Immunodepressi, chi sono i destinatari della quarta dose di vaccino anti-Covid

Domenica 20 Febbraio 2022
Immodepressione e immunodepresso: che cosa significa e chi sono i destinatari della quarta dose di vaccino anti-Covid

Il via libera dell'Aifa alla quarta dose di vaccino per i "fragili", in particolare gli immunodepressi, interessa una platea di circa 3 milioni di italiani con problemi di salute che potrebbero quindi patire le conseguenze più pesanti di un contagio da Covid

Che cos'è l'immunodepressione?

E' la condizione che si registra quando il sistema immunitario funziona meno del normale o non funziona del tutto. affatto. Si tratta di una condizione che può scatenarsi in base a malattie oppure può essere congenita. 
Per diagnosticarla sono essenziali l'esame obiettivo, l'anamnesi, la conta dei globuli bianchi, la conta dei linfociti T e la conta delle immunoglobuline.

L'immunodepresso è quindi una persona che possiede scarse difese immunitarie oppure che non le possiede affatto e che per questo rischia più facilmente di infettarsi o di ammalarsi di tumori.

Quarta dose

In realtà è improprio parlare di "quarta dose": si tratta di un booster a conclusione del ciclo primario (2 dosi più una aggiuntiva); si useranno vaccini a mRna.

Secondo il ministro Speranza a marzo partirà la quarta dose per gli immunocompromessi (a 120 giorni dalla
precedente), «ma dovremo valutare il richiamo per tutti dopo l'estate. E' da considerare probabile, perché il virus -
ribadisce ancora - non stringe la mano e se ne va per sempre».

La quarta dose di vaccino è già applicata in alcuni Paesi. In Israele viene somministrata a circa 3mila persone al giorno, mentre in Svezia viene consigliata agli ultraottentenni. 

Il vaccino stagionale: la strategia

 

Quarta dose di vaccino anti-Covid

Intanto continua il dibattito sulla reale efficacia e sui rischi del quarto richiamo con gli attuali vaccini. Una revisione degli studi scientifici dell'Ema, «non ha rilevato alcun aumento del rischio di complicanze dopo il vaccino anti Covid a mRna in gravidanza, per aborti spontanei, per nascite pretermine o effetti avversi nei bambini non ancora nati».

Le autorità sanitarie israeliane hanno comunicato che continueranno a somministrare la quarta dose di vaccino (già fatta a oltre mezzo milione di persone) contro il coronavirus anche se gli studi preliminari hanno confermato che l'aumento degli anticorpi non è sufficiente per proteggersi dalla variante Omicron«La crescita dei livelli di anticorpi che vediamo con Moderna e Pfizer è leggermente superiore a quella che abbiamo visto dopo la terza dose di vaccino», dice Gili Regev-Yochay, direttore dell'unità malattie infettive dello Sheba Medical Center di Tel Aviv, che ha condotto la ricerca. «Malgrado la crescita del livello di anticorpi, la quarta dose offre soltanto una difesa parziale contro il virus» - spiega la professoressa- «abbiamo visto molte persone infettate con Omicron dopo la quarta dose. Un pò meno che nel gruppo di controllo, ma sempre tante». Secondo Regev-Yochay, «il vaccino è eccellente contro le varianti alfa e delta, ma non abbastanza per omicron».

 

Dove è partita la somministrazione

In Europa le somministrazioni sono già partite in Spagna, Ungheria (primo paese europeo) e Danimarca. Negli Stati Uniti dagli esperti dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie è stata indicata l’opportunità di un altro booster per chi è immunocompromesso cinque mesi dopo la terza dose. 

 

Il dibattito

Gli esperti si dividono sulla quarta dose di vaccino. «Fare il booster ogni 4 mesi? Io non lo darei così per scontato - ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli -. Solo i tempi di osservazioni e indagini ben condotte ci diranno se ci sarà questa necessità. Semmai il discorso sulla quarta dose potrebbe riguardare i fragili». Negativo il virologo Pregliasco: «Non si può andare avanti a fare dosi. Vedremo intanto i dati di Israele, perché ci sono dubbi che anticipando troppo non ci sia un grande risultato in termini di copertura». Giovanni Maga, direttore istituto genetica molecolare del Cnr, ha spiegato che «è difficile pensare a un sovraccarico del sistema immunitario, ma stimolarlo con lo stesso antigene non credo possa essere la soluzione ottimale anche perché il virus varia».

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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