Moderna o Pfizer per la terza dose vaccino? Dose dimezzata, sicurezza, efficacia: domande e risposte

Il parere dei medici: «I due vaccini sono assolutamente intercambiabili»

Venerdì 3 Dicembre 2021 di Graziella Melina
Moderna o Pfizer per la terza dose vaccino? Dose dimezzata, sicurezza, efficacia: domande e risposte

Alle prese ormai con la prenotazione della terza dose anticovid per continuare a proteggersi dal Sars cov 2, per molti resta però un dilemma: il booster è meglio farlo con Moderna o con Pfizer? Secondo gli esperti, in realtà, il problema non sussiste. Tra i due vaccini disponibili non c’è, infatti, alcuna differenza visto che sono entrambi a Rna.

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Moderna o Pfizer per la terza dose del vaccino? 

«I due vaccini sono assolutamente intercambiabili sia per sicurezza che per efficacia - assicura Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma - Al momento non ci sono studi che dimostrino la superiorità dell’uno rispetto all’altro». Sia Pfizer che Moderna, negli studi di fase tre, hanno infatti dimostrato oltre il 90 per cento di efficacia. Nessun tentennamento, quindi, a cambiare tipo di farmaco anticovid per la terza dose. «Le vaccinazioni eterologhe - spiega Cauda - sono state somministrate molte volte per altri tipi di malattia, quindi non ci sono controindicazioni a cambiare vaccino. Se però per motivi di continuità, una persona vuole farsi inoculare lo stesso vaccino a rna della profilassi precedente, va bene comunque. L’importante è che si vaccini».

Il parere

Dello stesso parere Filippo Drago, componente della task force sul Covid della società italiana di Farmacologia e a capo dell’unità operativa di Farmacologia clinica del policlinico di Catania. «Tra Pfizer e Moderna non c’è differenza. La terza dose è stata approvata dall’ente regolatorio europeo - ricorda Drago - senza una indicazione precisa, per cui va bene sia nell’una che nell’altra soluzione. È perfettamente irrilevante». E la scelta non incide nemmeno sui possibili effetti collaterali. «I due vaccini - rimarca Drago - sono sostanzialmente identici per come sono stati formulati, preparati e sviluppati. La biotecnologia è la stessa. Quanto alla tollerabilità, non risulta alcuna segnalazione particolare. Diversa sarebbe stata la questione se avessimo dovuto scegliere tra Astrazeneca o Johnson and Johnson, che sono invece vaccini a vettore virale».

 

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Gli studi

In effetti, alcuni studi hanno dimostrato che alternare vaccini diversi può essere addirittura più vantaggioso. «Si era ipotizzato che i vaccini a vettore virale - ricorda Cauda - potevano stimolare meglio la risposta dell’immunità cellulare, mentre i vaccini a rna, ossia Pfizer e Moderna, potessero meglio stimolare la risposta umorale. Però, questo ha un valore storico, visto che Astrazeneca e Johnson and Johnson di fatto ormai non sono più disponibili». Scegliere Pfizer o Moderna, dunque, è ininfluente. «Il sistema immunitario - precisa Roberto Giacomelli, direttore di Immunologia clinica e reumatologia del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma - reagisce allo stesso modo». Per chi ha completato il ciclo vaccinale con un farmaco anticovid a vettore virale il booster con un vaccino a rna potrebbe addirittura rivelarsi più efficace.

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Eterologa

«Ci sono studi che sembrano indicare che facendo una vaccinazione eterologa, con due vaccini diversi, si ottengono anticorpi più efficienti - assicura Giacomelli - Dunque, non solo non c’è alcun rischio a cambiare tipo di vaccino, ma potrebbe addirittura essere più vantaggioso, perché verosimilmente aumenta lo spettro delle particelle della molecola spike, e si forma una varietà di anticorpi più ampia». Resta ora da capire per quanto tempo il vaccino difende dal sars cov 2. Ma serviranno ancora nuovi studi. «Indipendentemente dalla durata, comunque il rischio di sviluppare una malattia covid 19 grave - assicura Giacomelli - è sempre bassissimo. Quindi, anche se un soggetto ha ricevuto una vaccinazione 9 mesi fa, magari ha un rischio aumentato di infettarsi, però la protezione resta abbondantemente superiore all’85 per cento». E il discorso vale anche per le possibili nuove varianti. «Su omicron dobbiamo aspettare gli studi clinici. A parte la sequenziazione, che dice che questa variante ha molte mutazioni, ne sappiamo ancora veramente poco».

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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