la vittoria da parte della Nazionale di calcio degli europei, hanno innescato un aumento dei contagi.

Nel Lazio e a Roma i nuovi positivi sono in aumento rispetto alle scorse settimane: nelle ultime 24 ore si sono registrati 353 nuovi casi, con un aumento di 145 positivi. E non è finita qui. Secondo l’assessore alla Sanità della Regione, Alessio D’Amato, i numeri sono destinati a risalire a causa della variante Delta e a causa, appunto, anche dei festeggiamenti per il trionfo dell’Italia a Euro2020: «Ci dobbiamo abituare all’idea che probabilmente nelle prossime settimane avremo un aumento dei casi e avremo anche delle reazioni ai grandi festeggiamenti della straordinaria vittoria dell’Italia calcistica, che probabilmente pagheremo».

 

Covid Lazio, la variante Delta e i focolai

Non si può parlare però parlare di “variante azzurra”: i contagi avvengono in base a quella Delta o al ceppo originario del Covid.

Ciò è dimostrato dal focolaio esploso nel quartiere romano di Monteverde, colpito negli ultimi giorni da un incremento considerevole del numero di positivi. Tutto è iniziato a causa di un focolaio in pub per la sfida degli Europei tra Italia e Belgio: dopo la partita, erano risultati contagiati 16 ragazzi. Oggi, dopo due settimane (i tempi di incubazione del virus), i casi confermati dalla Asl Roma 3 sono saliti a 91, tra questi anche molti minorenni.

Al momento le Regioni che rischierebbero maggiori restrizioni sono cinque: Sardegna (33 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti), Sicilia (32), Veneto (27), Lazio (24), Campania (22). L’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità rileva che «il quadro generale della trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2 torna a peggiorare nel Paese con quasi tutte le Regioni e province autonome classificate a rischio epidemico moderato». A rischio basso ci sono solo Valle d’Aosta e provincia di Trento. I casi, spinti dalla variante Delta, sono in costante crescita, non è improbabile dunque che si superi la soglia di sicurezza per rimanere in zona bianca che attualmente è di 50 nuovi positivi a settimana ogni 100 mila abitanti.

 

Con il passaggio al “giallo”, le Regioni vedrebbero nuovamente limitate alcune libertà. L’obbligo della mascherina all’aperto, innanzitutto. Tornerebbe poi il limite di quattro posti a tavolo al ristorante, sia all’aperto che al chiuso. In zona bianca non vi è alcun limite al numero di posti per ogni tavolo all’aperto, mentre è di sei posti al chiuso. A partire dallo scorso 26 aprile sono consentiti gli spostamenti tra Regioni e Province Autonome diverse purché queste siano in zona gialla o bianca, ma gli spostamenti da una Regione in zona gialla a una arancione/rossa dovranno essere ancora giustificati da autocertificazione, o possono avvenire se si è in possesso del Green Pass.

Per gli spostamenti in macchina - regola che dovrebbe valere anche per la zona bianca - è possibile viaggiare anche con persone non conviventi, purché ci sia solo il guidatore nella parte anteriore della macchina e massimo due passeggeri sui sedili posteriori: tutti all’interno dell’abitacolo hanno l’obbligo di indossare la mascherina. Anche in zona gialla, salvo ripensamenti, non è previsto il coprifuoco.

L’ipotesi non piace a molti governatori regionali. Da qui la richiesta da più parti di rivedere i parametri, legando i cambi di colore non solo all’incidenza (numero positivi ogni centomila abitanti) ma anche ai carichi ospedalieri, sulla base dell’effetto vaccini, che dovrebbe impedire ai ricoveri di impennarsi parallelamente ai casi: anche una Regione che superi i 50 casi per centomila può rimanere in giallo, se ha un tasso di occupazione inferiore al 20% delle terapie intensive e del 30% dei ricoveri. «Il criterio prominente deve essere quello della pressione ospedaliera», ha dichiarato il governatore della Liguria Giovanni Toti, «noi possiamo limitare le libertà dei cittadini, di impresa, di spostamento, di socialità sulla base del confronto con un altro diritto, quello alla salute: nel momento in cui gli ospedali sono vuoti e il diritto alla salute è garantito, ogni azione di limitazione delle libertà sarebbe francamente arbitrario e pretestuoso».

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 In attesa che la cabina di regia del governo a inizio settimana valuti il cambio dei parametri, le due Regioni più a rischio provano a correre ai ripari, nel tentativo di bloccare la circolazione del virus. La Sicilia ha disposto il tampone obbligatorio per chi arriva da Malta, Spagna, Portogallo e altri Paesi extraeuropei dove si registra un forte aumento di contagi. La Sardegna presto dovrebbe ripristinare i test anti-Covid per l’ingresso nell’isola per tutti.

Un altra strada che si sta valutando di percorrere è quella della quarantena obbligatoria. «Stiamo monitorando e stiamo valutando», ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, «per l’Inghilterra avevamo introdotto la quarantena qualche settimana fa, vediamo quale sarà la situazione nei prossimi giorni. Se si renderà necessario prevedere la quarantena per chi arriva da Spagna e Portogallo o da Paesi a rischio, sarà una misura prudenziale che introdurremo. Al momento stando ai dati di oggi non è prevista, ma da qui ai prossimi giorni è una situazione in evoluzione che può essere modificata».

 

Ultimo aggiornamento: 15:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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