La variante Omicron di Sars Cov-2 è meno “cattiva” rispetto alle altre. In molti casi, specie se ci si vaccina, si riducono di molto le conseguenze gravi della malattia. Ma appena si ha una diagnosi di Covid-19 è già possibile predire quanto sarà complesso il Long Covid, cioè quella sindrome conseguente alla fase acuta, quando poi il test tampone dirà che ci si è negativizzati.
Muore per i postumi del Covid ma si era negativizzato da giorni: Samuele non aveva potuto vaccinarsi
Sono quattro i principali fattori di rischio che sono in grado di anticiparlo: il livello di Rna del coronavirus all’inizio dell’infezione, la presenza di alcuni autoanticorpi (che attaccano, per errore, i tessuti del corpo), la riattivazione del virus di Epstein-Barr (che infetta soprattutto i giovani e che poi diventa dormiente) e il diabete di tipo 2.
La ricerca internazionale che è arrivata a queste conclusioni è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell. «La rilevabilità della maggior parte dei fattori del Long Covid alla diagnosi di Covid-19 sottolinea l'importanza di misurazioni precoci della malattia per comprendere le condizioni croniche emergenti e suggerisce strategie di trattamento», spiegano i ricercatori.
Un recente lavoro pubblicato sul British Medical Journal e realizzato dall’Imperial College di Londra e dall’Università di Cardiff ha sottolineato che le implicazioni della malattia sono «fonte di crescente preoccupazione».
L’affaticamento cronico è il sintomo più frequentemente riportato nei casi di Long Covid. Poi c’è la dispnea, la mancanza di respiro. A seguire, le anomalie cardiovascolari, le encefalopatie, i casi di disturbi post-traumatici da stress, le depressioni, le ansie, i sintomi ossessivo-compulsivi. Sono anche presenti le perdite di gusto e olfatto.