Gli over 60 e le persone vulnerabili potranno ricevere la quarta dose di vaccino per proteggersi dal rischio di ammalarsi di covid in maniera grave.
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LA PROFILASSI
«L’obiettivo di questa profilassi - spiega Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive dell’università di Pisa - è di proteggere le persone nei confronti della malattia grave. In ogni caso, consigliamo di continuare a seguire la regole di precauzione, che restano comunque valide. Vista l’alta circolazione virale di omicron, nonostante il periodo estivo, le possibilità di reinfettarsi sono alte». Secondo uno studio condotto in Israele, l’efficacia del vaccino, dai 7 ai 30 giorni dopo la quarta dose, è stimata del 45 per cento contro l’infezione e del 55 contro l’infezione sintomatica.
Il 68 per cento contro l’ospedalizzazione, il 62 per cento contro la malattia grave; contro la morte da covid la protezione è del 74 per cento. «I dati dimostrano che in una popolazione vasta di ultra sessantenni - spiega Massimo Galli, professore di malattie infettive fuori ruolo dell’Università di Milano - fare la quarta dose serve a ridurre i rischi nei confronti di una variante che all’epoca era prevalentemente omicron 1, con ampi spazi già di omicron 2, e che oggi è prevalentemente omicron 5. Questo vaccino - esemplifica Galli - ha un po’ la dimensione dell’eroe di guerra che ha fatto grandi cose, e in questo momento mostra i suoi limiti e i suoi acciacchi come resistenza di prima linea. Ma ci dà in ogni caso una grande capacità di difesa nei confronti della malattia grave. E questo è fondamentale».
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I VACCINI AGGIORNATI
La quarta dose non sostituisce però l’inoculazione che poi verrà estesa a tutta la popolazione intorno a ottobre-novembre. Nella campagna vaccinale autunnale, infatti, verranno utilizzati nuovi vaccini aggiornati che proteggono da omicron 5. A breve potranno essere disponibili due farmaci anticovid bivalenti, sviluppati da Moderna e Pfizer Biontech su due ceppi del sars-cov2, sia il prototipo di Wuhan che quello di Omicron 1.
Un altro vaccino, il Novavax, che si basa sulla proteina S ricombinante, è invece tarato sulla variante sudafricana (beta) e sul virus di Wuhan. «Il nostro auspicio - sottolinea Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma - è che il vaccino di combinazione sarà somministrato con una sola dose, che dovremo fare tutti, nel periodo autunno inverno, e ci potrà proteggere in maniera migliore dalle nuove varianti».
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