Varianti, quante e quali sono? In Italia già 9, ma in Brasile ne hanno isolate 19. Eccole, dall'Alfa alla Zeta

Giovedì 8 Luglio 2021 di Francesco Padoa
Quante sono le varianti? In Italia già nove, ma in Brasile ne hanno isolate 19. Eccole, dall'Alfa alla Zeta

Ogni giorno si scopre qualcosa in più. Ogni giorno ci travolgono notizie di nuove varianti, e di già presenti che si diffondono a macchia d'olio, dilagano, creano ansia e anche psicosi. Ma quante sono le varianti? Impossibile un conto esatto. Qualche settimana fa, in Brasile, fu fatta una prima mappatura realizzata dall'Istituto Butantan che ne evidenziò la circolazione di ben 19 nel solo Stato di San Paolo. In Italia per ora ne sono state rilevate nove mentre nel mondo saranno molte di più. Per esempio nel 2020 in Brasile isolarono la cosidetta Zeta, mentre nello scxorso gennaio nelle Filippine spuntò la Theta. E mentre si cerca di prendere le contromisure alla variante Delta, già si comincia a preoccuparsi della Kappa.

Varianti, nomi e infezioni

Poi sarà la volta di Omicron e poi Sigma: insomma, prima o poi le lettere dell'alfabeto greco finiranno, e quando si arriverà all'Omega, bisognerà inventarsi un altrà denominazione per queste odiate varianti. Già dall'anno scorso Ma c'è, in Italia, chi ne ha scoperta una mai finora registrata, Corradina è chiamata: è stata isolata dal team diretto da Giuseppe Portella, professore ordinario e direttore del laboratorio di virologia del Policlinico Federico II di Napoli. Si chiamano varianti perché modificano la sequenza del genoma, anche la sostituzione di un solo amminoacido, che va a comporre le proteine virali, può influenzare il decorso della malattia e i contagi.

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 «La variante Corradina ha una modifica nel gene ORF3 spiega il virologo -  e la sua osservazione può permettere di migliorare la gestione dell’infezione nei più fragili, che guariscono con difficoltà».

E' stata chiamata così in riferimento a Corrado di Svevia, ultimo discendente di Federico II. Ma il professor Portella ha anche isolato, per la prima volta in Italia, la variante nigeriana, ora definita Eta,  e al momento responsabile dell’1,2% dei contagi.

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Ricapitolando, siamo partiti da Alfa, poi Beta, Gamma, Delta: delle lettere dell'alfabeto greco che designano le più diffuse tra le varianti del virus SarsCoV2 in circolazione nel mondo, nove sono state segnalate anche in Italia. Lo indica la banca internazionale Gisaid, nella quale vengono depositate le sequenze genetiche ottenute nei Paesi di tutto il mondo. I dati che pubblica non costituiscono un ritratto della situazione nei diversi Paesi, ma si riferiscono esclusivamente alla quantità delle sequenze depositate. Attualmente la variante Alfa (B.1.1.7) , identificata nell'ottobre 2020 in Gran Bretagna, è ancora la più comune in Italia anche se nell'arco di una manciata di giorni è scesa dal 53,5% al 44,3% del totale delle sequenze depositate. È tenuta sotto controllo la sua versione portatrice della mutazione E484K, la cui diffusione è in aumento.

 

La seconda variante per diffusione è la Delta, indicata con la sigla B.1.617.2 e identificata in India, si è rapidamente diffusa in un centinaio di Paesi grazie alla grande efficienza con cui si trasmette, stimata fra il 50% e il 60% superiore rispetto alla variante Alfa. È una sorvegliata speciale anche in Italia, dove rappresenta il 27,2% delle sequenze depositate. Sia l'Alfa sia la Delta sono delle cosiddette Voc (Variants of concern), ossia varianti che destano preoccupazione e sono seguite con attenzione in tutto il mondo. È una Voc e circola in Italia anche la variante Gamma, indicata con la sigla P.1 e identificata all'inizio del 2021 in Giappone e poi in Brasile. Negli ultimi giorni le sequenze depositate dal nostro Paese sono diminuita dal 7,3% al 4,3%. È presenta in Italia anche la variante Beta (B.1.351), identificata in Sudafrica e in grado di diffondersi con un'efficienza maggiore del 50% rispetto al virus originario e soprattutto tra i giovani.

Da circa un mese nessuna sequenza è stata depositata dal nostro Paese. Sono classificate come varianti allo studio, ossia come Vui (Variants under investigation) le altre cinque segnalate in Italia. Tra queste, l'unica di cui sono state depositate recentemente delle sequenze è la Eta (B.1.525), identificata la prima volta in Nigeria e che corrisponde all'1,5% delle sequenze depositate dall'Italia. Corrispondono allo 0,4% le sequenze depositate della variante Lambda (C 37), identificata in Perù. Le altre varianti, delle quali si sono avute segnalazioni in Italia nelle scorse settimane, ma con nessuna sequenza genetica recente, sono la Epsilon, indicata con le sigle B.1.429 e B.1.427, identificata in California; la Iota (B.1.526) identificata a New York e la Kappa (B.1.617.1) e identificata in India.

La stima sulla prevalenza delle varianti di SARS-CoV-2, riportata nell' indagine di prevalenza condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, mostra che, in Italia, al 22 giugno 2021, c'è una prevalenza della cosiddetta variante Alfa (B.1.1.7) è pari al 57,8%, in calo rispetto all’88,1% del 18 maggio, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 16,7% e il 100%; la variante Gamma (P.1) ha una prevalenza pari a 11,8% (con un range tra 0 e 37,5%, mentre nella precedente survay era al 7,3%); la variante Delta (B.1.167.2) ha una prevalenza pari al 22,7% ed è stata identificata in 16 Regioni/PA, con un range tra lo 0 e il 70,6%.

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 22:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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