Vaccini, da Pfizer ad AstraZeneca a Moderna: pro e contro dei medicinali in uso in Italia

Lunedì 12 Aprile 2021 di Cristiana Mangani
Vaccini, da Pfizer ad AstraZeneca a Moderna: pro e contro di quelli in uso in Italia

Tempi di somministrazione, effetti collaterali, quantità di dosi in arrivo in Italia: la campagna vaccinale nel nostro paese va avanti, seppure tra ritardi nelle consegne e polemiche. Tante le domande su come i vaccini in distribuzione agiscano sul nostro organismo, soprattutto dopo le contraddizioni e la comunicazione confusa su AstraZeneca.

Negli ultimi giorni sono state parecchie le disdette per quanto riguarda il siero anglo-svedese. Anche se gli esperti consigliano vivamente di continuare a usarlo.

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Sono 4 i vaccini anti-Covid disponibili in Italia, al momento: Pfizer-Biontech, quello dell'azienda statunitense Moderna, AstraZeneca Vaxzevria e quello di Johnson & Johnson che arriverà intorno al 19 aprile. Mentre un milione e 316 mila dosi di Pfizer è in arrivo già da oggi. 

PFIZER-BIONTECH (COMIRNATY), è il primo che è stato inoculato in Italia durante il Vax day partito il 27 dicembre 2020. Destinato in via prioritaria agli operatori sanitari di ospedali e residenze sanitarie per anziani e agli ultra 80enni. È il primo al mondo a essere stato realizzato con una tecnica completamente innovativa, quella dell’Rna (Acido ribonucleico) che rappresenta il messaggero molecolare che contiene le istruzioni per costruire le proteine del virus. Il codice genetico correlato alla produzione della proteina Spike, che serve al virus Sars-CoV-2 per agganciarsi alla cellula umana, viene fatto penetrare all’interno della stessa cellula «a bordo» di un involucro che una volta compiuta la sua missione viene eliminato. In questo modo il sistema immunitario riceve le informazioni per intercettare il virus che contagia l’individuo e neutralizzarlo. Somministrato con due dosi intervallate da tre settimane, ha un’efficacia di oltre il 90%. Conservazione a -70 gradi. Indicazioni, dai 16 anni in su.

MODERNA è arrivato a inizio gennaio, basato sulla stessa tecnologia di Pfizer-BioNTech. Ha un’efficacia del 95%, significa che in 95 individui su 100 è capace di evitare la malattia o i sintomi gravi. L’Italia ne sta ricevendo quantitativi ridotti in quanto la maggior parte delle dosi sono state destinate agli Stati Uniti, dove Moderna ha sede e stabilimenti. Il vaccino è registrato sopra i 18 anni di età. Modalità di somministrazione, 2 dosi intervallate da 4 settimane. Conservazione a -20 gradi. Secondo i più recenti dati pubblicati sul New England Journal of Medicine, gli anticorpi indotti persistono 6 mesi dopo la seconda dose.

 

ASTRAZENECA, doveva essere la prima azienda mondiale a tagliare il traguardo con il suo anti-Covid, ma una serie di imprevisti ne hanno ritardato l’arrivo a fine gennaio, dopo i due precedenti. Il preparato, messo a punto dallo Jenner Institute di Oxford e dall’Irbm di Pomezia è basato sul vettore virale, cioè utilizza un virus (dello scimpanzé), innocuo per l’uomo, che funge da navicella per trasportare nelle cellule umane il codice genetico delle proteine del virus contro le quali si vuole innescare la produzione di anticorpi. L’obiettivo è la proteina Spike. L’efficacia è del 62%, ma col passare dei giorni dopo la prima dose aumenta fino a raggiungere l’80% entro la 12ma settimana, quando viene somministrato il richiamo. L’Italia ha posto il limite dei 60 anni su indicazione dell'Ema, in quanto le prove di efficacia sono più solide in questa fascia di popolazione. Si conserva a 2-8 gradi ed è quindi molto più maneggevole.

JOHNSON & JOHNSON, come AstraZeneca è un vaccino a vettore virale. Ha il grande vantaggio di essere monodose e dunque non necessita di un richiamo. Si conserva in frigorifero tra 2-8 gradi, efficacia 72-86%. L’inoculo viene trasportato nell’organismo da un adenovirus reso innocuo. Arriverà in Italia intorno al 19 aprile.

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Sono comunque molti altri quelli allo studio o in fase avanzata di sperimentazione, come l'italiano ReiThera che potrebbe essere a disposizione dall'autunno. Due ulteriori vaccini aspettano il via libera dall'Agenzia europea dei medicinali (Ema), e sono Curevac e Novavax. Anche il russo Sputnik è attualmente all'esame dell'Ema. Diverse le piattaforme tecnologiche utilizzate dai differenti vaccini: la più innovativa è quella a mRNA messaggero, mentre altri utilizzano vettori virali. E proprio quest'ultima tecnologia è al centro delle polemiche, come nel caso di AstraZeneca, perché viene ipotizzato che il vettore virale possa essere alla base, in soggetti predisposti, della reazione autoimmune che porterebbe ai rari eventi trombotici segnalati.

CUREVAC, è un vaccino tedesco anch'esso a mRNA. Prevede sempre due dosi e può essere conservato alla normale temperatura da frigorifero. È all'esame dell'Ema.

NOVAVAX, è un vaccino americano a base proteica contenente minuscole particelle ottenute da una versione di laboratorio della proteina spike. Contiene anche un «adiuvante», una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario riconoscerà le particelle proteiche come estranee e risponderà producendo gli anticorpi. Prevede due dosi. È all'esame Ema.

SPUTNIK - E' disegnato in modo «originale»: le due dosi, 21 giorni tra la prima e il richiamo, vengono veicolate da due diversi adenovirus (Ad26 e Ad5) che trasportano la proteina Spike e vengono iniettati separatamente: Af26 è usato per la prima dose e Ad5 per il richiamo. Il meccanismo di funzionamento è tipico dei vaccini vettoriali: indurre la protezione di Spike nelle cellule dell’ospite per stimolare la risposta immunitaria. Efficacia 91,6%, viene prodotto con formulazione congelata (-18 gradi) e liofilizzata (2-8 gradi). Approvato solo dalle autorità regolatorie russe, contatti preliminari con Ema.

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 21:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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