La variante Omicron dilaga in tutta Europa e in Italia la curva dei contagi si mantiene alta, costantemente sopra i centomila casi al giorno. E risultano in aumento anche i ricoveri nei reparti ordinari in un ordine di grandezza nettamente superiore rispetto ai numeri delle terapie intensive. Un effetto che sembra sia conseguente alla minore virulenza di Omicron rispetto a Delta che, tuttora, rappresenta la variante presente nella maggior parte dei pazienti attualmente in gravi condizioni.
L'analisi sui ricoveri, ecco chi entra in ospedale
Secondo i dati emersi dall'analisi sui ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie in Italia, un paziente su tre, sia pur con infezione accertata al virus Sars-Cov-2, viene ospedalizzato per curare tutt'altro: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori. Lo studio ha coinvolto Asst Spedali civili di Brescia, Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari, per un totale di 550 pazienti ricoverati nelle aree Covid delle sei strutture: un campione pari al 4% del totale dei ricoverati negli ospedali italiani. La rilevazione è stata effettuata il 5 gennaio. Dei 550 pazienti monitorati, 363 (il 66%) sono ospedalizzati con diagnosi da infezione polmonare, mentre 187 (il 34%) non manifestano segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare: ovvero sono stati ricoverati non per il virus ma con il virus.
I pazienti Covid
E inoltre, i pazienti ricoverati per Covid sono molto più anziani, con un'età di 69 anni, mentre i contagiati privi di sintomi e ricoverati per altre patologie hanno in media 56 anni. Tra i primi risulta vaccinato con un ciclo completo di tre dosi o con due dosi da meno di 4 mesi solo il 14%, di contro tra gli altri è vaccinato con tre o due dosi da meno di 4 mesi il 27%. In entrambi i gruppi c'è una preponderanza di soggetti non vaccinati o che non hanno ancora fatto la dose booster.