Omicron, la corsa dei contagi: ieri 126mila. Il picco in Lombardia

Le Regioni: la crescita non si ferma, a breve supereremo quota 150mila. In due settimane positivi quintuplicati

Venerdì 31 Dicembre 2021 di Mauro Evangelisti
Omicron, la corsa dei contagi: ieri 126mila. Il picco in Lombardia

Alcuni numeri per spiegare quanto sta succedendo: ieri l'Italia ha sfiorato quota 127mila nuovi casi positivi, un test su 10 è risultato positivo (1.150.000 i tamponi), segnale che il virus sta circolando più di quanto riusciamo a intercettare (stabili i decessi, ieri 156); giovedì 16 dicembre i casi furono 26 mila, questo significa che in due settimane sono quintuplicati, ma i posti letto occupati da pazienti Covid hanno avuto un incremento estremamente più contenuto, del 46 per cento; i ricoveri sono 12.092 (ieri +329 unità) di cui 1.226 in terapia intensiva; il 30 dicembre del 2020 erano più del doppio, 26.094 (di cui 2.528 in terapia intensiva) e con l'Italia tutta in zona rossa. Non solo: un anno fa c'erano 16mila casi in più, ma molti più ricoveri di oggi che siamo a 127mila infetti e con il Paese di fatto tutto aperto. Da una parte, la diffusione della Omicron, che ha una velocità supersonica, secondo alcuni studiosi cinque volte superiore della Delta, ormai viene vista come inevitabile. Lo dimostrano le recenti decisioni sull'eliminazione della quarantena per chi ha ricevuto tre dosi di vaccino se entra in contatto con un positivo: la strategia non punta sul rallentamento della corsa del virus, ma sulla vaccinazione e sulla vigilanza della tenuta degli ospedali.

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Il bollettino

L'Emilia-Romagna, ad esempio, nel bollettino quotidiano ha deciso di non partire più con il numero dei nuovi positivi, ma descrivendo la situazione nei reparti. E malgrado abbia già raddoppiato il record di casi giornalieri, l'Emilia-Romagna resta in bianco, segnale che ancora gli ospedali reggono. Lo stesso discorso vale per il Lazio, anche se passerà in giallo. Altro dato importante: su 779.463 attualmente positivi in Italia, solo 12mila sono in ospedale, l'1,5 per cento (l'incidenza tra i non vaccinati è però molto più alta). In sintesi: i vaccini stanno funzionando. Eppure, restano gigantesche i incognite. La corsa dell'epidemia in alcune regioni appare inarrestabile: Lombardia 39.152 casi in un giorno, Toscana 15.830, Piemonte 11.515, Campania 11.492, Veneto 10.376, Emilia-Romagna 7.088 e Lazio 5.843. Non solo: oggi questi numeri sono destinati ad aumentare, il traguardo dei 150mila è vicino. Il problema attuale che sta vivendo il Paese è che stanno diffondendosi in parallelo sia la Delta sia la Omicron, è una sorta di doppia pandemia. Spiega il professor Massimo Andreoni, primario di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata: «Alla lunga una delle due varianti prevarrà sull'altra.

Sarà la Omicron, come abbiamo già visto in Sudafrica. La convivenza sarà momentanea, provvisoria. La mia sensazione che in questi giorni la pandemia sia più da Omicron che da Delta. Poi, certo, se avessimo avuto questi numeri prima dei vaccini la situazione sarebbe stata ingestibile, drammatica». E se ormai appare confermato da numerosi studi e dalla vita reale che la Omicron causa un numero minore di ospedalizzazioni (soprattutto se la popolazione è vaccinata con tre dosi), con 150-200mila casi anche una piccola percentuale travolgerà gli ospedali.

 

La simulazione

Spiega il fisico Corrado Spinella (direttore del Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr): senza le terze dosi tra fine febbraio e inizi marzo si arriverebbe a 50.000 ospedalizzati, a fronte di poco meno di 25.000 nel caso si mantenga l'attuale ritmo giornaliero di richiami somministrati. Si tratta di una proiezione realizzata sulla base delle evoluzioni del calcolo differenziale sviluppato da Spinella e dal team del suo dipartimento, pubblicato su Scientific Reports. «A 5-6 mesi dalla seconda somministrazione, i vaccini riducono la loro efficacia più o meno del 50 per cento - spiega - nel modello che abbiamo sviluppato è possibile stimare l'impatto della perdita di immunizzazione nella popolazione dei vaccinati in funzione della distanza dalla seconda dose.

Abbiamo osservato è che la perdita di efficacia dell'immunizzazione nei vaccinati ha cominciato a manifestare i suoi effetti nella crescita del numero dei contagi a fine ottobre. L'innesco dell'ondata che stiamo sperimentando in questo periodo è pertanto dominato proprio da questo fenomeno che per fortuna è contrastato dal progressivo aumento del numero di somministrazioni delle terze dosi». L'accelerazione della campagna di vaccinazione potrà limitare a un picco di circa un milione e mezzo di persone con virus Sars Cov-2 (tra testati e non, inclusi gli asintomatici) tra febbraio e marzo, ma sarebbero 3,5 milioni senza terze dosi.

Ultimo aggiornamento: 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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