Vaccino agli adolescenti, il pediatra Moretti: «Immunizzarli, così la scuola tornerà in sicurezza»

Mercoledì 12 Maggio 2021 di Carla Massi
Vaccino agli adolescenti, il pediatra Moretti: «Immunizzarli, così la scuola tornerà in sicurezza»

Potrebbe iniziare a giugno la campagna vaccinale per gli adolescenti. I ragazzi che hanno tra i 12 e i 16 anni. Nell'ipotesi peggiore si comincerà a settembre. Oggi non è prevista la somministrazione agli under 16.
In Israele, già dall'inizio dell'anno, vengono protetti i giovani tra i sedici e i diciotto per permettere la ripresa regolare dell'anno scolastico. Negli Stati Uniti, entro la prossima settimana, si apriranno le porte degli ambulatori per i minori fino a dodici anni. Via libera al Pfizer che ha pubblicato la sperimentazione sui più giovani. È stata rilevata una buona risposta immunitaria già dodici giorni dopo l'iniezione.
«Il vaccino è efficace in quella fascia di età quanto lo è negli adulti. È una delle chiavi per riaprire in sicurezza le scuole, aumentare il livello di immunità di gregge e ridurre il numero sia di ricoveri che di decessi» commenta Corrado Moretti primario emerito di Pediatria a La Sapienza di Roma e presidente della Union of European Neonatal and Perinatal Societies.

La vaccinazione dei ragazzi fino ai 12 anni permetterà la riapertura delle scuole superiori in sicurezza?
«Sì, certo.

Sappiamo che i ragazzi si ammalano in forma lieve ma possono comunque contagiare. Sia a casa che fuori. Proteggendo anche loro si interrompe una possibile catena di infezioni».

Potremmo ipotizzare la didattica a distanza solo in casi eccezionali, dunque?
«Una volta immunizzati i ragazzi è sicuramente ipotizzabile pensare alle classi come erano fino ai primi mesi del 2020. Si dovranno comunque mantenere le regole per assicurare la sicurezza e monitorare sempre le condizioni di salute degli studenti».

Basterà proteggere loro per arrivare all'immunità di gregge?
«Non escludo che questo ulteriore passo ci porti ad avere una situazione stabile. Ci permetta di riaprire con tranquillità, oltre le scuole, tutti quei luoghi dove si possono incontrare i più giovani. Potremo permettere ai ragazzi di prendere un autobus e tornare a casa senza pericoli».

Quindi verranno vaccinati i ragazzi soprattutto per tutelare il resto della popolazione?
«Parliamo di un aspetto molto importante della lotta al virus. Il loro contagio, in molte situazioni, ha scatenato piccoli focolai familiari con conseguenze molto gravi nei più anziani. Lo abbiamo visto».

Per i minori ci vuole l'autorizzazione dei genitori, crede che si possa incontrare resistenza?
«Se spieghiamo bene il perché di queste vaccinazioni credo che si abbasserà il livello della resistenza».

Lei, oltre i più piccoli, visita anche gli adolescenti. Le hanno chiesto di essere vaccinati?
«Sì, lo chiedono perché vogliono tornare a vivere. Ma bisognerà spiegare bene che cosa vuol dire aggiungere anche questa fetta alla popolazione da vaccinare».

Si passerà poi ai bambini?
«Sono iniziate le sperimentazioni nella fascia tra i sei e i dodici anni. Ma potrebbe essere rivisto il dosaggio».

I ragazzi che hanno avuto il Covid come stanno? Hanno gli stessi problemi degli adulti?
«Per gli adolescenti non esiste il long-Covid. Uno studio avviato dal Reparto di emergenza pediatrica del Policlinico Umberto I diretto dal professor Fabio Midulla sta dimostrando che la maggioranza dei ragazzi non presenta danni da post infezione ma un venti per cento presenta problemi psicologici».

Continuerà lo studio?
«Andremo avanti monitorando gli ex pazienti bambini e adolescenti. Come Fondazione Sapienza abbiamo donato attrezzature per avviare la ricerca e proseguire. Le famiglie che hanno avuto un minore colpito dall'infezione e vogliono che venga monitorato possono telefonare allo 06 49979283 dalle 11,30 alle 12,30».
 

 

Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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