Vaccino Curevac: scheda, quando arriva in Italia, cosa sappiamo e chi lo produce

Venerdì 23 Aprile 2021 di Mario Ajello
Vaccino Curevac, scheda, quando arriva e cosa sappiamo: in Italia a maggio

Sta arrivano Curevac. Da Tubinga (Germania). È un vaccino tedesco a mRNA.

Prevede sempre due dosi e può essere conservato alla normale temperatura da frigorifero. È all’esame Ema. Lo giudicano per lo più di facile circolazione, nel senso che non ha bisogno di particolare strumentazione del freddo, e di buona efficacia perché capace di aggiornarsi rapidamente rispetto alle nuove varianti di virus che possono emergere. Non ci dovrebbe far penare.

Ursula Von der Leyen: «Il 70% degli adulti Ue vaccinati a luglio. Pfizer, accordo per 1,8 miliardi di dosi»

«Sul Curevac siamo a buon punto, per non dire ottimo. Pensiamo da qui a un mese, a fine maggio, di vederlo registrato in Europa e appena lo studio sarà concluso verrà rapidamente distribuito». Lo dice Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Rispetto invece al vaccino russo Sputnik, Magrini ha indicato un possibile via libera a giugno: «Io sono felice che ci sia un vaccino in più da valutare, Sputnik - ha sottolineato - ha in corso la cosiddetta rolling review. È stata posposta su loro richiesta la valutazione della qualità manufatturiera per fine maggio, primi di giugno. È una valutazione che è solo all’inizio, è verosimile che in giugno il dossier sia completo e sia valutabile da parte dell’Ema». 

E ancora su Curevac, ecco Guido Forni, immunologo e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Guarda anche lui con speranza all’arrivo di questo vaccino europeo a mRna: «Astrazeneca ci ha fatto penare, può darsi che in futuro l’Ue privilegi altri vaccini ma oggi non bisogna avere paura e vaccinarsi. Curevac è di prossima approvazione. Se arrivasse nel giro di poche settimane e funzionasse un vaccino europeo a mRna sarebbe fantastico, sarebbe la soluzione. È una ditta tedesca finanziata dall’Europa che ha una tecnologia più avanzata rispetto a Pfizer e Moderna, il vaccino si può conservare a temperatura ambiente e non dovrebbe avere effetti collaterali.

L’Ue ha prenotato 450 milioni di dosi. Se tutto va bene questo vaccino sarà la rivoluzione dei vaccini. Dovremmo essere nelle fasi conclusive, poi servirà qualche settimana per l’approvazione dell’Ema e allora comincerà la produzione».
Curevac sarebbe il terzo prodotto che utilizza l’Rna messaggero per iniettare l’informazione sulla glicoproteina spike nelle nostre cellule, evitando la tecnica del vettore virale su cui si basano i preparati di Janssen, AstraZeneca, Sputnik e anche l’italiano ReiThera, che non arriverà comunque prima del 2022.

La rolling review dell’Ema è iniziata a febbraio, la fase di trial clinico finale è dunque in fase avanzata. Spiega Franz-Werner Hass, amministratore delegato di Curevac: «Prevediamo di produrne fino a 300 milioni di dosi entro l’anno e un miliardo di dosi nel 2022». Questo siero appartiene a quella categoria di vaccini di nuova generazione che sembrerebbe dare ancora meno problemi rispetto a quelli a vettore virale e che sono inoltre di più rapido aggiornamento in caso di varianti e richiami annuali. L’azienda aggiunge inoltre di non utilizzare mRna modificato chimicamente, che significa dosaggio inferiore e conservazione per tre mesi a 5 gradi centigradi. Insomma, il meglio della tecnologia moderna con i punti forti (versatilità e catena del freddo standard) dei vecchi.

Crisanti: «Coppia turisti cinesi è il paziente zero di Vo' Euganeo»

La fornitura per l’Italia, nell’ambito dell’accordo europeo, dovrebbe essere da 30 milioni di dosi. Il piano vaccinale ne prevedrebbe 7,3 milioni già entro giugno. Entro settembre dovranno comunque essere circa 14 milioni. I restanti 16 potranno essere consegnati fra l’autunno e l’inverno 2022. Non è solo un problema di sviluppo e test ma anche e soprattutto di materiali, attrezzature, approvvigionamenti in un mondo che sul punto è un fuoco incrociato di divieti di esportazione, enormi richieste e problemi logistici.

CVnCoV - questa la sigla in codice del siero Curavec -  funziona grazie all’Rna messaggero, la tecnica messa a punto dello scorso ventennio dalla biochimica ungherese Katalin Karikó: una porzione di materiale genetico contiene le istruzioni per stimolare la produzione della proteina spike del virus, quella utilizzata dall’agente patogeno per legarsi alle cellule umane, attraverso la quale produrre anticorpi e predisporre una memoria immunitaria utile all’eventuale incontro con Sars-CoV-2. 

Non abbiamo ancora dati sull’efficacia di CureVac, perché la sperimentazione si sta concludendo e i dati saranno diffusi nelle prossime settimane. Il gruppo ha stretto accordi per la produzione con i colossi Bayer e GlaxoSmithKline ma anche con diverse altre aziende e i principali beneficiari dovrebbero essere i paesi europei, anche per il ruolo del governo tedesco (252 milioni di euro) nello sviluppo, così come quello della Commissione europea. 
Il vaccino CureVac avrà bisogno, con ogni probabilità, di due dosi a distanza di quattro settimane l’una dall’altra, sempre intramuscolo.

Un aspetto interessante è che lo scorso anno l’amministrazione Trump tentò di convincere il gruppo di Tubinga a spostare la sua ricerca negli Stati Uniti. Evidentemente convinto dall’utilizzo della tecnologia mRna, sulla cui produzione gli Usa sono al vertice mondiale, anche se sotto a Pfizer c’è comunque la tedesca Biontech. La fase tre delle sperimentazioni si basa su 36.500 volontari tedeschi ed è partita lo scorso dicembre. L’arrivo in Italia di Curevac il mese prossimo è molto atteso. Un’arma in più contro il Covid è una speranza in più che la guerra finisca il prima possibile.  

Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci